mercoledì, giugno 08, 2022

IL POMODORO, LO STRAORDINARIO RE DEGLI ORTAGGI, CON L’INGEGNERIA GENETICA POTRÀ ESSERE UTILIZZATO PER COMBATTERE LA MALNUTRIZIONE E LA CARENZA DI VITAMINA D.


Oristano 8 giugno 2022

Cari amici,

Già il suo termine “Pomo d'oro”, datogli inizialmente per il suo colore dorato, quasi pronosticava il suo fulgido avvenire, visto che sarebbe diventato l'imperatore degli orti mondiali! In effetti il pomodoro, per la sua bontà e per le grandi proprietà benefiche, ha scalato le classifiche degli ortaggi “migliori”. Eppure, inizialmente la sua storia fu alquanto tormentata. Originario del Messico e del Perù era apprezzatissimo in patria – dove gli Inca e gli Aztechi lo chiamavano xitomatl (da cui l’inglese tomato), cioè “pianta con frutto globoso, polpa succosa e numerosi semi” e lo consumavano ogni giorno, anche sotto forma di salsa. Il pomodoro giunse in Europa nel 1540 quando il conquistador Hernán Cortés, di ritorno in patria, ne portò alcuni esemplari.

In Europa, però, i pomodori vennero subito guardati con grande sospetto, esattamente come i cugini erba morella (Solanum nigrum) o belladonna (Atropa belladonna), la cui velenosità era già tristemente nota. Ad innamorarsi per primo dei pomodori fu il Re Sole, che a Versailles amava stupire gli amici mostrando quella pianta strana con i fiorellini gialli e le palline giallo-aranciate. Colore che ispirò il padre della botanica italiana, Pietro Andrea Mattioli (1501-1577) a chiamarlo “pomo d’oro”. Inizialmente a questo frutto vennero attribuite proprietà afrodisiache, che ne suggerirono l’impiego in pozioni e filtri magici preparati dagli alchimisti del ’500 e ’600.

In Italia il pomodoro fece la sua comparsa nel 1596, sempre come pianta ornamentale delle dimore del Nord; un ventennio più tardi raggiunse il Meridione, dove il clima favorevole portò frutti più grandi e di colore arancione-rosso. Il colore invitante di questi frutti convinse i poveri contadini meridionali ad iniziare a consumarli e, in poco tempo, un po’ crudi e un po’ cotti, in salsa o fritti, nelle minestre o nelle zuppe, gli Italiani del Sud incominciarono ad assaporare il pomodoro quasi un secolo prima di tutti gli altri popoli Europei!

L’esperienza fatta dagli italiani sul pomodoro contribuì notevolmente a portare questo ortaggio, utilizzato in mille maniere, in tutti i continenti. Per noi oggi, abitanti del mondo nel Terzo Millennio, il pomodoro riveste un’importanza basilare: questo ortaggio è infatti povero di calorie (solo 17 per 100 grammi), adattandosi perciò alle “moderne” diete ipocaloriche, risultando mineralizzante e vitaminizzante, diuretico, digestivo e, soprattutto, gustoso. Ma le sue proprietà benefiche sono ben più ampie. Il pomodoro stimola la diuresi (proprietà diuretica), è rinfrescante e depurativo, alquanto utile ad eliminare le scorie in eccesso. Questa proprietà viene potenziata dalla presenza dello zolfo, per merito delle sue spiccate capacità disintossicanti.

Grazie, poi, alla presenza di acidi organici, il pomodoro stimola la digestione salivare e gastrica: diminuendo il pH dello stomaco; infatti, contribuisce a favorire la digestione (soprattutto degli amidi). Proprio per questo motivo, però, il pomodoro è sconsigliato a chi soffre di irritazione gastrica o bruciore di stomaco. Le fibre (emicellulosa e cellulosa), concentrate nella buccia, stimolano la motilità intestinale, eliminando la stipsi e risvegliando l'intestino pigro. Il pomodoro, è giusto saperlo, è anche ricco di solanina, sostanza naturale tossica che abbonda nei pomodori verdi non completamente maturi: meglio evitare di consumarli troppo verdi, in quanto la solanina è responsabile di mal di testa, dolori addominali e gastrici.

Detto questo, amici, i più recenti studi su questo prezioso ortaggio, hanno fatto una interessante scoperta, che potrà contribuire a combattere la malnutrizione e la carenza di vitamina D nell’organismo. I ricercatori in laboratorio hanno prodotto un pomodoro particolare, 'biofortificato', cioè modificato in modo da accumulare nelle foglie e nei frutti la provitamina D3, il precursore assumibile della vitamina D, essenziale per la salute delle ossa e del sistema immunitario; utile perciò a contrastare meglio le infezioni, i tumori, il Parkinson e le demenze.

L’importante risultato ottenuto dai ricercatori è stato pubblicato sulla rivista Nature Plants ad opera di un gruppo internazionale coordinato dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce (Cnr-Ispa), in collaborazione con il John Innes Centre di Norwich, in Gran Bretagna. Per l'Italia ha partecipato attivamente anche il Centro di ricerca genomica e bioinformatica del Crea.

Questa nuova linea di pomodoro - come ha spiegato Aurelia Scarano del CNR-ISPA - è stata ottenuta grazie alle emergenti tecnologie di editing del genoma, in particolare il sistema Crispr/Cas9, che ha consentito di introdurre in maniera estremamente specifica una piccola modifica nel gene del pomodoro; modifica che ha consentito un importante accumulo di pro-vitamina D3 nei frutti e nelle foglie, senza alterare crescita e produttività della pianta”. "Dai calcoli effettuati - ha precisato ancora la Scarano - risulta che il consumo di un paio di pomodori freschi al giorno di questa nuova linea potrebbe soddisfare in buona parte la dose giornaliera raccomandata di vitamina D”.

I ricercatori hanno inoltre messo in evidenza che il trattamento dei pomodori biofortificati con la luce ultravioletta  è in grado di convertire la provitamina D3 in vitamina D, aprendo nuove prospettive per la produzione di pomodori in grado di fornire direttamente la vitamina attiva. Oltre ai frutti, infatti, si potrebbe usare l'estratto delle foglie trattate con raggi UV per produrre integratori vegani di vitamina D. Se questa strategia di bio-fortificazione dovesse rivelarsi vincente sul mercato, potrebbe essere applicata anche ad altre piante della famiglia delle solanacee, per esempio le patate.

Cari amici, la ricerca sullo straordinario mondo vegetale continua senza sosta, e sono convinto che può riservarci ancora non poche sorprese!

A domani.

Mario

1 commento:

Giovanni ha detto...

E ancora con sta' ingegneria genetica! Il bello di tutto ciò è che i semi mica li puoi recuperare dai frutti o dalla pianta, li devi per forza comprare da quello che vende i semi! Anno nuovo semi nuovi, non come nel passato dai semi che hai conservato l'anno prima! Qui è solo questione di soldi!