Oristano 7 aprile 2020
Cari amici,
L’improvviso tsunami
portato dal COVID-19, più comunemente noto come Coronavirus, che ha sconvolto
prima la Cina e poi il mondo colpendo in particolar modo l’Italia, ha avuto
almeno un merito (se di merito possiamo parlare): quello di aver messo con
forza rabbiosa il dito sulla piaga della nostra sanità: malata, seviziata,
impoverita e resa impotente per carenza di uomini e mezzi, ormai da anni. Con
lacrime di coccodrillo ora i nostri politici incensano con falsi epitaffi i
medici caduti in prima linea, dando degli eroi a quelli che fino a pochi mesi
era vituperati e messi all’angolo.
Ora si cerca di correre
ai ripari, ma le strutture sanitarie presentano deficit difficilmente colmabili
in tempi brevi; manca di tutto dai posti letto ai medici, dalle stanze di
terapia intensiva alle macchine respiratorie, dalle protezioni efficaci per gli
addetti a quelle delle persone, che, seppure costrette a stare in casa, debbono
uscire per poter soddisfare i bisogni primari. Una delle carenze più sentite sono
le macchine respiratorie, costose e difficili da reperire in tempi brevi, senza
le quali risulta impossibile curare a dovere i colpiti dal virus.
Ebbene, poiché noi
italiani siamo famosi per il nostro ingegno inventivo, per risolvere il
problema in tempi rapidi, qualcuno ha pensato di adattare le maschere usate dai
sub, trasformandole in maschere da utilizzare in ospedale. Su questa linea, due
startupper bresciani, Cristian Fracassi e Alessandro Ramaioli, sono riusciti a
trasformare delle maschere da snorkeling, quelle che normalmente si trovano nei
negozi di Decathlon, in maschere respiratorie d’emergenza. Tale modifica è
stata realizzata grazie ad una speciale valvola, ottenuta con una stampante 3d.
I due ingeneri sono riusciti a produrla in soli sette giorni con l’aiuto del
loro team. Le maschere si sono dimostrate perfettamente funzionanti, e al
momento due prototipi vengono utilizzati dall'ospedale di Chiari.
La valvola realizzata dal
loro genio inventivo è stata brevettata, ma il file per la sua realizzazione è
stato messo a disposizione gratuitamente di chiunque volesse stamparla.
“Chiariamo che la nostra iniziativa è totalmente priva di scopo di lucro” -
hanno specificato sul loro sito - “Non percepiremo diritti sull’idea del
raccordo e neppure sulla vendita delle maschere Decathlon”.
L’esempio bresciano non è
rimasto inascoltato. Anche ad Oristano c’è chi si è messo subito all’opera e ha
cercato soluzioni similari: Pietro Di Dio, professionista impegnato nel
settore delle nuove tecnologie e nel Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio
di Oristano. Questo professionista del digitale, si è messo subito all’opera, e,
utilizzando la sua stampante 3D, ha realizzato alcune delle particolari valvole
da integrare nelle maschere da mare Decathlon, trasformandole, appunto, in
maschere ospedaliere, utilizzabili in terapia sub-intensiva nella cura del
coronavirus.
Le valvole realizzate
sono state subito inviate e messe a disposizione del reparto COVID
dell’ospedale di Sassari. Anche Pietro Di Dio ha messo dunque a disposizione la
sua professionalità senza scopi di lucro; la sua iniziativa è nata dalla
volontà di aiutare i medici e gli infermieri che, purtroppo con scarsi mezzi,
si trovano nella drammatica situazione di curare i colpiti del covid-19. Una
volta ricevuto il file con il progetto già pronto per la stampa, ha realizzato
le valvole con la sua stampante 3D.
Di Dio è soddisfatto del
lavoro realizzato. È convinto che in momenti di emergenza come quelli che
stiamo vivendo, tutti dovrebbero essere pronti a mettere a disposizione la
propria professionalità, senza sé e senza ma. Solo con il coinvolgimento di
tutti, con la collaborazione piena sia di chi è in prima linea che di chi sta
nelle retrovie (come possiamo essere noi fermi in casa, per bloccare la
diffusione del virus) questa terribile pandemia potrà presto essere vinta.
Nel bigliettino che ha
accompagnato l’invio delle valvole all’ospedale di Sassari, Di Dio ha scritto: “Non
siete da soli”. Il suo è un messaggio di speranza e allo stesso tempo di
stimolo a tutti, perché le battaglie non le vince mai il singolo ma il gruppo
coeso.
A domani, amici.
Mario
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