Oristano 13 marzo 2023
Cari amici,
A Cuglieri, centro
agro pastorale sorto alle pendici del Montiferru, in un territorio montuoso
fitto di boschi e ricco di sorgenti e corsi d'acqua, si ergono ancora oggi
alquanto visibili i ruderi di un antico castello, noto come “Casteddu Ezzu”, edificato sulla sommità di una
collina basaltica. Di questo importante castello oggi restano poche tracce, che
si limitano a resti di torri, paramenti murari e vani sotterranei probabilmente
con funzione di cisterne. Il castello, la cui pianta si presentava allungata,
racchiudeva all'interno delle sue mura una serie di ambienti, di cui è rimasta
traccia a livello di fondamenta, ma di cui non è dato conoscere le funzioni.
Edificato come fortezza,
modalità tipica dei castelli di frontiera, “Casteddu Ezzu”, presenta
infatti caratteristiche architettoniche e costruttive del tutto analoghe a
quelle dei coevi Castelli dell'Acquafredda di Siliqua, di Quirra e di Silius,
caratteristiche che saranno riprese anche negli edifici difensivi successivi,
quali i Castelli di Las Plassas e di Posada. Per la sua costruzione, oltre ad
alcuni particolari in basalto, fu impiegato il calcare di Cuglieri, (in
particolare per le pietre angolari della torre), lavorate secondo la tradizione
toscana, mentre buona parte delle volte delle cisterne e di alcune segrete è
stata realizzata in mattone.
Il Castello risulta
costruito intorno all’anno 1000, o comunque entro il XII secolo, per volontà di
Ittocorre de Gunale, fratello di Barisone, giudice di Torres, quale caposaldo
della difesa dei confini interni nei confronti del vicino Giudicato di Arborea.
Nel 1169 Ittocorre lo fece costruire proprio per difendere la frontiera del
giudicato dalle mire espansionistiche del giudicato di Arborea. Nel XIII
secolo, però, la guerra si concluse con la vittoria degli arborensi e la conseguente
dissoluzione del giudicato turritano. Mariano II, giudice d’Arborea, acquisì il
castello insieme ai territori limitrofi, che furono annessi al giudicato
d'Arborea.
Il castello risultò uno
dei capisaldi della resistenza arborense nella guerra contro i catalano-aragonesi.
La guerra alla fine fu però vinta dai catalani e il castello perse la sua
funzione difensiva, divenendo prima feudo per poi passare tra i possedimenti di
Guglielmo di Montagnans che successivamente lo vendette a Raimondo Zatrillas
nel 1421. Il castello rimase di proprietà della famiglia Zatrillas, conti di
Cuglieri e marchesi di Siete Fuentes per più di 200 anni. In seguito ad una
lite successoria la marchesa Francesca Zatrillas, nel 1661 ottenne i feudi di
Cuglieri e Siete Fuentes. La marchesa, nata a Cagliari nel 1642, a 23 anni
rimasta senza genitori, sposò il fratello della madre, il potente Don Agostino
de Castelvì marchese di Laconi dal quale ebbe un figlio.
La fama del castello di Cuglieri,
cari amici, è passata alla storia soprattutto per le vicende alquanto
pruriginose della marchesa Francesca Zatrillas. Durante una lunga assenza del
marito, partito in Spagna, Francesca rimasta a Cagliari si innamorò del cugino
Silvestro Aymerich, figlio del conte di Villamar e intraprese con lui una
relazione clandestina. Poco dopo (siamo nel 1668) il suo rientro a Cagliari, il
marito fu assassinato e, a distanza di un mese, venne assassinato anche il
Viceré Marchese di Camarassa. Francesca fu fortemente sospettata di essere la
responsabile di entrambi i delitti.
In realtà Castelvì e Camarassa erano acerrimi
nemici e la loro morte fu probabilmente dovuta ad intrighi di palazzo. La
marchesa, sospettata di essere parte della congiura, preferì allontanarsi dal
clima di sospetto di Cagliari e si trasferì nel suo feudo, al Castello di
Cuglieri, dove sentendosi protetta, si dedicò ad una vita decisamente poco
consona alla sua recentissima vedovanza, e non fece niente per tenerlo
nascosto. Infatti, in una lettera inviata a uno degli esponenti più in vista
della famiglia, un anonimo scrive: “Con meravigliosa sfacciataggine e
licenziosa indecenza, Donna Francesca tiene capriccio con Silvestro Aymerich”.
La famiglia di Francesca,
nell’intento di farla ravvedere inviò al castello un frate Cappuccino che da
Cagliari si recò dalla marchesa per cercare di farla ragionare. La marchesa
però, intestardita, non ne voleva sentire. Nel frattempo, il processo per
l’omicidio del Viceré proseguiva e lei fu riconosciuta colpevole nel 1669. Allora Lei fuggi
a Livorno e da lì riparò a Genova, dove finalmente poté sposare il suo amato
Silvestro, che però non visse a lungo: poco tempo dopo cadde in un agguato.
Francesca allora decise che era arrivato il momento di espiare le sue colpe e
si fece suora a Nizza, dove morì nel 1673 a soli 31 anni. La sua storia era così arrivata al termine. Dopo la condanna i beni di Francesca furono confiscati
alla famiglia Zatrillas e il castello venne acquistato da Don Francesco
Brunengo cagliaritano, nel 1670.
Cari amici, indubbiamente
una storia alquanto triste, che addirittura non finisce con la marchesa. Si
racconta che la famiglia Brunengo (v. stemma), venne sterminata in un agguato e gli unici a
salvarsi furono il figlio più piccolo e la sua balia, che rimasero intrappolati
nei sotterranei del castello dove avevano cercato rifugio per scampare
all’agguato e lì rimasero fino alla morte. Adesso, si racconta, che il fantasma
della balia si aggira ancora oggi tra le rovine del castello e che la notte si
senta ancora cantare le sue nenie per il piccolo che le era stato affidato. Dal
1670 il castello non fu più acquisito da nessuno e finì di andare in rovina,
come noi oggi lo possiamo vedere.
Che storia, cari lettori!
A domani.
Mario
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