lunedì, agosto 12, 2019

IL FINOCCHIO SELVATICO E LE SUE GRANDI VIRTÙ. DALLA CUCINA ALL’ERBORISTERIA, QUESTA PIANTA ERBACEA È PRESENTE FIN DALL’ANTICHITÀ NELL’ALIMENTAZIONE DELL’UOMO.


Oristano 12 agosto 2019

Cari amici,

In Sardegna il finocchio selvatico popola molte zone, sia di pianura che di collina. È una pianta resistente, che si riproduce annualmente dalle radici, creando anche in piena estate delle belle oasi verdi, bordate di giallo, per la bella presenza dei fiori sulla pianta, raccolti in grandi corolle colorate di giallo, costantemente visitate da api e altri insetti. 
Il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare Mill.) è una pianta erbacea mediterranea che cresce spontanea; si riproduce in modo perenne, e possiede un fusto ramificato che arriva anche a superare i 2 metri di altezza. Di colore verde scuro, in estate produce delle ombrelle ricche, come detto, di piccoli fiori gialli che con la maturazione producono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri da secchi. Del finocchio selvatico l'uomo utilizza un po’ tutto: i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati "semi").
Le parti fresche e tenere della pianta sono usate in cucina praticamente in tutti i periodi dell’anno, anche se il periodo più indicato è quello che va dalla primavera all'autunno inoltrato. Altre parti preziose del finocchio selvatico sono i fiori e frutti, in considerazione delle benefiche proprietà di cui questa pianta è dotata. I fiori si raccolgono in piena estate (in particolare in agosto), quando il piccolo fiore giallo è aperto. Una volta raccolti e separati dal resto della pianta con grande pazienza, i fiori si possono essiccare all'aperto, alla luce, ma lontano dai raggi diretti del sole, che farebbero evaporare gli olii essenziali.

I frutti (diacheni) si raccolgono all'inizio dell'autunno, quando sono diventati secchi e grigi ed è preferibile conservarli in casa in barattoli. Questi ‘semi’ possono essere utilizzati in fitoterapia sia direttamente che dopo averne estratto l'olio essenziale. Un olio che contiene: anetolo (da cui dipende il suo aroma), fencone, chetone anisico, dipinene, canfene, fellandrene, dipentene e acido metilcavicolo.  L'uso principale (come per le piante simili, anice verde e carvi) è quello carminativo, cioè che aiuta ad eliminare i gas intestinali e contemporaneamente ne previene la formazione. 
I derivati di questa benefica pianta sono venduti in erboristeria per curare difficoltà digestive, aerofagia, e per ridurre la componente dolorosa della sindrome da colon irritabile. Particolarmente indicati anche per le mamme nell'allattamento, in quanto capaci di far aumentare la produzione del latte; utili anche per prevenire le coliche d'aria nei bambini. Al finocchio selvatico sono anche riconosciute proprietà emmenagoghe, diuretiche, antiemetiche, aromatiche, antispasmodiche, antinfiammatorie, toniche ed epatiche. È bene tener presente che l’utilizzo costante dei derivati del finocchio, in particolare se a dosi molto elevate, può causare effetti allucinogeni, per cui è consigliabile rivolgersi per le dosi al farmacista o all’erborista.
Il finocchio selvatico, inoltre, è usato in cucina da tempo immemorabile. Meglio noto come "finocchina" o "finocchietto", aiuta la massaia in mille ricette. Fiori, (freschi o essiccati), frutti, propriamente chiamati "semi", foglie e cime tenere della pianta, vengono utilizzati per accompagnare primi e secondi, antipasti e dolci, minestre e frittate, piatti di carne e di pesce, insalate (crude e cotte) e formaggi. Insaporiscono in modo eccelso le olive, mentre nella preparazione della "pasta con le sarde", le foglie del finocchio selvatico sono uno degli ingredienti essenziali.
I fiori si usano per aromatizzare le castagne bollite, i funghi al forno o in padella, le olive in salamoia e le carni di maiale, mentre i cosiddetti "semi" aromatizzano pane e dolci casalinghi, così come speziano il vino cotto o le benefiche tisane. Il finocchietto è anche il componente essenziale di un ottimo liquore digestivo " il liquore di finocchietto", per il quale, a seconda delle regioni, si utilizzano sia i fiori freschi che i "semi" e le foglie.
Cari amici, personalmente lo uso con grande soddisfazione e piacere. Ogni estate colgo i fiori per confezionare un ottimo liquore digestivo (uso solo i fiorellini gialli colti in agosto e pazientemente liberati dalle altre parti verdi); lascio i fiori in infusione per 10 giorni in alcool puro, creando poi, dopo il filtraggio, con l’aggiunta di acqua e zucchero, un liquore digestivo a 30 gradi circa. Ma, sempre in estate, mi piace anche realizzare, con le cime tenere dei virgulti che popolano la pianta, un ottimo tortino salato, con l’aggiunta di carote e patate. Ecco, per i più curiosi di Voi, una delle ricette che si possono realizzare. Quella che riporto è l'ultima che ho realizzato la settimana scorsa.
TORTINO DI FINOCCHIETTI SELVATICI CON CAROTE E PATATE.

Questa ricetta è un saporito piatto unico estivo, da mangiare possibilmente freddo. Semplici anche gli ingredienti; per preparare un piatto per circa 4 persone bastano 300 grammi di cime molto tenere di finocchietto, raccolte possibilmente in giornata, 4 belle carote, 2/3 patate, 4 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva, 3 uova, un bicchiere piccolo di latte, una cipolla fresca, un bicchierino di vernaccia, sale e pepe q.b.
Preparazione. Dopo aver raccolto con pazienza 300 grammi circa di cime tenere, prelevate dalle piante di finocchio selvatico (per accertarsi della tenerezza basta staccare con le mani le cime dalla pianta, rendendosi così conto della loro tenerezza), lavarle con attenzione eliminando le parti eventualmente ritenute più dure. Pulire 4 carote e 2/3 patate col pelapatate, lavarle e mettere in pentola a pressione unitamente alle cime di finocchietto; aggiungere l’acqua, salare e lessare per circa 20 minuti.
Mentre la pentola a pressione fischia, preparate una padella a bordi alti, versate l’olio d’oliva extra vergine e rosolate la cipolla fresca tagliata a fettine sottili, lasciando dorare per bene dopo aver sfumato con un bicchierino di vernaccia. Dopo aver spento il fornello coprite con un coperchio. In un piatto fondo versate le uova (sia tuorlo che albume), un bicchiere piccolo di latte, salate e, dopo aver aggiunto un pizzico di sale e pepe, con lo sbattitore miscelate per bene, creando un composto omogeneo e filante.
Dopo aver aperto la pentola a pressione, versate il contenuto in uno scolapasta, liberando la verdura dal liquido di cottura. Dopo aver tritato finemente, con un coltello da cucina, le cime di finocchietto, tagliate le carote a rondelle sottili e le patate a cubetti piccoli. Dopo aver riacceso il fornello dove era stata rosolata la cipolla, aggiungete il finocchietto, le carote lessate e le patate, miscelando per bene e aggiungendo al composto le uova sbattute, creando così un composto omogeneo. Con un cucchiaio di legno, date forma al tortino, muovendo in continuazione la padella per evitare che durante la cottura il contenuto si attacchi al fondo. Dopo aver accertato che la cottura è nella fase finale, girare con l’utilizzo di un piatto largo la torta/frittata e dorate dall’altra parte. 
Siete arrivati alla fase finale; passate ora il tortino nel piatto che vi è servito per girarlo e lasciate raffreddare. Potete mangiare il tortino anche l’indomani: sarà ancora più buono! Un ultimo consiglio? Gustate questo piatto unico con un vinello frizzante, bianco o rosato, ma possibilmente sardo!
A domani, amici.
Mario

P.S. Un’ultima curiosità, a proposito di finocchio. L'espressione "lasciarsi infinocchiare" deriva dall'antica abitudine, in auge nelle osterie, di offrire degli spicchi di finocchio agli avventori. Sapete perché? Semplice, le sostanze aromatiche di questo vegetale sono in grado di modificare leggermente la percezione dei sapori, nascondendo così a chi beveva la scadente qualità del vino servito.



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