mercoledì, aprile 01, 2020

NEL TRISTE MOMENTO DELLA PANDEMIA CAUSATA DAL CORONAVIRUS, CHE COSTRINGE TUTTI A CASA, L’ITALIA SCOPRE “LA LENTEZZA DELLA RETE”.


Oristano 1 APRILE 2020

Cari amici,

Il post di oggi, purtroppo, non è un "Pesce d'Aprile"! L’Italia in questo triste periodo della pandemia del Coronavirus imperante ha scoperto non solo di avere una struttura sanitaria carente, deficitaria come personale e mezzi, ma anche una copertura della RETE Internet scarsa e a macchia di leopardo, paragonabile ad una coperta con i buchi, rattoppata e troppo corta! 
Dopo anni di contingentamento delle strutture sanitarie e dei relativi operatori (medici, infermieri, etc.), ci siamo accorti di aver sbagliato tutto! Negli anni siamo riusciti o abbiamo tentato di eliminare tutte le piccole e medio-piccole strutture sanitarie sparse nelle province (ospedali di piccola dimensione), abbiamo lasciato andare in pensione centinaia di migliaia di medici e personale sanitario senza assumerne degli altri in sostituzione, tanto che ora, per far fronte a questa pericolosa pestilenza che ci è piovuta addosso, siamo stati costretti addirittura ad attrezzare tende militari da campo per curare i malati. E non è tutto.
Con la collocazione forzata a casa di centinaia di migliaia di lavoratori e di familiari, il vertiginoso aumento di Internet sta facendo saltare anche l’unica possibilità di contatto possibile tra la gente ferma e inoperosa a casa: l’informazione e la comunicazione. Si amici, la RETE, ovvero Internet, strumento senza il quale, ormai, nulla si può mandare avanti, sta per arrivare al collasso! Lo possiamo rilevare tutti: i collegamenti sono di una lentezza assurda, tale da non consentire i necessari scambi informativi in tempo reale. Insomma, ci voleva il fermo forzato a casa di milioni di italiani, creato dal Coronavirus, per far prendere coscienza agli italiani che le nostre infrastrutture di rete non sono ancora sufficienti per fare dell’Italia una Smart-Nation!
Quanto sta accadendo in questi giorni dimostra quanto siamo vicini al black out; considerato che la quarantena imposta dal coronavirus ha fatto aumentare considerevolmente il numero degli italiani collegati (il tempo trascorso dagli italiani sulle app dell'ecosistema Facebook - che comprende Instagram, Messenger e WhatsApp - è aumentato del 70 per cento), l’immediatezza di risposta della rete è praticamente scomparsa e ha rischiato più volte di paralizzarsi. I manager di Facebook hanno rilevato che lo scambio di messaggi è cresciuto del 50 per cento, e le visualizzazioni sono praticamente raddoppiate. Addirittura le chiamate di gruppo su Messenger e WhatsApp sono aumentate, in termini di tempo, di oltre il 1.000 per cento.
Anche i servizi in streaming hanno presentato un uso molto più alto, le piattaforme (video streaming, gaming, streaming musicale) hanno registrato picchi di utilizzo mai visti prima. Le autorità europee hanno chiesto a You Tube, Netflix, Prime Video e altre piattaforme di ridurre la qualità dei video per diminuire il peso sulla rete. Il problema è serio, cari amici, perché la rete, come ben sappiamo, non ha solo un utilizzo ludico ma ormai anche ampiamente di lavoro. 
La pandemia in atto, per esempio, ha fatto aumentare considerevolmente l’utilizzo della rete sia in campo lavorativo che di studio, con l’incentivazione dello smartworking e della formazione a distanza per milioni di lavoratori e studenti. Una ‘Rete insufficiente’ dovrebbe servire a far prendere immediatamente coscienza che è necessario intervenire con urgenza, adeguando le nostre infrastrutture di rete in quanto ancora insufficienti, per arrivare in tempi brevi ad un’Italia considerata sul serio “nazione smart”.
Statistiche recenti collocano il nostro Paese in coda alle classifiche internazionali sulla diffusione dei servizi di comunicazione a banda ultralarga nelle nazioni avanzate. Gli ultimi dati Agcom dicono che solo il 36,8 per cento degli italiani può contare su una copertura di rete ad almeno 100 Mbps. Eppure il 3 marzo 2015 il Governo aveva approvato la Strategia Italiana per la banda ultralarga, con l'obiettivo di coprire, entro il 2020, l’85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari e superiori a 100Mbps garantendo al contempo al 100 per cento dei cittadini l’accesso alla rete internet ad almeno 30Mbps.
Un divario preoccupante che, stante anche gli ultimi avvenimenti, appare davvero incolmabile considerato che non mancano molti mesi alla conclusione del 2020. 
Al contrario, nazioni come la Cina, che nel nostro immaginario collettivo sono ancora considerate (a torto) di serie B, stanno dimostrando di avere ormai infrastrutture tecnologiche nettamente superiori alle nostre e a quelle di molti altri Paesi occidentali. Cosa succederà ora, quando sarà finita la crisi sanitaria derivata dal coronavirus, a cui si aggiungerà certamente una tremenda crisi economica e finanziaria?
Il Governo Conte ha già annunciato interventi straordinari di 50 miliardi di euro (due decreti da 25 miliardi) per fronteggiare la crisi economica che inevitabilmente il coronavirus ci lascerà in eredità. Gran parte di queste risorse dovranno necessariamente essere utilizzate per aiutare famiglie, partite Iva e piccole imprese in difficoltà, ma sarebbe un errore imperdonabile se tutto venisse speso in interventi a pioggia. La crisi di questi giorni (la peggiore dalla fine del secondo conflitto mondiale) deve farci capire che è urgente e necessario un massiccio piano di investimenti infrastrutturali per rendere l’Italia un Paese moderno, e l’utilizzo intenso della rete di questi giorni manda un segnale forte e chiaro: tra le prime priorità c’è sicuramente il superamento del digital divide che ancora affligge l’Italia e il raggiungimento degli obiettivi fissati sulla diffusione della banda ultralarga.
Amici, per rendere l’Italia un Paese davvero moderno, passato questo tristissimo periodo causato dalla pandemia del COVID-19, l’Italia dovrà davvero prendere atto che tra le prime priorità impellenti, oltre quella di ristrutturare seriamente la rete sanitaria nazionale, c’è sicuramente la necessità del superamento del digital divide che ancora affligge l’Italia e senza il quale il raggiungimento degli obiettivi futuri non potrà avvenire.
A domani.
Mario

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