Oristano 27 aprile 2020
Cari amici,
Quella del 4 maggio era una data attesa con ansia un po' da tutti. Dopo due mesi circa di "fermo totale", con seri problemi sia di natura psicologica che sociologica, con milioni di lavoratori in cassa integrazione, rinchiusi con le famiglie in casa, praticamente "agli arresti domiciliari", spesso in appartamentini dove lo stare tutti insieme per 24 ore risulta assolutamente alienante, ci si aspettava almeno un po' di "responsabile respiro". Così, però, non è stato.
Nessuno sottovaluta il rischio, sarebbe da folli, ma in questo caso la decisione presa dal Governo credo che sia partita dal presupposto che il popolo italiano è composto da persone inaffidabili, che, senza l'obbligo imposto in maniera dittatoriale, non risultano in grado di autoregolarsi. A leggere per bene il nuovo Decreto in realtà cosa cambia? Praticamente nulla; si è concesso di consentire eccezionalmente la "visita parenti stretti", e chi invece non va d'accordo con i parenti (ci sono i giovani che hanno relazioni amicali e sentimentali in corso) o non li ha e volesse andare a trovare un amico che non vede da 2 mesi? Zero, perché mica l'amicizia è una cosa importante! Se poi, vista la stagione estiva alle porte, chi ha casa al mare volesse andare, anche in solitario, a dare una ripulita e una sistemata alla casa, non può, tanto che importa, la stagione estiva è già saltata!
Amici, la cosa che più appare chiara, ogni giorno di più, è che veniamo considerati più che cittadini sudditi, incapaci di autogestirci, come imbecilli (dal latino baculus, bastone), bisognosi cioè come i vecchi del bastone, guidati in tutto e per tutto dai soloni che ci governano. Che dire, poi, delle attività minute, come quelle artigianali e del commercio al dettaglio che, continuando ancora per un po' a stare chiuse, non avranno più la forza di rialzare le serrande e scompariranno, a favore dei colossi della distribuzione e dei servizi? Nessuno vuole sottovalutare il rischio ed il pericolo, ma credo che il senso di responsabilità gli italiani, chiusi da 2 mesi in casa, lo abbiano dimostrato a sufficienza, e lo avrebbero continuato a dimostrare anche nella "Fase 2" così come prima ipotizzata, se fossero state accolte le numerose proposte di una liberalizzazione responsabile.
Nessuno sottovaluta il rischio, sarebbe da folli, ma in questo caso la decisione presa dal Governo credo che sia partita dal presupposto che il popolo italiano è composto da persone inaffidabili, che, senza l'obbligo imposto in maniera dittatoriale, non risultano in grado di autoregolarsi. A leggere per bene il nuovo Decreto in realtà cosa cambia? Praticamente nulla; si è concesso di consentire eccezionalmente la "visita parenti stretti", e chi invece non va d'accordo con i parenti (ci sono i giovani che hanno relazioni amicali e sentimentali in corso) o non li ha e volesse andare a trovare un amico che non vede da 2 mesi? Zero, perché mica l'amicizia è una cosa importante! Se poi, vista la stagione estiva alle porte, chi ha casa al mare volesse andare, anche in solitario, a dare una ripulita e una sistemata alla casa, non può, tanto che importa, la stagione estiva è già saltata!
Una «fase 2», quella messa in atto, che appare farsesca, che ha addirittura mantenuto l'obbligo della certificazione motivata per circolare anche all'interno del proprio comune! Certo ci sono provvedimenti condivisibili in questa fase di transizione, come la restrizione della movimentazione tra Regioni, ma non certo all'interno della stessa, in particolare in Sardegna, già di per sé isolata dal mare. Condivisibile anche la circolazione protetti da guanti e mascherina, così come il mantenimento della distanza sociale, tutti obblighi, seppure fastidiosi, da rispettare.
Quanto alle regole per le riaperture delle aziende, queste saranno portate avanti con accordi tra Governo e le diverse Regioni, tenendo conto dei diversi indici di contagio e soprattutto delle misure di contenimento che ogni governatore sarà in grado di garantire, ma l’ultima parola spetterà sempre al Governo. Anche perché —come già accade adesso— nessuna norma potrà essere in contrasto con quelle emanate da palazzo Chigi.
Quanto alle regole per le riaperture delle aziende, queste saranno portate avanti con accordi tra Governo e le diverse Regioni, tenendo conto dei diversi indici di contagio e soprattutto delle misure di contenimento che ogni governatore sarà in grado di garantire, ma l’ultima parola spetterà sempre al Governo. Anche perché —come già accade adesso— nessuna norma potrà essere in contrasto con quelle emanate da palazzo Chigi.
In realtà Conte si muove "consigliato" dai diversi gruppi di esperti, composti da sociologi, psicologi e manager
dell’organizzazione del lavoro, che affiancano il Comitato
tecnico-scientifico. Ci saranno turni e fasce orarie per i lavoratori che non
sono in smart working e anche alcuni negozi potranno tirare su le saracinesche,
garantendo però l’ingresso scaglionato come avviene adesso per supermercati e
farmacie. Ma la domanda che in tanti si pongono è questa: “La nostra vita,
dopo lo tsunami creato dal Coronavirus, come e quanto cambierà?
Indubbiamente molto, perché, questo è già sicuro, nulla tornerà ad essere come
prima!
Secondo il Professor Mauro
Ferraresi, docente di sociologia della comunicazione all’Università Iulm di
Milano, una volta superato il periodo di blocco che stiamo attraversando, il
tempo di riadattamento alla vita ordinaria sarà pari ad almeno cinque volte il
periodo di fermo. Facendo un esempio pratico: se il Lockdown (così viene
definita la chiusura di attività e l’isolamento in casa) sarà durato tre mesi,
bisognerà moltiplicare quel tempo per cinque volte (quindi 15 mesi) prima di riportare
la situazione (speriamo il più possibile) alla normalità. Ma una cosa è certa:
diverse cose cambieranno per sempre, afferma il docente.
Si, amici, dopo lo shock
del coronavirus, una volta entrati realmente nella «fase 2» (non in quella "farsesca" del 4 maggio), quanto alle attività
economiche, considerati i negozi di vario tipo, dai bar alla ristorazione, dalle
aziende turistiche ai centri vacanza, molto cambierà, perché nulla resterà come
prima. A risentirne maggiormente sarà la vita sociale, che subirà tali e tante
variazioni che faticheremo molto ad abituarci. Dai ferrei controlli agli aeroporti,
alla regolamentazione dell’afflusso nelle grandi stazioni metro e ferroviarie,
con l’adozione di tutta una serie di regole di prevenzione che dovranno evitare
il contatto con le persone, garantendo le distanze.
Regole ferree che saremo
costretti comunque ad accettare, elaborate in analogia a quelle sviluppate dal Team
del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e note come «shut-in-economy»
ossia l’economia al chiuso. Proviamo a pensare alla riapertura di bar e
ristoranti, locali che vivono di socialità e dell’afflusso di un gran numero di
persone. In questi luoghi la riorganizzazione sarà drastica: verrà limitato il
numero di clienti che vi accedono, magari mantenendo una distanza maggiore tra
i tavoli o sul bancone, e le file per entrare dovranno essere ordinate e ben
distanziate, proprio come accade ora per entrare al supermercato o in farmacia.
Anche gli eventi sportivi
subiranno modifiche di non poco conto, a partire dagli stadi. Le palestre,
sempre più frequentate, potrebbero iniziare a vendere pacchetti online per
l’allenamento, oppure attrezzature da tenere in casa e il loro lavoro
continuerà con lezioni da remoto. Se vorremo tornare al cinema, a goderci
l’ultimo film in uscita, si prevede che la riapertura comporterà delle
limitazioni nel numero di persone che vi accederanno. Che dire poi dei teatri.
delle sale da concerto e di quelli all’aperto? Prima di dare nuovamente accesso
a manifestazioni di questo genere saranno sanitari ed esperti a stabilire delle
nuove regole a cui dovremo attenerci, e parallelamente le strutture dovranno adeguare
i locali alle nuove regole.
Secondo Massimo Roj, amministratore
delegato di Progetto CMR, lo studio internazionale di architettura che lavora
in dieci Paesi e molto in Cina, “Ci saranno due fasi, una prima e una dopo
il vaccino. Da alcune cose non potremo più retrocedere in nome della distanza:
home working, igienizzazione, flessibilità degli spazi, digitalizzazione,
sburocratizzazione…”. Anche una volta trovato il vaccino, secondo Roj, la
distanza sociale resterà una regola di vita. “Credo che nulla sarà più come
prima. La storia ci insegna che eventi come le pandemie cambiano i modi di
vivere. E i luoghi. A cominciare dalle infrastrutture. La peste del Trecento
impose nuove regole igieniche, i vicoli stretti lasciarono il posto a strade
più ampie, si cominciò a pensare al sistema fognario. Vedrete, la distanza sarà
una nostra nuova regola di vita”.
Cari amici, questa
pandemia, una volta che sarà superata e, forse, dimenticata l’emergenza che viviamo oggi, avrà
cambiato di molto il nostro stile di vita precedente. Cambio di passo nel
lavoro, modifica dei luoghi dove si svolge, ma un cambio molto più marcato lo ritroveremo nel
tipo di socialità a cui eravamo abituati. Saremo molto meno mediterranei,
affettuosamente parlando, con un calo delle manifestazioni spontanee (abbracci strette
di mano e affettuosità varie, dalle pacche sulle spalle ai baci) che ci
avvicineranno molto a quelle praticate nel Nord Europa. Concerti con migliaia di persone
stipate come sardine saranno solo un ricordo, così come i festeggiamenti e i cortei
dopo le vittorie sportive e le affettuosità tra amici si ridurranno all'inchino, simile a quello praticato nei Paesi del Sol Levante. per molti di noi sarà davvero un pianto...
La vita, anche se ancora
non ce ne rendiamo perfettamente conto, è già cambiata!
A domani.
Mario
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