mercoledì, marzo 01, 2023

LA SARDEGNA E LE SERVITU' MILITARI: UN PESO SENZA RITORNI ECONOMICI. L’ALLEANZA CON LA CORSICA PER CONTESTARE LA MANCATA REMUNERAZIONE DEL PESANTE FARDELLO.


Oristano 1° marzo 2023

Cari amici,

Con la Sardegna sempre nel cuore, inizio i post di marzo con una amara riflessione sulla nostra isola: il peso delle servitù militari. Purtroppo, è questa una realtà incontestabile: la Sardegna sopporta il peso del 65 per cento delle servitù militari italiane. Sono, in totale, qualcosa come trentamila ettari del nostro territorio impegnati dal demanio militare e 80 chilometri di coste non accessibili alle attività turistiche. Per un’isola come la nostra, da lungo tempo cenerentola nella nazione Italia, il peso di queste servitù è un fardello pesantissimo, che impedisce quello sviluppo da tempo agognato. La domanda che sorge spontanea, economicamente parlando, è questa: Ma in cambio di questa servitù che ci tarpa economicamente e turisticamente le ali, cosa viene retrocesso alla Sardegna dallo Stato nazionale?

La questio non è di poco conto: poiché su questi territori “Off-limits” operano anche eserciti di molti Paesi stranieri, che certamente pagano non poco per l’affitto dei poligoni sardi dove si esercitano, a quanto ammontano questi “ricavi” che, andrebbero, poi, in tutto o in parte retrocessi ai sardi, titolari di questi terreni vincolati? Domande che da tempo attendono una risposta. Ora questo quesito è stato riproposto da un Ordine del giorno approvato dal Consiglio Regionale durante i lavori della Finanziaria e che le forze di opposizione hanno sollecitato anche durante un incontro con la stampa alla presenza anche di una delegazione di “Corsica libera” e dei gruppi indipendentisti di Irs, Progres e Torra.

Una mozione, quella presentata in coda alla manovra finanziaria, proprio per cercare di capire, numeri alla mano, a quanto ammonta il danno economico che l’isola subisce per la presenza da decenni delle servitù militari italiane. Già nello scorso luglio le forze indipendentiste sarde e còrse (iRS, ProgReS, Torra e Corsica Libera) avevano annunciato una campagna di azione politica e di sensibilizzazione sul tema delle basi militari nelle due Isole denominata “Il costo della dipendenza: è ora di fare i conti”. Nell’isola gemella, l’iniziativa, con un orizzonte di medio periodo, era stata presentata in agosto alle “Ghjurnate Internaziunale” di Corte, e aveva come obiettivo che le Istituzioni, Regione Autonoma della Sardegna e Collettività di Corsica, commissionassero uno studio indipendente per la valutazione dei costi, dei danni, del mancato sviluppo e dei profitti ricavati dalle basi militare italiane, francesi e NATO.

L’iniziativa congiunta, portata avanti dalle due isole, nasceva dalla necessità di far valere quel “Diritto alla conoscenza”, necessario per poter decidere il futuro dei territori nazionali sardo e còrso. L’Assemblea della Corsica ha approvato la mozione nell’autunno del 2022, mentre nel Consiglio Regionale sardo le forze indipendentiste hanno chiesto all’onorevole Gianfranco Ganau di farsi carico della presentazione della mozione, in quanto cofondatore istituzionale – in qualità di Presidente del Consiglio Regionale – della Consulta permanente sardo-còrsa assieme all’ex Presidente dell’Assemblea di Corsica Jean-Guy Talamoni. Il 1° febbraio 2023, la mozione è stata presentata come ordine del giorno unitario n. 4 e, con il parere favorevole della Giunta, è stata approvata per alzata di mano.

Ora il Presidente della Regione sarda Solinas rimane impegnato a: 1) identificare un soggetto terzo, internazionalmente autorevole, ufficialmente riconosciuto e di alto prestigio scientifico al quale commissionare una valutazione indipendente per capire cosa ha comportato la presenza delle basi militari in Sardegna negli ultimi 50 anni in termini di costi reali, benefici, impatto sociale e ambientale ed eventuale mancato sviluppo economico; 2) Interrogare il Governo italiano e il Ministero della Difesa per conoscere a quanto ammontano i ricavi dello Stato derivanti dall’affitto dei poligoni ad eserciti di tutto il mondo; 3) Riunire la Consulta Sardo-Còrsa per valutare la possibilità di intraprendere un percorso comune per elaborare una proposta di trasparenza e di democrazia nel nome del diritto alla conoscenza che faccia chiarezza su cosa comporta a livello economico, ambientale e sanitario la presenza delle basi militari in Sardegna e Corsica.

Cari amici, come ha avuto modo di precisare Petru Antone Tomasi, rappresentante di Corsica libera. "Le due Isole non devono diventare le portaerei del Mediterraneo; ci sono anche i rischi sanitari, che non sono trascurabili". Per la nostra isola, il consigliere Francesco Agus (Progressisti) ha detto: "Tutto ci si poteva aspettare da una giunta sardista, tranne che non si occupasse di servitù militari". Una verità davvero incontestabile!

A domani.

Mario

 

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