Oristano 15 marzo 2023
Cari amici,
L’Italia sta vivendo un
drammatico momento di siccità. Laghi e fiumi stanno superando i precedenti livelli
storici, in montagna nevica sempre di meno e i ghiacciai si riducono sempre
più. Insomma, stiamo vivendo un pericoloso “allarme siccità”. Secondo i dati
forniti da Legambiente, la neve è diminuita del 53% sull'arco alpino, mentre il
bacino del Po fa registrare, secondo i dati del Cima Research Foundation,
(il CIMA Research Foundation è un Centro Internazionale in Monitoraggio
Ambientale) un deficit del 61%. “Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando
segnali alquanto preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, con pericolosi
livelli di siccità.
Amici, in realtà anche in
passato gli anticicloni ci sono stati, così come le ondate di caldo e i
fenomeni siccitosi, ma la crisi climatica li sta rendendo più frequenti e
persistenti. In parte è colpa del repentino cambio di temperatura tra l'Artico
e l'Equatore; poiché l'Artico si sta riscaldando a velocità doppia rispetto
all'Equatore, la velocità di questo flusso sta diminuendo, e sempre più spesso
si presenta il rischio che una perturbazione o un'ondata di caldo rimanga più a
lungo nella stessa zona, massimizzandone le ricadute. Tutti questi aspetti
stanno concorrendo a creare un deficit idrico del tutto anomalo.
La crisi idrica, amici, è
però figlia anche delle nostre tante negligenze, che hanno innescato il pericoloso
cambiamento climatico, crisi che dobbiamo prendere molto più sul serio che in
precedenza. Se l’Italia, così come altri Paesi, si trova ad affrontare una
simile scarsità idrica, infatti, molto deriva dall’aumento del pericoloso fenomeno,
che sta entrando sempre di più nel vivo. Si, amici, a questo punto tutti ci
dobbiamo porre la domanda: Cosa possiamo fare per contrastare ciò che sta
succedendo? Di certo la soluzione credo che nessuno l’abbia in tasca, ma indubbiamente
possiamo tamponare l’emergenza con un comportamento virtuoso, ovvero con un
serio risparmio collettivo, evitando ogni tipo di spreco.
In casi come questi, il
problema va affrontato senza perdite di tempo, iniziando, responsabilmente, a ridurre da subito i
prelievi nei diversi settori e per i diversi usi, prima di raggiungere il punto
di non ritorno. Ovviamente situazioni così importanti vanno risolte adottando
una strategia idrica nazionale, un piano unico senza troppa burocrazia locale,
come ha chiaramente indicato Giorgio Zampetti, Direttore Generale di
Legambiente. L'Associazione ha lanciato quindi un appello al Governo Meloni,
indicando le priorità da mettere in campo a partire dalla definizione di una
strategia nazionale idrica che abbia un approccio circolare con interventi di
breve, medio e lungo periodo.
Amici, di fronte alla
peggiore siccità degli ultimi 70 anni non basta razionare l’acqua. Il nostro
Paese è quello che spreca di più in Europa. La gestione idrica in Italia lascia
molto a desiderare, e parte di questa crisi è dovuta alla mancanza di
infrastrutture sufficienti a garantire resilienza in situazioni emergenziali, ma
non è tutto. In alcune aree, come ad esempio quelle del Nord Italia (oggi il
più interessato dai razionamenti), il consumo idrico è il più elevato di tutta
l'Unione Europea. All’esagerato consumo d’acqua dei campi dobbiamo aggiungere
gli enormi sprechi legati a una rete idrica colabrodo, oltre al fatto che
l'acqua in Italia è sempre costata molto poco (2 euro a metro cubo, contro i 5
di Francia e Germania); in Italia siamo abituati a disporre dell'acqua come se fosse
un bene inesauribile ed economico, ma presto dovremo imparare a sprecarne il
meno possibile.
Amici, in un'emergenza
simile i palliativi non servono. Di fronte ad una crisi idrica derivata dai
cambiamenti climatici, appare chiaro che già da oggi sia necessario sviluppare
misure di adattamento urgenti da far entrare subito nel vivo. E come spesso
accade quando si parla di crisi climatica, le soluzioni univoche non esistono:
c'è bisogno di implementare diverse misure in parallelo. Secondo Legambiente, ecco
cosa è necessario portare avanti subito per calmierare una situazione alquanto
pericolosa.
In primis, favorire la
ricarica controllata delle falde acquifere, facendo in modo che le sempre
minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio
invece di scorrere velocemente a valle fino al mare; poi prevedere l’obbligo di
recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di immagazzinamento
e di risparmio idrico, oltre a ricavare, ove possibile, dei piccoli bacini di
raccolta. Infine, rinnovare le reti idriche cittadine di distribuzione dell’acqua,
ormai diventate colabrodo, in quanto oltre la metà oggi va sprecata nelle perdite.
Altro importante problema
è quello di implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura,
attraverso le modifiche normative necessarie; inoltre, riconvertire il comparto
agricolo verso colture meno idro-esigenti e metodi irrigui più efficienti; introdurre
poi misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene
per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti
i settori coinvolti". Che dire, poi, dei nostri sprechi in casa? Volendo
potremo consumare la metà dell’acqua che utilizziamo!
Cari amici, un antico proverbio
dice che “Tra il dire i il fare c’è di mezzo il mare”, per cui io resto
scettico, credetemi, sul possibile impegno di tutti per mitigare gli effetti
della siccità che ci opprime; sapete perché lo penso? Perché purtroppo sono in
tanti a pensare che la siccità non è certo colpa loro, quindi non è un problema
loro! Senza il comportamento responsabile di tutti, sarà difficile risolvere il problema.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento