venerdì, settembre 25, 2020

LAVORO E SODDISFAZIONE. “QUANDO E QUANTO” IL LAVORO CI RENDE FELICI ED È FONTE DI VERO BENESSERE? SECONDO GLI ESPERTI…

Oristano 25 settembre 2020

Cari amici,

L’uomo per vivere ha necessità d lavorare. Dopo un primo, lontano periodo in cui si nutriva dei prodotti che trovava pronti intorno a lui, l’uomo ha iniziato a trasformare la natura, seminando e allevando bestiame. Lungi da me, oggi, l’idea di ripercorrere il lungo cammino fatto dalla specie umana, ma l’incipit usato mi serve per cercare di chiarire nel modo migliore un concetto che oggi voglio sviluppare con Voi: la soddisfazione o meno che possiamo trovare nel lavoro, ovvero il piacere, la felicità, o l’infelicità che il lavoro che facciamo ci regala ogni giorno.

Lavorare con piena soddisfazione credo sia il sogno di tutti. Vorrei sfatare, però, un luogo comune, ovvero che la vera soddisfazione, sia costituita dalla retribuzione, dagli emolumenti che vengono percepiti. La soddisfazione in realtà è ben altro, essendo costituita da tutta un serie altre condizioni che, sommate insieme, risultano ben più importanti del semplice guadagno economico.

Misurare la soddisfazione del lavoratore è da tempo un argomento sempre più in auge, e i responsabili delle grandi aziende fanno a gara a studiare e scoprire come rendere i propri dipendenti più appagati, soddisfatti, in quanto questa soddisfazione risulta positiva anche per l’azienda: un lavoratore soddisfatto, felice, rende molto di più di un lavoratore infelice e insoddisfatto.

Marco Vulpiani, Life Sciences Sector Leader della Deloitte (la Deloitte offre servizi di Audit & Assurance, Consulting, Financial Advisory, Risk Advisory, Tax e Legal a clienti del mondo pubblico e privato), di recente nel comunicare all’esterno la nascita dell’Individual Well Being Index, l’indice di misurazione del benessere sul lavoro creato da Deloitte, si è così espresso: "abbiamo deciso di effettuare un’analisi quantitativa partendo dall’universo di tutte le possibili determinanti dello stato di soddisfazione della vita indicate nel rapporto BES di Istat; grazie a questo vasto ed eterogeno numero di indicatori - ambientali, sociali, economici - abbiamo sviluppato un modello in grado di misurare il livello di benessere delle persone in generale e nel loro luogo di lavoro, in funzione delle determinanti individuate”. Insomma, un sistema per istruire e convincere le aziende a trovare le giuste soluzioni per rendere soddisfatti i propri dipendenti, cercando di coniugare benessere del lavoratore e produttività.

Il lavoro portato avanti dalla Deloitte è stato recentemente pubblicato dalla rivista scientifica Journal of Governance and Regulation, e pone le basi teoriche per una misura quantitativa di quelle variabili intangibili, quale il benessere e la soddisfazione, con il preciso scopo di individuare quali sono le leve su cui agire per migliorare lo stato di benessere dell’individuo. Sviluppato sulla base di un modello che evidenzia le principali determinanti del benessere, l’Individual Well Being Index è un nuovo strumento che integrerà i servizi di Deloitte già offerti nell’ambito delle risorse umane.

Marco Vulpiani, in chiusura della comunicazione esterna diramata, ha chiarito che “qualunque sia la realtà aziendale in cui viene applicato, i benefici dell’Individual Well Being Index sono riconducibili ad un miglioramento dello stato di benessere dei dipendenti. E se lo stato di benessere dei dipendenti aumenta, di conseguenza migliorerà l’incremento della produttività, la crescita del senso di appartenenza all’azienda, la riduzione del turnover. Tutti elementi che dovrebbero migliorare le performance aziendali".

Amici, migliorare il benessere del lavoratore diventa dunque sempre più importante. Produrre è certamente importante, ma altrettanto lo è la soddisfazione di chi produce. Robert Kennedy, il senatore americano fratello del compianto Presidente degli Stati Uniti John, nel 1968 (anno in cui morì assassinato) ebbe occasione di dire: "Il PIL (Prodotto Interno Lordo) in teoria misura tutto, tranne le cose per cui vale la pena di vivere". Si, amici, in realtà "le cose per cui vale la pena di vivere" sono tante, e non sempre (e solo) legate semplicemente al valore della retribuzione.

È ancora Vulpiani ad affermare che “è necessario allargare l’analisi delle determinanti del benessere lavorativo al di fuori di confini tradizionali e includere fattori intangibili finora considerati solo in parte, come la fruizione di cultura, il contatto con la natura, il senso di sicurezza e altri”.

Cari amici, Che la soddisfazione e la “felicità” del dipendente siano fondamentali non solo per il suo benessere ma anche per il successo di un’azienda è cosa ormai scontata, così come è chiaro che c’è ancora tanto da fare per arrivare all’optimum. Ora l’indice studiato dalla Deloitte fornirà alle aziende una misurazione oggettiva, che permetterà di ottimizzare le risorse disponibili, destinate a creare quel feeling, spesso mancante, tra lavoratore e azienda, favorendo il raggiungimento del comune obiettivo: la soddisfazione, che per il lavoratore si concretizza nel benessere personale e nell’azienda con una reale, maggiore produttività.

A domani.

Mario


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