Oristano 19 marzo 2023
Cari amici,
La cicerchia sarda,
chiamata localmente inchixa, è un legume molto raro che un tempo si
coltivava in buona parte della Sardegna in piccoli appezzamenti, o tra i filari
delle vigne. Nei primi anni del XX secolo la produzione ebbe un lento ma
inesorabile declino, a causa soprattutto di alcune problematiche sanitarie ed
al passaggio ad altre colture o varietà più redditizie. La cicerchia arrivò ad
un passo dall’estinzione, ma fu salvata, alla fine, da una piccola azienda
sarda che ha voluto ridare vita alla coltivazione di questo prezioso legume.
Ad evitare l’estinzione di
questo prezioso legume è stata l’azienda agricola “Sa Laurera”, che nel
2013 a Villanovaforru, nel pieno centro della Marmilla, ha voluto ridare vita e
valore agli antichi prodotti agricoli andati in declino con l’introduzione
dell’agricoltura intensiva, tornando alle tecniche agricole tradizionali e alla
coltivazione dei prodotti più tipici e antichi che stavano per andare perduti.
Tutto ciò con un approccio del tutto ecosostenibile, rispettando le caratteristiche
del terreno e la stagionalità dei prodotti.
I fondatori dell’azienda,
Marianna Virdis e Francesco Mascia, già dopo i
primi tre anni di lavoro hanno raggiunto un risultato straordinario: la
vittoria del Premio Arca Deli 2016, istituito dalla fondazione
internazionale SAVE (Safeguard for Agricultural Varieties in Europe) e dedicato
ai prodotti derivati dalla coltivazione di varietà locali rare o minacciate; tutti semi recuperati, mantenuti e valorizzati dalle piccole realtà agricole. A far trionfare Marianna e Francesco fu proprio il loro impegno nella coltivazione della cicerchia, legume
storico del territorio sardo abbandonato. però. dopo la Seconda Guerra Mondiale
perché erroneamente considerato come una pianta tossica.
A spiegare i particolari
sulla coltivazione di questo antico legume è Marianna Virdis che svela così
qualche dettaglio: “Noi coltiviamo una varietà locale di cicerchia, diffusa
in Campidano e in Marmilla; il suo nome sardo è inchixa (dal catalano guixa, n.d.r.), nome con cui la mia famiglia ha sempre indicato questo legume. La coltivazione
si basa interamente sull’aridocoltura e sulle operazioni manuali, e l’idea di
recuperarla è legata all’etica e alla storia della nostra azienda”. Ora la
cicerchia sarda si coltiva principalmente nei piccoli appezzamenti della
Marmilla e zone limitrofe; la semina avviene tra novembre e febbraio, a seconda
dell’andamento stagionale, mentre la raccolta, manuale, va da maggio a metà
giugno. Dal 2017 l’inchixa è stata inserita nell’elenco dei prodotti
agroalimentari tradizionali (P.A.T.) della Sardegna.
Nei libri di botanica leggiamo che la cicerchia (Lathyrus
sativus L., 1753) appartiene alla famiglia delle fabacee, e per tanto tempo è
stato il legume fonte di vita delle Comunità meno agiate, in particolare nei
periodi di carestie; è un legume ricco di proteine e buona fonte di ferro, e, essendo alquanto rustico, cresce facilmente in terreni aridi e secchi. L'unico vero problema è che bisogna non esagerare nel suo consumo: infatti l'alimentazione costante (abituale) con la cicerchia per periodi molto lunghi può provocare una spiacevole malattia neurologica, il latirismo, per la
presenza nella cicerchia di un amminoacido che a lungo andare risulta tossico per l’apparato nervoso. Basta, dunque, limitarsi.
Il consumo della
cicerchia era alquanto in auge nell’Impero Romano come alimento del popolo e
degli animali. Nel trattato “Historia Naturalis”, Plinio il Vecchio
attribuisce alla cicerchia la proprietà di far guarisce tutti i mali, lenire le
piaghe e combattere l’epilessia, oltre, però, a mettere in risalto il fatto che il
legume poteva dare dei problemi alla vescica, ai reni e alle ginocchia. Il
filosofo greco Ippocrate, padre della medicina occidentale, ne descrisse le
virtù salutari e terapeutiche, mentre Il celebre medico Galeno di Pergamo nel
libro “Le proprietà degli alimenti”, suggerisce il consumo di cicerchie, così
come dei fagioli, lenticchie, ceci. Anche nel Medioevo e nel Rinascimento l’uso
della cicerchia era alquanto diffuso.
In Sardegna la cicerchia
risulta coltivata fin dall’età del bronzo; era utilizzata per la preparazione di
zuppe e minestre. Nell’Isola questo legume in passato era presente con numerose
varietà, tante delle quali ormai estinte; a resistere nel tempo è stata s’inchixa,
che, dopo aver rischiato di scomparire è stata fortunatamente salvata
dall’azienda “Sa Laurera”. Marianna Virdis e Francesco Mascia, con il loro
lavoro, più antropologico che agricolo, nella loro piccola Azienda hanno
recuperati diversi antichi semi, che ora cercano di riprodurre con tanto amore, utilizzando
gli antichi metodi di quel mondo agricolo ormai dimenticato. La strada da loro
intrapresa è quella che si muove nell'ottica di un recupero di competenze,
colture e conoscenze. Oltre la cicerchia recuperano anche altri semi, arrivati anche
da Istituti di ricerca che hanno stretto anche con loro dei contratti internazionali di tutela
del germoplasma. “Loro danno i semi, noi ci impegniamo a moltiplicarli,
coltivarli, e un po' li ridiamo indietro”, dice con orgoglio Marianna.
Che dite, cari amici, del
certosino lavoro fatto da Marianna Virdis e Francesco Mascia, fondatori dell’azienda
SA LAURERA? Io penso che sia davvero straordinario!
A domani.
Mario
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