Oristano 4 Aprile 2020
Cari amici,
Ogni motivo è buono per
fregare il prossimo, per i truffatori senza scrupoli! Anche durante la
pericolosa pandemia causata dal Coronavirus, continuano imperterriti i loro
imbrogli informatici che, a spese dei meno furbi, producono dei buoni introiti.
Gli hacker purtroppo non si fermano neanche in questo momento di emergenza
sanitaria, inviando mail che allettano gli utenti con false notizie su come
difendersi dal virus, come curarsi, etc., ovviamente chiedendo in cambio dei
soldi all'utente malcapitato che se ci casca, mette in rete i dati della sua carta
di credito, vedendosi poi alleggerito del conto in banca e anche dei suoi
dati personali.
Secondo i ricercatori della
Kaspersky Lab che hanno individuato il sistema utilizzato di recente, lo
scopo dei criminali informatici, sfruttando la paura del contagio, è in realtà sempre
quello di entrare in possesso delle credenziali della carta di credito
dell'utente, nel momento in cui vengono inserite per effettuare il pagamento.
Una delle truffe informatiche
messe in atto avviene con l’utilizzo di un 'trojan' che si chiama Ginp ed
è l'evoluzione del Ginp banking trojan che a marzo ha attirato
l'attenzione degli esperti per la capacità di ottenere l'accesso alle app per
l'invio e la ricezione di sms con lo scopo di inserire, nella posta in arrivo,
messaggi di testo falsi. Ora si è evoluto in chiave coronavirus e, fanno sapere
gli esperti, mentre in passato le vittime di questo attacco erano residenti
prevalentemente in Spagna, quest'ultima versione suggerisce che gli attaccanti
stiano pianificando di colpire anche diversi altri Paesi. Ecco come si muove
l’hacker.
Ondate di mail vengono
inviate con quest’oggetto: "Coronavirus: informazioni importanti su
precauzioni". Facile capire perché tanti, su un argomento di questo non
esitino a cliccarci sopra, considerata la paura per il diffondersi
dell'epidemia. La mail però, non dice niente di utile ed è una truffa
informatica. L'obiettivo è solo uno: quello di ottenere i dati dei destinatari.
Come avverte il sito First Online "Si tratta di un tentativo di phishing,
di truffa informatica basata sull’ingegneria sociale". First Online
aggiunge anche altri particolari: "La comunicazione inviata è curata, non
fatta attraverso una traduzione automatica, come capita spesso in questi casi.
Il messaggio è firmato da tale Dr. Penelope Marchetti (Organizzazione Mondiale
della Sanità).
All’utente poco accorto
tutto questo lo trae in inganno, anche se, con un po’ più di furbizia, una
rapida ricerca su Google gli avrebbe dato la certezza che non esiste alcun
professionista del settore medico-sanitario con quel nome presso
l’O.M.S.". Anche l'agenzia Adnkronos avverte i cittadini che è necessario
essere molto cauti per avere un buon livello di sicurezza informatica, e la
prima cosa da fare è sempre quella di controllare bene l’indirizzo del
mittente, oltre a cercare di capire se il dominio indicato appare corretto,
oltre a verificare date e orario di invio.
Nel caso dell’Oms,
precisa sempre First Online, il dominio specifico è who.int,
sottolineando che "una procedura che richieda l’inserimento di
informazioni riservate o comunque dati personali sensibili via email è
quantomeno sospetta. I criminali informatici utilizzano le emergenze per
indurre le persone ad agire d’impulso e senza riflettere". Per questi
motivi tutti gli utenti sono pregati di prestare molta attenzione e a guardare
con scetticismo a pop-up, pagine web sconosciute e messaggi sul
coronavirus", come spiega Alexander Eremin, security expert di Kaspersky.
Cari amici, Il Centro
nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture
critiche (Cnaipic) della Polizia postale, aveva rilevato, subito dopo il
diffondersi della paura per il Coronavirus, una campagna di false email,
apparentemente provenienti da un centro medico e redatte in lingua giapponese,
le quali, con il pretesto di fornire aggiornamenti sulla diffusione del virus,
invitavano ad aprire un allegato malevolo che mirava ad impossessarsi delle
credenziali bancarie e dei dati personali della vittima. Ma a questo tentativo
di phishing ne sono seguiti ben altri.
Successivamente, è stata
scoperta un’altra attività di Phishing che invitava ad aprire un file “zip”
contente documenti Excel, che diffondeva un virus di tipo RAT, chiamato
“Pallax”. A seguito dell’inconsapevole click, questo pericoloso virus (venduto
per pochi dollari negli ambienti più nascosti del Darkweb fin dal 2019) ha
consentito agli hacker di assumere il pieno controllo del dispositivo attaccato,
spiando i comportamenti della vittima, rubando dati sensibili e credenziali
riservate, nonché, assumendo il controllo della macchina attaccata in maniera
assolutamente “invisibile”.
Gli specialisti della
Polizia postale hanno individuato anche un altro virus RAT, dal funzionamento
simile, che nascosto dietro un file chiamato CoronaVirusSafetyMeasures.pdf,
assume il controllo del dispositivo infettato, trasformandolo, all’insaputa
della vittima, in un computer zombie, gestito da remoto da un computer
principale per effettuare successivi attacchi informatici in tutto il mondo.
Cari amici, l’invito
della Polizia postale è di diffidare da questi e da simili messaggi, evitando
accuratamente di aprire gli allegati che essi contengono e di segnalare eventuali
tentativi di Phishing al Commissariato di P.S. online.
Stiamo tutti attenti,
cari amici!
A domani.
Mario
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