Oristano 19 maggio 2022
Cari amici,
Quando il contesto
sociale, sia locale che nazionale e internazionale, subisce traumi importanti e
dolorosi, come la recente pandemia e la guerra in corso alle porte dell’Europa,
molte persone risultano particolarmente colpite da un “Disagio psicologico”
più o meno grave, che rischia di compromettere seriamente la salute e la vita
relazionale. Si, quando viene a mancare la serenità della nostra mente, quando
l’ansia e lo stress si impadroniscono della nostra vita, tutto diventa più
difficile.
Se uno o più fattori
esterni sconvolgono il nostro benessere mentale, rompendo quell’equilibrio che
consente ad ognuno di noi di relazionarci con noi stessi e con resto del mondo,
si insinua nella nostra mente un certo disagio psicologico. Disagio che si
manifesta con situazioni di difficoltà relazionali, con perdita di ottimismo, di
autostima, di fiducia, d’iniziativa, curiosità e buone relazioni; al loro posto
si insediano pericolosi stati d'ansia, il cattivo umore, il pessimismo, l’apatia,
l’insofferenza e una notevole sfiducia nel domani.
In particolare, negli
ultimi due/tre anni, tra cambiamento climatico, pandemia e guerra, l’equilibrio
mentale globale di molte persone è stato messo a dura prova. La “percezione del
rischio”, da parte di ognuno di noi, risulta strettamente legata alla così
detta “Distanza psicologica”. È questa una teoria (Trope e Liberman,
2011) che si riferisce alla percezione soggettiva della distanza tra sé e i
diversi fenomeni o eventi che accadono nel mondo. Liberman e Trope hanno osservato
che la distanza percepita influenza significativamente il valore da
noi attribuito all’evento: quando accade qualcosa vicino a noi, siamo più
coinvolti a livello emotivo, se invece gli eventi sono lontani nel tempo e
nello spazio, il coinvolgimento emotivo risulta nettamente più basso.
In parole povere, la teoria
della distanza psicologica spiega che il soggetto può sentirsi molto coinvolto in
una situazione a livello emotivo (alta vicinanza psicologica), oppure al
contrario vedersi lontano da essa e pertanto non coinvolto emotivamente (bassa vicinanza
psicologica). La distanza psicologica, quindi, rappresenta il grado in cui noi
percepiamo che una certa situazione “ci riguardi” o “ci coinvolga”.
Sempre riferendomi al
tema della riflessione di oggi, c’è anche da aggiungere che quando la
preoccupazione per eventuali eventi dannosi è multipla, ovvero riferita a più
di un evento, il nostro carico emotivo risulta amplificato; facendo un esempio
pratico, se alla preoccupazione per il clima che cambia si aggiunge poi il
Covid, a cui segue lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, indubbiamente
il nostro livello emotivo sale alquanto di tono e di preoccupazione!
Altro problema importante
è riconoscere questo disagio psicologico nella fase iniziale.
Alcuni "segnali deboli" di questo disagio sono: riduzione
dell'interesse per le attività che prima suscitavano entusiasmo e
partecipazione, irrequietezza, comparsa di pensieri negativi sulla programmazione
della vita futura, attenuazione dell’interesse per le relazioni sociali, spesso
motivato da affaticamento e stanchezza. In certi casi possono emergere condotte
compensatorie, come l'aumentato del consumo di alcol, cannabis e altre
sostanze, oppure dallo shopping impulsivo e/o dall'abuso di videogiochi, di
internet e di social network.
Come riuscire, dunque, ad
intervenire quanto prima per mitigare gli effetti di questo pericoloso disturbo
psicologico, che comporta una carica emotiva alquanto alta? Prima che il
disturbo possa sfociare in una preoccupante psicopatologia, è necessario convincere
il soggetto a chiedere l'aiuto di uno specialista, evitando di aspettare a
lungo la remissione spontanea del disturbo, magari appoggiandosi ai consigli di
amici e parenti. Il contesto familiare di supporto, unitamente al medico di
famiglia, possono giocare un ruolo decisivo.
Certamente psicologi e
psicoterapeuti potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione del disagio
psicologico, se solo migliorasse la sensibilità individuale e sociale
all'importanza di questo disturbo come fattore di rischio per il necessario benessere
mentale. Intervenire nella prima fase è molto importante, in quanto il disagio
può essere affrontato più agevolmente e in tempi più brevi, rispetto alla fase
successiva, quella della psicopatologia. Uno sguardo particolare dobbiamo darlo ai giovani, che vivono troppe incertezze legate al loro futuro! Aiutiamoli!
Cari amici, purtroppo,
siamo lontani dal considerare il benessere mentale come una condizione che
necessita di cura e di attenzione quanto e più del nostro corpo. La nostra
mente ha bisogno dello psicologo e/o della psicoterapeuta, come ha bisogno del
medico di famiglia, dell’oculista, del dentista e del cardiologo! Curiamo
quotidianamente la nostra mente, come curiamo il nostro corpo.
A domani.
Mario
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