domenica, aprile 12, 2020

LA SOCIALITÀ "AFFETTUOSA", DOPO LA PANDEMIA DEL CORONAVIRUS, ANDRÀ IN CADUTA LIBERA. IL SOCIOLOGO AVVERTE: IN FUTURO AFFETTUOSITÀ PIÙ SCARSA, MENO BACI E ABBRACCI.


Oristano 12 aprile 2020

Cari amici,

Oggi  il calendario ci ricorda che è il giorno di PASQUA! Una Pasqua molto diversa da tutte quelle che abbiamo fino ad oggi conosciuto! Ieri sull'immenso sagrato di Piazza San Pietro, deserto come non l'avevamo mai visto, con uno stanco e solitario Papa Francesco che lentamente lo attraversava, si celebrava una Via Crucis dove solo l'urlo del silenzio, ricordava all'uomo che la sua fragilità mai era apparsa così evidente! 
Una Pasqua, quella che viviamo oggi nella solitudine delle nostre case, con le piazze e le strade deserte, con la tristezza che ci accomuna e con la speranza che inizia a vacillare, che dovrebbe servire a farci riflettere! Dovremmo fare un bell'esame di coscienza, ammettere le nostre numerose colpe, le manchevolezze, capire davvero il perché del nostro egoismo sempre più marcato, della nostra protervia e mancanza di solidarietà, sentimenti e comportamenti che ci ha portato a forzare il corso millenario della natura, creando situazioni che porteranno alla distruzione del pianeta, luogo dove ci comportiamo da padroni e non da semplici abitanti-ospiti, avendo ricevuto la terra non in proprietà ma in comodato gratuito. Credo, amici che una volta passato questo tsunami del COVID-19 (e ci vorrà ancora del tempo) nulla sarà più come prima. 
Il caos sociale creato dalla pandemia del Coronavirus, con la ribellione delle persone obbligatoriamente chiuse in casa, con l'aggiunta di un’esplosione di ulteriori rigurgiti di egoismo che fanno pensare al “poco mi importa degli altri, l’importante è che mi salvi io”, avrà certamente ripercussioni sociali a lunga scadenza, oltre quelle del breve e medio periodo, in quanto, anche dopo il ritorno alla vita per così dire ordinaria, nulla sarà più come prima.
Sicuramente, come già preavvisato a livello governativo, il ritorno alla normalità avverrà in maniera abbastanza graduale e, anche quando il divieto di stare rinchiusi in casa andrà lentamente esaurendosi, molte delle prescrizioni emanate permarranno, come ad esempio quello di circolare per strada con la mascherina e tenere la distanza di sicurezza “dagli altri” di almeno un metro. Ebbene, questo cambio di abitudini sarà il primo passo per una variazione comportamentale notevole in ciascuno di noi, in quanto entreremo tutti in una dimensione relazionale e affettiva molto diversa da quella attuale.
Si, amici, la storia dimostra che tutto ha un inizio ma anche una fine, per cui, anche se non sappiamo con certezza quando, prima o poi, l'epidemia di Coronavirus finirà. Arriverà quindi il giorno in cui la nostra libertà sarà di nuovo quella di prima e potremo liberamente circolare, a nostro piacimento. Ebbene, siamo certo però che tutto tornerà esattamente come prima? Gli esperti, quello che conoscono meglio di tutti i comportamenti umani, sostengono di no, perché molte cose cambieranno, e nulla, ripeto, sarà come prima. 
Francesco Billari, sociologo e docente di demografia all'Università Bocconi di Milano, nel comunicare le sue previsioni afferma: "In futuro ci abbracceremo meno di prima". Questa differenza di comportamento sarà frutto e conseguenza della paura, ormai entrata prepotentemente dentro ciascuno di noi, per il terrore di prendere il contagio dalle altre persone che, anche se apparentemente sane, potrebbero essere infette; ci basti pensare al distanziamento sociale (almeno un metro) a cui siamo stati sottoposti durante l’imperversare del Coronavirus. Ecco il pensiero del prof. Billari: "Le interazioni sociali degli italiani, un popolo peculiare per la sua fisicità, tenderanno a somigliare di più a quelle dei paesi del Nord Europa".
In un'intervista rilasciata all' Adnkronos, il professore ha ricordato che nel 2008, un'indagine condotta su alcuni Paesi, in merito ai diversi contatti sociali (dall'abbraccio alla stretta di mano) in grado di diffondere un'epidemia, evidenziò che l'Italia era la nazione più a rischio, in quanto presentava il più alto livello di contatti, addirittura superiori ai 17 giornalieri! Francesi e tedeschi, ad esempio, ne avevano meno di dieci. "L'Italia era la Nazione – ha detto il professore - anche con i maggiori contatti tra generazioni diverse, ovvero tra chi ha 65 anni e più e i più giovani: 7 contatti al giorno per l'Italia, contro i 2,8 di Germania e i 4 della Francia". Poi ha così concluso: “Presumibilmente in futuro, dopo questa pandemia, si tornerà ad avere più contatti sociali di adesso, però questo sarà limitato: non diventeremo come i tedeschi, ma immagino un effetto che ci spinga verso una via di mezzo".
La perdita di contatti fisici sarà in parte compensata dai “contatti virtuali”, saliti vertiginosamente nel periodo di diffusione del Coronavirus con l’utilizzo di Smartphone, pc e tablet, diventati ormai strumenti di interazione indispensabili, in particolare in periodo di restrizione dei contatti sociali. "E' uno shock dei rapporti personali, destinato a protrarsi, - ha affermato il sociologo - con un aumento delle relazioni digitali, soprattutto tra gli anziani e i più giovani, che magari hanno scoperto proprio in questi giorni come usufruirne".
Il sociologo ha poi allargato il suo orizzonte anche al campo del business ed alle nuove modalità di approccio; anche in campo lavorativo ci si avvia verso una digitalizzazione massiccia, ha detto. "E' ancora presto per immaginare cosa accadrà, ma mi aspetto un aumento delle attività che si possono fare a casa".
Cari amici, la cruda realtà è che questa pandemia ci ha sicuramente "cambiati molto" dentro di noi, e tornare indietro, ripristinando l'affettuosità di prima, non sarà facile. Siamo un popolo che ha fatto dell’empatia della socialità affettuosa, quasi una ragione di vita. Abbracciarsi per strada, non solo tra amici ma anche tra conoscenti, è stata da sempre la norma non l’eccezione! Pensare di avere paura di salutare un conoscente o una persona che stiamo iniziando a conoscere, preoccupati anche di dargli la mano, sarà di una tristezza unica che ci farà soffrire non poco! Ma la paura potrebbe, essendo più forte, vincere!
Personalmente, amici, io ne soffrirò moltissimo, perché la mia empatia è forse pure superiore a quella media, e per me adeguarmi ai nuovi canoni non sarà facile, perché di una tristezza unica. 
Io sono fermamente convinto del grande valore taumaturgico che il contatto fisico possiede, del forte e insostituibile  "POTERE DEGLI ABBRACCI"! Non credo di essere il solo, anzi penso che anche molti di Voi la pensano come me!

Grazie amici, a domani e...BUONA PASQUA, seppure in solitudine nelle Vostre case!!!
Mario



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