Oristano 23 agosto 2019
Cari amici,
La recente riforma
sanitaria portata avanti dalla precedente Giunta regionale ha messo in luce,
fin dal suo concepimento, che sarebbe stata per i sardi un “cadere dalla padella nella brace”. Una delle prime dichiarazioni
fatte dalla nuova Giunta, infatti, è stata quella che al più presto sarebbe
stata modificata in toto.
La mia riflessione di
oggi non intende certo cercare colpevoli, ma semplicemente, come si usa dire, “mettere il dito nella piaga”,
evidenziando quello che non va e che, quindi, dovrebbe presto cambiare, per poter
ridare dignità in particolare agli abitanti dei piccoli centri che, già abbandonati
a se stessi sia economicamente che socialmente (lo spopolamento che avanza
ineluttabile ne è la conseguenza logica), si vedono privati anche della
necessaria assistenza sanitaria, diritto inequivocabile di ogni cittadino che
non può essere d’un colpo portato via.
Prima di parlare di
assistenza ospedaliera, amici, bisognerebbe monitorare quanto sia valida ed
efficace, sul territorio, l’assistenza primaria, quella portata dai medici di
medicina generale. A sentire quanto afferma il Dr. Peppino Canu, medico di
Medicina Generale a Sedilo e Dirigente FIMMG (Federazione Italiana Medici di
Medicina Generale) di Oristano, la situazione (riferita in particolare alla Provincia di
Oristano) appare da tempo alquanto precaria. In un suo recente sfogo sui media
ha dichiarato: “Sono medico di medicina generale a Sedilo da trent’anni, e mi rendo
perfettamente conto che l’assistenza territoriale è praticamente inesistente”.
Ebbene, in un
territorio dove l’assistenza territoriale appare a dir poco approssimativa, ora
si vorrebbero chiudere o ridimensionare anche i piccoli ospedali, privando a
questo punto chi vive e opera nelle zone interne anche della più elementare
assistenza ospedaliera! Le popolazioni, questo è un dato di fatto, hanno anche
provato con mille manifestazioni a bloccare questo assurdo disegno che la
Giunta precedente ha portato avanti, ma senza successo. Cosa succederà ora se non si interviene celermente?
In Provincia di Oristano,
già agli inizi di questa estate torrida, abbiamo assistito ad un balletto di chiusure di reparti ospedalieri per mancanza di medici
in ferie, con sospensione dell’attività non solo nei piccoli ospedali di Bosa e
Ghilarza, ma con serie problematiche che hanno interessato anche l’ospedale San
Martino di Oristano. Nell’ospedale del capoluogo, ufficialmente un DEA
(Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione), tuttavia sprovvisto di
reparti fondamentali quali Hospice, Unit Stroke (Centri Urgenza Ictus) e Utic,
dove è in gioco la vita delle persone (si pensi all’Unità di Terapia Intensiva
Coronarica che opera a singhiozzo e dove può capitare che un paziente ospite
per un infarto acuto debba essere paradossalmente trasferito a Nuoro per un
intervento salva vita).
Amici, non possiamo
dimenticare che la sanità nella nostra Isola sottrae al bilancio regionale la
metà circa dell’intero ammontare! È dunque possibile e ammissibile tutto ciò? Non
è che l'imponente flusso finanziario destinato si disperde in modo irrazionale? Chissà! Il dato certo è che nella
situazione attuale i poveri cittadini sardi, in particolare quelli delle
zone interne, sono costretti a mettere mano al portafoglio se vogliono
garantirsi la salute!
Si, i problemi dei
cittadini che possono permetterselo vengono risolti rivolgendosi all’assistenza
privata o convenzionata, gli altri invece sono costretti a rinunciare alle
cure. In questo modo si drenano ulteriori risorse private dalle famiglie,
abbandonando alla sorte i meno abbienti; ingiustizia che crea insostenibili
iniquità, in quanto si scardina il principio fondamentale del Servizio Sanitario
Nazionale: l’assistenza uguale per tutti i cittadini.
Cari amici, non
dimentichiamoci che la Sardegna è terra di centenari e questo aumenta il
problema. In tutte le Regioni si discute del tipo di assistenza da fornire agli
anziani; l’aumento della vita media, infatti, ha portato inevitabilmente ad un
incremento del numero di anziani, spesso colpiti da malattie croniche, e quindi con il
bisogno di essere accuditi possibilmente a casa o in un centro alternativo nel
territorio.
Nel Nord Italia, dove l’assistenza
è ben diversa da quella sarda, sono nati dei “servizi territoriali” appropriati
e funzionali alle nuove esigenze. La legge Balduzzi, che prevede le AFT
(Aggregazioni Funzionali Territoriali) o micro team di medici generalisti, in
Sardegna è invece del tutto ignorata. In questa nuova struttura opera un pull
di professionisti con diverse specializzazioni, operativi sette giorni su
sette, che eseguono gratuitamente ecografie generaliste, ecocolordoppler, ecg,
Tao (Terapia Anticoagulante Orale) con telemedicina, in collegamento e cooperazione
con centri specialistici.
Che dire amici? Sarà in
grado la nuova Giunta di portare la Sardegna ad un livello simile? Se son rose…fioriranno!
A domani, amici.
Mario
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