Oristano 17 aprile 2020
Cari amici,
“La pandemia di
coronavirus, unita alla crisi climatica, sono un avvertimento della natura che
dovrebbe farci rivalutare il nostro rapporto con la stessa”. Queste
parole, non sono frutto del mio pensiero, ma di quello ben più alto e
importante di Inger Andersen, alla guida dell’UNEP, il Programma
delle Nazioni Unite per l’ambiente, che afferma che attraverso la pandemia
di coronavirus e la crisi climatica in atto, la natura ci sta mandando un
messaggio forte e chiaro che è necessario recepire, per convincerci a modificare
quanto prima il nostro comportamento.
“Non ci sono mai state
così tante occasioni per i patogeni di passare dalla natura selvaggia alle
persone. La nostra continua erosione della natura ci ha portati pericolosamente
vicini agli animali e alle piante che ospitano malattie che possono facilmente
passare agli esseri umani, ha confermato con lucida convinzione
Inger Andersen, prendendo atto della nuova, brutta situazione venutasi a creare nel
mondo.
Si, amici, la natura
continua a mandarci messaggi di avvertimento, ma a quanto pare restiamo insensibili! “Stiamo
facendo troppe pressioni contemporaneamente sui sistemi naturali e qualcosa
doveva succedere”, ha spiegato la Andersen in un’intervista rilasciata al
giornale britannico The Guardian, “Siamo connessi nel profondo con la natura,
che ci piaccia o meno. Se non ci prendiamo cura di lei, non possiamo prenderci
cura di noi stessi”. L’ambientalista danese ha poi continuato con le sue accuse, mettendo in
evidenza altri dannosi eventi ambientali, come gli incendi in Australia, l’aumento della
temperatura globale e la peggiore invasione di locuste in Kenya degli ultimi 70
anni. “Alla fine della giornata, la natura ci manda i suoi messaggi
attraverso tutti questi eventi”.
Gli scienziati, dopo l’arrivo
dei malanni portati dal COVID-19 hanno sentenziato che se è pur vero che le
pandemie esistono da sempre, l’arrivo di tre epidemie da coronavirus in meno di
vent’anni (Sars, Mers, e ora Covid-19) non è dovuto ad un concentrato di sfortuna,
ma la conseguenza degli aumentati rischi strettamente legati all’insostenibilità
del nostro modello di sviluppo, che ha portato il tasso totale di estinzione
delle specie a un livello che supera dalle decine alle centinaia di volte la
media del livello di estinzione verificatasi negli ultimi 10 milioni di anni.
Uno studio del Wwf ha
cercato di spiegare come la modificazione dell’ambiente abbia agevolato il
passaggio dei virus dagli animali all’uomo. “Queste non sono delle
catastrofi casuali, ma la conseguenza del nostro impatto sugli ecosistemi
naturali”. Il Wwf Italia, per
introdurre il suo ultimo rapporto pubblicato il 13 marzo, in piena “emergenza
Coronavirus”, ha scelto questa riflessione: "Là dove si abbattono
gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro
come polvere che si alza dalle macerie”, evidenziando la stretta
relazione che intercorre tra la distruzione delle risorse naturali e la diffusione
di nuove malattie.
Una relazione documentata
dai diversi studi che si sono susseguiti nel corso degli anni, è stata capace di dimostrare
che molte malattie recentemente emerse come Ebola e Sars, e prima ancora
l’Aids, sono dipese, derivate, dal difficile rapporto che intercorre tra
attività umana e biodiversità. Ed è il caso anche del virus Sars-Cov-2 che, una
volta entrato nell’organismo umano, provoca la malattia Covid-19.
“L’uomo con le proprie
attività ha alterato in maniera significativa i tre quarti delle terre emerse e
i due terzi degli oceani, modificando a tal punto il Pianeta da determinare la
nascita di una nuova epoca denominata Antropocene”,
si legge nello studio che ha per titolo “Pandemie, l’effetto boomerang della
distruzione degli ecosistemi”; queste catastrofi che ci colpiscono non sono
dunque effetto di cause naturali, ma “la
conseguenza del brutale impatto dell’uomo sugli ecosistemi naturali”.
La dimostrazione la si
può ricavare dalle ultime epidemie che si sono diffuse sul Pianeta, che hanno
più o meno avuto la stessa origine: partite da mercati di metropoli asiatiche o
africane, dove spesso si praticano attività illecite e incontrollate di vendita
di animali selvatici vivi (il contagio da Sars-Cov-2 nell’uomo risulta partito dal grande mercato di animali di Wuhan, nella provincia cinese di
Hubei, e si è manifestato in modo palese nel dicembre 2019). Si, parliamo di
scimmie, pipistrelli, rettili, mammiferi e uccelli. Nei luoghi prima indicati
si crea l’occasione perfetta di “contatto tra l’uomo e le malattie di questi
organismi, offrendo il fianco allo sviluppo di vecchie e nuove zoonosi, ovvero
di malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo”.
Il nuovo virus che sta oggi
colpendo il mondo intero fa parte della numerosissima famiglia dei “Coronavirus”.
Questi, risultano fondamentali per la biosfera, in quanto costituiscono “il
presupposto per la nascita e persistenza della vita sulla Terra che si è andata
formando 3,8 miliardi di anni fa, e sono, nella stragrande maggioranza dei casi, assolutamente innocui, spesso essenziali per gli ecosistemi e la salute umana”.
Alcuni di essi però, ed è il caso del Sars-Cov-2, possono avere effetti pesanti
sull’uomo e per questo lo spillover (il passaggio da una specie all’altra) deve
essere sempre evitato.
In che modo? Partendo
dalla salvaguardia dell’equilibrio naturale, considerato che “il passaggio di
patogeni (come i virus) da animali selvatici all’uomo è facilitato dalla
progressiva distruzione e modificazione degli ecosistemi, dovuta alla
penetrazione dell’uomo nelle ultime aree incontaminate del Pianeta”, come si
legge nel Rapporto del Wwf, che prosegue dicendo: “queste malattie
emergenti possono avere un costo drammatico in termini di vite umane e forti
impatti socio-economici”. Un aspetto terribile, che proprio in questo momento è sotto
gli occhi del mondo e in particolare di noi italiani. Saremo capaci, almeno ora, di capire sul serio l'avvertimento datoci?
Spero vivamente che questa
terribile lezione possa riuscire ad insegnarci qualcosa…
A domani.
Mario
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