Oristano 31 agosto 2019
Cari amici,
Dedico l'ultimo post del mese di Agosto alla nostra Oristano e alla sua economia. Le aziende della
provincia di Oristano (cosa molto confortante in questo periodo) dimostrano di essere sempre più digitali. Lo rivela un’analisi dell’Ufficio
Studi di Confartigianato Sardegna che, attraverso i dati forniti da Unioncamere-Infocamere
(analisi tra il 2015 e 2108), ha messo in luce il “Trend 2018 delle imprese
digitali totali e artigiane”. L’analisi dei dati di crescita del periodo
2015/2018, relativamente alla Web economy ed E-commerce delle province sarde, vede
Oristano al primo posto, avendo registrato il valore più alto, +8,4 per cento,
seguita da Cagliari con un +3,5 per cento, da Sassari con il +3,4 per cento e
Nuoro con 1,2 per cento.
Un andamento che in
realtà inizia ad essere positivo per l’intera Sardegna, che con il suo +3,5 per
cento comincia ed “entrare in gioco”, anche se ancora ben al di sotto della
crescita nazionale, che rispetto al 2015 ha registrato un +9,1 per cento. A
livello di Regioni, in testa si trova la Campania con un +15,3 per cento, seguita
dalla Puglia e dal Molise con +11,8 per cento. In coda la Valle d’Aosta con un
recessivo -6 per cento.
L’analisi dei dati,
riferiti alle imprese della Sardegna, ha rilevato che gli imprenditori isolani che si
sono lanciati nella web economy sono stati 2.822, di cui 442 artigiani. Il
settore soddisfa la domanda di servizi Internet, portali web, software e
commercio elettronico. Questo dimostra che anche nell’Isola il mercato elettronico
continua ad espandersi e che può riservare ampie potenzialità di crescita anche
per i piccoli imprenditori.
Antonio Matzutzi,
Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, ha avuto modo di dichiarare: “La
rivoluzione digitale interessa orizzontalmente tutte le imprese; nessun
settore, nessuna attività dell’artigianato e della piccola impresa ne è escluso.
Abbiamo la straordinaria opportunità di coniugare con le tecnologie digitali,
la tradizione, il saper fare, la creatività, il gusto, il ‘fatto su misura’,
vale a dire le caratteristiche che da sempre fanno grandi nel mondo i prodotti
delle imprese italiane a valore artigiano. Il mix che ne esce rappresenta il
modello italiano di impresa 4.0, unico nel mondo. E non dimentichiamo mai che i
mercati cercano la distintività, l’unicità, non l’omologazione”.
Ovviamente non tutto gira
per il verso giusto. La possibile crescita delle imprese digitali nell’Isola risulta
frenata dalla bassa digitalizzazione della gran parte del tessuto produttivo.
Più di due terzi delle aziende sarde, infatti, manca anche della conoscenza informatica
di base. Ad applicare processi produttivi digitalizzati, invece, sono solo l’8
per cento delle aziende, le sole che ricorrono a tecnologie 4.0 nella gestione
delle proprie attività. Secondo una recente analisi, ben il 64 per cento delle
imprese sarde ha un mediocre livello di informatizzazione dichiarandosi, per
questo, “esordiente digitale” o “apprendista”; il 28 per cento ha intrapreso un
primo cammino tecnologico qualificandosi “specialista digitale”, mentre solo 8
per cento ha già attuato un importante processo verso la piena
digitalizzazione.
A livello nazionale, nell’anno
appena trascorso, sono stati ben 19 milioni 257 mila gli italiani che si sono
affidati ad internet per effettuare acquisti online, con un aumento del 10,9
per cento rispetto all’anno precedente. Sempre a livello nazionale, il valore
delle vendite tramite e-commerce è salito del 12,1 per cento a fronte di una
stazionarietà (+0,2 per cento) del totale delle vendite al dettaglio.
In Sardegna, invece, il
72,6 per cento delle piccole imprese attive sull’e-commerce vende direttamente
dal proprio sito web; il 67,5 per cento vende attraverso marketplace, app e
siti web di intermediari; va sottolineato, infine, che la quota di vendite
tramite marketplace di terzi è salita di 10,7 punti nell’ultimo anno.
Amici, tutto questo
conferma che la Sardegna è terra fertile per lo sviluppo delle attività
connesse al Web e allo sviluppo della manifattura digitale, anche se il settore
si scontra con i problemi infrastrutturali prima evidenziati e presenti anche
nel resto del Paese. Secondo Confartigianato, infatti, le imprese italiane
connesse alla banda ultra larga sfiorano il 27 per cento, mentre nell’Unione
Europea si supera il 40 per cento. Un gap che si riflette sull’attività
commerciale delle aziende.
Secondo recenti dati,
questa sfida è stata raccolta dal 14 per cento delle piccole imprese regionali,
che nel 2018 hanno realizzato corsi di formazione per i propri collaboratori.
Ma quasi un terzo dei piccoli imprenditori continua a denunciare difficoltà di
reperimento di manodopera specializzata in tecnologie 4.0 e con capacità
matematiche e informatiche. Per correre nell’economia digitale,
però, servono competenze specifiche, da acquisire quanto prima.
“Quello della
digitalizzazione delle imprese è un percorso ancora lento soprattutto per le
realtà che negli anni hanno costruito solide reti commerciali tradizionali; in
futuro la trasformazione andrà gestita soprattutto durante il passaggio
generazionale, in quanto rimandare questo salto può significare restare fuori
dalle opportunità di crescita”, sostiene ancora con forza il
Presidente Matzutzi.
“L’innovazione
danneggia chi non la fa ma è necessario farla con l’anima, la passione e la
creatività dell’uomo – ha infine concluso Matzutzi –
perché non c’è intelligenza artificiale o algoritmo che possa copiare il sapere
artigiano, oppure imitare o sostituire le cose belle e ben fatte che nascono
nelle nostre imprese”.
Si, amici, saranno i
giovani, quelli che raccoglieranno prossimamente il testimone, a modernizzare sul
serio le nostre imprese artigiane, perché il futuro sono loro e certamente lo
sapranno cavalcare meglio di noi!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento