Oristano 10 agosto 2019
Cari amici,
Che esista un divario
sempre più ampio tra le regioni del Nord e quelle del Sud Italia, è ormai di
un’evidenza schiacciante. Il tempo passa ma nulla cambia, e, se dovessimo
partire dalla nascita della nostra nazione, poco o nulla è migliorato, anzi sotto
certi aspetti la situazione è peggiorata e continua a peggiorare di anno in
anno. L'analisi più recente anticipata dallo Svimez, relativamente alla
situazione del Meridione d'Italia, appare in tutta la sua tragica realtà; il
rapporto 2019, reso noto dallo Svimez nelle sue anticipazioni, evidenzia il
crescente divario tra il Nord e il Sud: "Dal 2002 a oggi sono
emigrati verso il Settentrione oltre due milioni di persone ".
Entrando nei dettagli, si
scopre che dalla metà del 2018 la dinamica dell'occupazione presenta "una
marcata inversione di tendenza, con una divaricazione negli andamenti tra
Mezzogiorno e Centro-Nord". Gli occupati al Sud negli ultimi due
trimestri del 2018 e nel primo del 2019 "sono calati di 107 mila unità
(-1,7per cento)"; nel Centro-Nord, invece, nello stesso periodo,
"sono cresciuti di 48 mila unità (+0,3per cento)". Insomma, nella
migliore delle ipotesi, il Sud non solo è fermo, ma va addirittura indietro
tutta.
Il divario, che in teoria
anche se lentamente dovrebbe diminuire, continua infatti ad aumentare. Tra il
2002 e il 2017, dice il rapporto, hanno lasciato il Sud diretti verso il Nord ben oltre
2 milioni di persone, di cui 132.187 nel solo 2017. E l'elemento più
preoccupante è che delle persone che due anni fa hanno lasciato casa e famiglia
per cercare fortuna nel Settentrione 66.557 sono giovani. Praticamente è il
futuro di terre, come Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia e Campania che se ne
va. E non basta.
Quelli evidenziati sono dati
che vedono 2 Italie sempre più differenti! Praticamente il Sud negli ultimi 17
anni ha avuto un'emorragia di quasi 3 milioni di occupati (2 milioni 918 mila
persone), un gap, quello tra Nord e Sud, che appare sempre più irrecuperabile.
Non solo: i numeri dell'emigrazione dal Meridione verso il “ricco” Nord sono in
crescita anche qualitativamente, in quanto una fetta sostanziale di emigrazione
è costituita da giovani e laureati. Un esodo non certo compensato dalla
scarsissima immigrazione, visto che gli ingressi sono sempre più in diminuzione.
Un vero dramma, cari
amici, che le anticipazioni del Rapporto Svimez sottolineano in modo chiaro e
lampante; insomma l'Italia appare come uno Stato che nulla sta facendo per ridurre il divario
esistente, con la conseguenza che al Sud la stagnazione da tempo in atto
nell'economia continua, mentre il Nord ricco continua anche se lentamente a
crescere, aumentando in questo modo il divario. Sono numeri, quelli evidenziati dal rapporto
Svimez, che così si esprime: "dimostrano che l'emergenza emigrazione
del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile, e
qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel
numero e caratterizzati da basse competenze".
Un fenomeno che, a parte
l’evidenziata stagnazione economica, porta al Sud conseguenze ancora più
disastrose: il continuo spopolamento dei piccoli centri, che, in tempi brevi,
cancelleranno interi paesi, dove già oggi la vita risulta praticamente
invivibile. Un effetto di rimbalzo da considerarsi devastante, per le
conseguenze sociali ed economiche che crea, dando origine, come recita il
rapporto, ad "una prospettiva demografica assai preoccupante di
spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila
abitanti".
Cari amici, in
quest’inarrestabile situazione di recessione che continua ad impoverire il Sud,
anziché portare avanti una politica di necessaria coesione tra le diverse
Regioni italiane, dalla più ricca alla più povera, si cercano soluzioni che
fanno solo aumentare il divario. E allora il Nord che, a causa di mille
variabili, ha intravvisto un rallentamento della propria economia, cosa
propone? Tenersi i denari incassati dalle tasse, perché nulla manchi alla
posizione di privilegio attuale, recuperando in modo abietto quel poco che
finora veniva destinato alla sopravvivenza delle regioni del Sud.
La recente, pressante,
richiesta di maggiore autonomia presentata dalle Regioni del Nord, appare come
uno schiaffo brutale ai “fratelli del Sud”, che negli anni hanno contribuito
non poco alla formazione dell’attuale benessere di cui oggi il Nord gode.
L’Italia non può e non deve essere costituita da due tronconi: uno ricco e uno
povero, se siamo un’unica nazione!
Non vorrei che, sotto
sotto, questa richiesta di maggiore autonomia, nascondesse un vero desiderio di
secessione, con il Nord che già da tempo continua e vorrebbe continuare a fare la parte del leone!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento