giovedì, aprile 09, 2015

DONNE E DISCRIMINAZIONE NEL LAVORO. QUANDO LE CAPACITÀ FEMMINILI VENGONO IGNORATE E IL CURRICULUM SPESSO FINISCE NEL CESTINO.



Oristano 9 Aprile 2015
Cari amici,
che le donne per secoli abbiano faticato non poco perché fossero riconosciuti almeno i loro diritti fondamentali è cosa ben nota a tutti. Però, nonostante tutto, la reale e concreta parità di diritti, rispetto agli uomini, stenta ancora ad arrivare, nonostante stiamo percorrendo il Terzo Millennio. Nella mia riflessione di ieri ho parlato delle donne e delle loro capacità creative, riportando della recente e interessante scoperta di “Hybrid”, un protettivo per pietre, frutto della capacità  inventiva delle donne leccesi.
Che una forte “discriminazione” continui ad essere perpetrata nei loro confronti, e che sia difficile da estirpare, lo si rileva non solo quando si mettono in evidenza le note disparità esistenti, sia in politica che nei vertici delle Aziende sia pubbliche che private, ma anche esaminando i  “gradini” occupazionali ben più modesti, come quelli del normale lavoro impiegatizio negli uffici. E’ inutile che si continui a parlare di  “quote rosa”, quando l’uomo risulta assolutamente indisponibile a concedere alle donne la richiesta parità! Per rendersene conto basterebbe dare uno sguardo indiscreto in qualche Ufficio del Personale, quando vengono esaminati i curriculum pervenuti nelle aziende. Sappiate che succedono delle cose veramente curiose!
Se già, per esempio, il cognome appare di marca straniera, a volte la lettura si ferma li e il CV finisce nel cestino. Se per una qualsiasi ragione la lettura dovesse proseguire fino alla data di nascita, se questa, ad esempio, è precedente al 1980 (significherebbe che il richiedente il posto di lavoro ha più di 35 anni), è difficile che la lettura prosegua oltre. Perché, direte Voi, non cerca di approfondire, non si controllano dati importanti come le professionalità, i titoli di studio, le lingue parlate, le esperienze professionali precedenti e così via? Perché l’essere stranieri oppure essere over 35 è già di per se qualcosa che mette fuori gioco il candidato? Pregiudizi, purtroppo, radicati e difficili da eliminare. E non è finita. Guardate cosa succede se il CV pervenuto è quello di una donna.
Se nel paragrafo precedente abbiamo prospettato casi riferibili ad entrambi i sessi, nel caso il CV sia presentato da una donna le cose peggiorano sensibilmente. Un'indagine conoscitiva, condotta dal Movimento Difesa del Cittadino (MDC) e dal Codacons ha messo in luce che il 70% delle donne che avevano presentato domanda di impiego risulta essere stata in qualche modo discriminata; ovviamente solo per il fatto che erano donne, a prescindere dalle capacità e dai titoli posseduti. E questo, cari amici, è solo quello che succede all’inizio, quando si cerca di “varcare la porta” per l’accesso al lavoro.
Una volta che, quasi per miracolo, una donna riesce, faticosamente, a conquistarsi il posto di lavoro e ad entrare in organico, le difficoltà non sono mica finite. La statistica evidenzia in modo impietoso che almeno otto donne su dieci risultano considerate inferiori dei loro colleghi uomini. Insomma la discriminazione di genere sui luoghi di lavoro continua ad essere, in Italia, un fenomeno che continua a pesare non poco. Nell’indagine sopra evidenziata, la quasi totalità dei soggetti intervistati ha confermato che sono gli uomini a occupare i “ruoli di rilevanza” all'interno di Enti, Aziende e Associazioni; inoltre, un soggetto intervistato su tre, ritiene che le donne sono poco rappresentate dappertutto: sia nella sfera politica e istituzionale che in quella lavorativa pubblica e privata di alto livello.
Nel settore industriale, economico e finanziario, addirittura, la discriminazione riesce a toccare punte anche dell'80% della popolazione lavorativa. L'analisi congiunta, per sesso e fasce d'età, mette in luce che la duplice condizione di donna in giovane età è già penalizzante inizialmente per l'accesso nel mondo del lavoro, per poi proseguire nei passi successivi. In particolare l'indagine ha focalizzato quattro aspetti critici: l'accesso al mondo del lavoro, le possibilità di carriera, il differenziale salariale e i livelli contrattuali, ovviamente a parità di mansione e titolo di studio.
Le conclusioni dell’indagine evidenziano che il 65% degli intervistati ritiene che gli aspetti più problematici siano due: il difficile accesso al mercato del lavoro e le successive scarse possibilità di fare carriera; le cause principali di esclusione sono sicuramente la maternità, se non accompagnata da strumenti di tutela idonei, e un'idea ancora troppo stereotipata della donna, legata sopratutto a fattori culturali.
Cari amici, la parità tra i sessi, in presenza degli stessi requisiti di cultura e preparazione, stenta ad arrivare anche nel Terzo Millennio e non si intravvedono a breve possibili spiragli di uguaglianza. Le donne dovranno combattere ancora una lunga battaglia prima che venga loro riconosciuta una parità reale con l’uomo. 
Io, da parte mia, mi sono fatto una convinzione che non credo proprio sia così campata in aria: l’uomo cerca in tutti i modi di emarginare la donna perché sostanzialmente ne ha paura! Paura di che, direte Voi? Paura del suo valore, paura di essere sopravanzato dalla donna, che, se messa sullo stesso gradino, impiegherebbe poco a mettere in evidenza quella marcia in più che Lei sicuramente ha, ma che l’uomo mai le riconoscerà!
Ciao. A domani.
Mario

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