domenica, aprile 26, 2020

LAVORO E FUTURO DOPO IL COVID-19. LE ATTIVITÀ PIU’ A RISCHIO E LE TRASFORMAZIONI NECESSARIE PER RIPARTIRE. COME CAMBIERÀ IL MONDO DEL LAVORO.


Oristano 26 aprile 2020

Cari amici,

Il COVID-19, abbattutosi come uno tsunami di violenza inaudita sul sistema produttivo mondiale, ha messo a repentaglio, oltre la salute, l’attuale organizzazione del lavoro, che, passata la tempesta, dovrà essere completamente rivista. Un’esigenza che a molti può apparire troppo drastica, ma che si è resa necessaria e indilazionabile per un fattore che molti ancora sottovalutano: ci vorranno anni prima che il Coronavirus che ha colpito oggi il mondo possa essere totalmente messo sotto controllo. Saranno gli studi già intrapresi, con la scoperta e la somministrazione di vaccini e altri accorgimenti utili, a farci tornare ad una normalità molto simile a quella di prima, ma per un lungo periodo dovremo imparare a conviverci con questo virus, mettendo in atto le migliori misure protettive possibili.
A dover cambiare, che ci piaccia o no, saranno molte cose: sia nella socialità corrente che nel mondo del lavoro. Quanto alla nostra socialità, ci dovremo scordare i raduni oceanici, i concertoni da migliaia di persone stipate come sardine; dovremo anche evitare il pieno negli stadi, il caotico affollamento di aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana, gli afflussi delle ore di punta nei supermercati, nei teatri e nei cinema, solo per citare i luoghi più comuni da noi frequentati abitualmente. Che dire poi della nostra affettuosità tutta mediterranea di abbracciare e baciare le persone anche poco conosciute, di stringere al petto bambini e anziani, e di scambiarci strette vigorose di mano? Tutte manifestazioni che piano piano impareremo ad evitare, camminando per strada indossando mascherina e guanti, facendo ciao con la mano e tenendoci a debita distanza: almeno un metro gli uni dagli altri.
Ma tutto questo non basta. Proviamo a pensare ai nostri luoghi di lavoro ed alle strutture sociali che noi oggi frequentiamo quotidianamente: dagli uffici pubblici alle banche ed agli uffici postali, dai bar ai ristoranti, dalle pizzerie alle gelaterie. Che dire poi dei modi e dei luoghi dove trascorriamo le vacanze, che tra l'altro a breve inizieranno? Tra intasamenti in autostrada, località di mare o di montagna, strutture di norma piene di gente, spiagge super affollate e con i corpi sdraiati che si toccano, pensate che riusciremo a trovare una soluzione per distanziarci dagli altri o ci dovremo rinunciare? Le risposte, amici, non sono facili da trovare! 
Quanto alle attività commerciali e produttive, ecco una panoramica delle prime cose che certamente dovranno immediatamente cambiare, dopo la prossima ripresa. 
La gran parte delle aziende che svolgono attività non indispensabili (sono rimaste aperte solo quelle relative all’alimentazione e alla sanità e relative collegate) e che sono ancora chiuse in ottemperanza al Decreto Salva Italia, a maggio inizieranno a riaprire. Seppure gradualmente, le attività riapriranno a scaglioni in base alla pericolosità; quelle attività professionali considerate molto a rischio dovranno modificare in modo drastico il loro svolgimento, tanto che, a causa delle costose trasformazioni da apportare, alcune potrebbero addirittura non riaprire, chiudendo definitivamente bottega. Secondo l’analisi fatta dalla Fondazione dei Consulenti del Lavoro, sono 3 milioni i lavoratori ora a casa, e di questi 1 milione circa sono lavoratori autonomi e circa 2 milioni sono lavoratori dipendenti.
Tra le professioni che più di tutte hanno rischiato e rischiano pesanti ripercussioni, ci sono i parrucchieri e le estetiste, mestieri in cui il contatto personale è fondamentale, a seguire, poi, le professioni legate al mondo dello spettacolo e dello sport (ferme dai primi momenti di chiusura), della ristorazione (bar, pizzerie e ristoranti), di soggiorno (alberghi, bed an breakfast, campeggi, etc.) e le altre comunque collegate alle attività principali, che verranno di conseguenza ridimensionate,  oltre al mercato degli ambulanti e dei mercatini comunali.
Altre professioni a rischio sono quelle legate all’organizzazione di eventi sociali e della congressistica, attività sulle quali gravita un minuto mondo di terzi prestatori d’opera. A rischio anche le diverse fiere reclamizzanti i diversi prodotti, dalla fiera dei cavalli, a quella del vino, passando per quelle che passano in rassegna il miglior made in Italy. E che dire poi delle attività turistiche nelle principali città d’arte, a partire dalle guide turistiche? Sebbene l’Italia vanti un patrimonio artistico invidiabile, la paura del contagio spingerà ad evitare viaggi e visite ai musei e ai luoghi di interesse storico-culturale, a partire da Roma e Firenze. Un discorso a parte merita il settore delle compagnie aeree, già in precedenza in difficoltà in Italia, e ora ancora di più in pericolo, con il rischio di una debacle senza precedenti.  
Cari amici, ho lasciato per ultimo il discorso relativo all’istruzione. Il mondo della scuola dovrà essere completamente riformato e le modalità di preparazione culturale dei giovani completamente riscritte. Oggi le scuole sono ancora chiuse: l’anno scolastico troverà una soluzione salomonica che mi ricorda quella del ’68 e del 6 politico, ma a prescindere da un anno particolare come quello che stiamo vivendo, gli anni a venire dovranno essere vissuti in un modo ben più congruo, sotto il profilo dell’insegnamento. Il corpo docente dovrà essere preparato adeguatamente per l’insegnamento a distanza e le strutture scolastiche dovranno attrezzarsi per operare con mezzi moderni e innovativi, se vogliamo dare ai ragazzi una preparazione davvero seria e valida. 
Insomma, che ci piaccia o no, lo tsunami COVID-19 ha già rivoluzionato la nostra vita e non sappiamo ancora fino a che punto la rivoluzionerà ancora…
A domani.
Mario

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