martedì, maggio 17, 2022

LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA IN ATTO, POCO REGOLAMENTATA, NECESSITA DI UN “NEW DEAL DIGITALE”, SULLA FALSARIGA DI QUELLO ROOSVELTIANO DEL 1933.


Oristano 17 maggio 2022

Cari amici,
                  

La grande crisi economico-finanziaria scoppiata in America nel 1929 fu devastante, tanto da costringere l’allora Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt ad avviare un forte intervento di sostegno per metterla sotto controllo. Questo piano di salvataggio, diventato noto con il termine di “New Deal”, comprendeva importanti riforme economiche, strutturate in modo da risollevare gli Stati Uniti dalla grande depressione in cui lo Stato americano era caduto. Il piano funzionò egregiamente (fu operativo dal 1933 al 1937), tanto che l’economia riprese fiato e vigore.

Ho voluto portare a Voi, amici lettori, questo esempio per introdurre la riflessione di oggi, che affronta il tema della travolgente rivoluzione tecnologica in atto. Rivoluzione che, come nel passato prima descritto, ha creato sconvolgimenti tali tanto da ipotizzare un "piano apposito di intervento", in modo da mettere sotto controllo l'attuale stato caotico, prima che crei situazioni di alta pericolosità. Si, amici, quella in atto è una rivoluzione tecnologica senza precedenti, e che sta ponendo il mondo di fronte a drastiche decisioni da prendere.

Due sono le possibili opzioni tra cui scegliere: lasciare che la digitalizzazione cresca in modo incontrollato, con il rischio di distruggere aziende, equilibri politici, fiducia, morale e valori, oppure elaborare, come in passato, un “New Deal Digitale", capace di tenere sotto controllo i pericolosi effetti dirompenti derivanti della rivoluzione tecnologica. Lo scopo che questo piano dovrebbe avere è chiaro: "Regolamentare le nuove tecnologie, in modo che possano favorire e produrre misure di inclusione sociale ed economica, facendo in modo che il benessere generato dalla digitalizzazione possa coinvolga ogni individuo e non solo quelli della classe dominante”.

Ormai la Società ha maturato la consapevolezza che le nuove sfide create dalla digitalizzazione non debbano avvantaggiare solo le potenti lobby dei colossi del web, creando quei tristi monopoli di lontana memoria. L’incontrollabile impatto che la tecnologia digitale sta avendo sull’economia, sulla politica, nella società e nel mondo del lavoro sta creando grossi timori sul futuro degli equilibri del mondo. Appare alquanto difficile, senza precise regole, intravedere un futuro equilibrato, verde, digitale, democratico, in cui l’innovazione sia sinonimo di una reale condivisione e utilizzo del nuovo strumento, tale da offrire più opportunità a tutti, senza creare nuove disuguaglianze.

Scopo dell’ipotizzato “New Deal Digitale” è quello di mettere nero su bianco le regole di utilizzo delle nuove tecnologie, in modo tale da stabilire le nuove misure di inclusione sociale ed economica, affinché il benessere generato dalla digitalizzazione coinvolga ogni individuo e non solo i potenti di turno. Questo nuovo New Deal Digitale non sarebbe altro che la riproposizione in chiave moderna di quel principio antichissimo di equità che affonda le sue radici nella notte dei tempi.

Amici nel millennio che stiamo vivendo la natura del capitalismo è cambiata enormemente. Mentre nel vecchio capitalismo in ogni singolo settore c’era spazio per molti attori, in quello di oggi in ogni settore resta di norma un solo vincitore, che azzera gli altri e prende tutto: basta osservare la travolgente ascesa di Google, Apple, Amazon e Facebook. In pochissimo tempo le aziende digitali sono diventate potentissime. scalzando i campioni del vecchio capitalismo industriale, ovvero le aziende del settore energetico, manifatturiero e finanziario. Aziende diventate più potenti degli stessi Stati.

La prima necessità del New Deal Digitale è dunque quella di velocizzare l’adeguamento delle normative, necessarie a salvaguardare i principi di libero mercato e contenere la nascita di monopoli che inevitabilmente finirebbero per essere nocivi per l’economia e la società. Conseguentemente le sfide che la politica deve affrontare sono titaniche, perché i colossi del Web oggi hanno acquisito un potere straordinariamente forte. Sfide difficili, la cui soluzione passa, comunque, nelle forche caudine di tre problemi importanti e urgenti da risolvere.

Il primo problema è la “Regolamentazione”: ovvero l’emanazione di normative vincolanti per domare lo strapotere dei monopoli digitali e l’enorme concentrazione di mercato, rafforzando le regole di concorrenza e l’antitrust. Il secondo problema è di tipo industriale e legale: bisogna agire coraggiosamente per anticipare i profondi cambiamenti nel mercato del lavoro e fare un’applicazione più rigorosa delle leggi sul lavoro per la gig economy, per fermare la crescente precarizzazione. Il terzo problema è, infine, la sfida democratica: bisogna dare importanza centrale alle questioni relative alle libertà civili, la privacy individuale e il funzionamento stesso delle nostre democrazie, troppo spesso in balia di giganti tecnologici che usano i dati e le informazioni personali per consolidare la loro posizione dominante.

Cari amici, credo che anche Voi siate d’accordo sulla necessità di avere, quanto prima, varato e operativo, questo “New Deal Digitale”, per evitare che in futuro il mondo possa resuscitare certi pericolosi fantasmi del passato come i grandi monopoli, rinati a nuova vita grazie ai colossi del Web.

A domani.

Mario

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