Oristano 27 maggio 2022
Cari amici,
L’incognita se la terra
sarà in grado di sfamare, fin dai prossimi 50 anni, tutti gli abitanti del
pianeta (stimati in circa 11 miliardi di persone) è un dubbio amletico, per cui
gli scienziati si sono già posti un insolito problema: si potrà, magari, coltivare
la Luna, che noi abbiamo già raggiunto? Per alcuni scienziati questo potrebbe
essere presto una realtà. A sostenerlo sono gli scienziati dell'Università
della Florida, che hanno provato a coltivare delle piantine nel suolo lunare. Si,
amici, l’idea è di quelle storiche: tentare di far crescere le piante sul suolo
lunare!
Gli esperimenti portati
avanti dagli scienziati dell’Università della Florida hanno già avuto un esito
positivo, tanto che sono riusciti a far germogliare sul suolo lunare delle piccole piantine.
Il team di scienziati ha usato per l’esperimento una pianta molto nota, la Arabidopsis
thaliana, una parente di alcune varietà di broccoli, pianta che è in
assoluto tra le più studiate al mondo. La Arabidopsis thaliana è stata piantata
nella regolite (sono dei campioni di suolo lunare provenienti dai carotaggi
effettuati nelle missioni Apollo, che risalgono a cinquant’anni fa. È la prima
volta in assoluto che delle piante vengono coltivate nella regolite lunare, un composto
notoriamente povero di nutrienti.
Come ha dichiarato Anna-Lisa
Paul, primo autore di questo studio: “Ogni piantina ha avuto a
disposizione soltanto un grammo di regolite, un po’ d’acqua e una soluzione
nutriente aggiunta su base quotidiana. Dopo due giorni, le piantine hanno
iniziato a germogliare! Non so descrivere quanto fossimo tutti meravigliati”.
Ha poi aggiunto: “Tutte le piantine, quelle cresciute nel suolo lunare e
quelle di controllo poste su un campione del nostro suolo, sembravano identiche, come se non
ci fosse differenza tra il crescere nella regolite o nel nutriente suolo
terrestre”.
Soltanto dopo sei giorni
gli esemplari germogliati nella regolite hanno iniziato a manifestare delle
particolarità: mostravano infatti una crescita più lenta, con foglie e radici
più deboli e qualche segno di pigmentazione rossiccia. A venti giorni dalla
semina, appena prima della fioritura, il team di scienziati ha proceduto al
raccolto delle prime piantine lunari per esaminarle: lo studio dell’RNA ha
evidenziato che effettivamente gli esemplari di Arabidopsis thaliana cresciuti
nella regolite presentavano evidenti segni di stress, simili a quelli che la
pianta esprime in terreni particolarmente aridi sulla Terra.
Come ha spiegato il Prof.
Robert Ferl, docente presso il Dipartimento di Orticoltura dell’Università
della Florida, lo studio della coltivazione sul suolo lunare aveva lo scopo di
accertare se la vegetazione terrestre poteva crescere nella regolite. Studio
certamente alquanto importante, tale da creare i presupposti per un eventuale
futuro umano fuori dalla terra. Grande soddisfazione sull’esito dello studio è
stata espressa anche dalla NASA, che ipotizza che in futuro gli astronauti
possano coltivare piante nutrienti sulla Luna, oltre a prosperare nello spazio –
forse come un’umanità multi-planetaria.
Amici, l’ipotesi di
colonizzare il nostro satellite non è poi così campata in aria. Il professor
John Grant, scienziato specializzato in Scienze del Suolo dell’Università
della Croce del Sud, un ateneo australiano con sedi nel Nuovo Galles del Sud e
nel Queensland, ha pubblicato uno studio che afferma che sulla Luna c'è
ossigeno in quantità tale da poter soddisfare le esigenze di 8 miliardi di
persone per circa 100 mila anni! Lo studio è stato pubblicato su The
Conversation, dove lo scienziato ha spiegato che l’ossigeno si trova
intrappolato nei minerali che compongono la superficie della Luna.
Secondo il professor Grant
se è pur vero che la debole atmosfera lunare è composta principalmente da
idrogeno, argon e neon, sostanze che non possono supportare la vita dei
mammiferi che respirano ossigeno come gli esseri umani, sulla luna l’ossigeno c’è, anche se si trova racchiuso proprio nella regolite lunare, quell’insieme
di polvere e roccia che compone lo strato superficiale del satellite. Su questa
superficie, infatti, sono presenti anche un insieme di minerali come “silice,
alluminio e ossidi di ferro e magnesio", derivati dall’impatto dei
meteoriti, ed è proprio all’interno di questi componenti che si trova
intrappolato l’ossigeno che serve agli esseri viventi per respirare.
Come estrapolare, allora,
l’ossigeno rimasto intrappolato sul suolo lunare? È sempre il professor Grant a
evidenziare che la regolite è composta per il 45% da ossigeno. Per poterlo
estrapolare dalle rocce, dalla ghiaia e dalla polvere, però, è necessaria una
procedura che richiede molta energia, l’elettrolisi. Questo significa che
bisognerà portare sulla Luna degli specifici reattori che dovranno essere
alimentati dall’energia solare o da altre fonti da trovare sul satellite. La società
belga Space Applications Services sta già sviluppando reattori di nuova
generazione che potrebbero permettere l’estrazione dell’ossigeno.
Questi strumenti potrebbero
poi essere testati direttamente sulla Luna nei prossimi anni, in una missione dell’Agenzia
Spaziale Europea (ESA). Sulla Luna c’è una grande abbondanza di ossigeno
che, se si riuscirà a estrarre, potrebbe permettere di respirare all’intera
popolazione umana. Il professor Grant ha calcolato che in ogni metro cubo di
regolite lunare ci sono 630 chilogrammi di ossigeno. La Nasa ha specificato che
ogni persona respira circa 800 grammi al giorno di ossigeno per vivere e,
considerando i soli primi 10 metri di profondità della superficie della Luna, è
quindi possibile stimare una quantità di ossigeno tale da permettere la
respirazione di otto miliardi di persone per 100mila anni.
Amici, che ne dite di un
ipotetico soggiorno in futuro sulla luna, magari in vacanza, seduti in un buon ristorante vegetariano, di fronte ad un piatto di verdure a chilometro zero?
A domani.
Mario
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