Oristano 28 marzo 2023
Cari amici,
Che la Sardegna, terra
fra le più antiche emerse, sia la patria di tantissimi minerali è alquanto noto,
considerato il fatto che l'estrazione e la lavorazione di un gran numero di
minerali risale a tempi antichissimi. La conferma ci è data dalle numerose testimonianze
circa l'antica lavorazione dei metalli nell’isola, evidenziata dai numerosi manufatti
risalenti addirittura alla preistoria. L’estrazione e l’utilizzo dei minerali
esistenti nella nostra isola iniziò verosimilmente intorno al sesto millennio
a.C., con l'attività di estrazione dell'ossidiana, presente alle pendici
del Monte Arci, località posta nella parte centro-occidentale dell'isola.
Il Monte Arci fu uno dei
più importanti centri mediterranei di estrazione e lavorazione di questo vetro
vulcanico; in quest'area, le ricerche archeologiche hanno individuato almeno
settanta centri di lavorazione e circa 160 insediamenti dai quali l'ossidiana
veniva poi esportata con le navi nei Paesi affacciati sul Mediterraneo. Il
popolo sardo degli Shardana, abili navigatori, guerrieri e commercianti,
esportavano, fin dal periodo nuragico, le formidabili ricchezze del sottosuolo
sardo. A testimoniare la presenza dei preziosi minerali restano i numerosi
toponimi, legati all'attività estrattiva: come l’Argentiera, il Montiferru,
Capo Ferrato e molti altri, a chiara testimonianza della secolare attività
estrattiva.
La qualità e l’abbondanza
dei minerali presenti sulla terra sarda, fecero sì che in Sardegna le
conoscenze metallurgiche raggiunsero, fin da epoca nuragica, un elevato livello
tecnico. La posizione geografica dell'isola, ma anche il suo patrimonio
minerario, attrassero tra il X e l'VIII secolo a.C. i mercanti fenici, ai
quali, attorno alla metà del VI secolo, subentrarono i cartaginesi. Fenici e
cartaginesi sfruttarono intensamente le ricchezze minerarie, soprattutto
nell'Iglesiente, dove sono state rinvenute tracce di escavazioni e scorie di
fusione attribuibili a questo periodo. Un'intensa attività metallurgica, sia
estrattiva che fusoria, è testimoniata, dal punto di vista archeologico, dai
ricchi giacimenti metalliferi del Sarrabus, costituiti da minerali composti da
ossidi e solfuri di ferro, rame e piombo. Di epoca preistorica è la famosa miniera
di Funtana Raminosa nella Barbagia di Belvì.
L’estrazione dei minerali
in Sardegna continuò senza interruzione col passare dei secoli; dal 238 a.C., con
l’inizio della dominazione romana, l'attività mineraria crebbe intensamente,
proseguendo in epoca medioevale (con l’aumento della produzione dell’argento). Al
principio dell'XI secolo, nel periodo della dominazione pisana, nella zona
dell'Iglesiente, i pisani ripresero i lavori abbandonati dai Romani, riaprendo
numerose cave e riportando alla luce gli antichi filoni, in particolare per l’estrazione
dell’argento, per coniare monete. Fonti storiche hanno documentato che le miniere sarde abbiano
fornito a Pisa circa 15 tonnellate annue del prezioso metallo nel periodo che
va dalla fine del XII secolo al principio del XIV secolo. Sotto il comune
toscano, nel periodo del loro massimo splendore, le miniere intorno a Villa di
Chiesa arrivarono ad occupare 6500 operai. A Villa di Chiesa funzionava la zecca,
L’attività estrattiva
proseguì durante il periodo di dominazione spagnola (1.600) e in epoca sabauda
(1.700). Nella seconda metà dell'800, nel Bacino carbonifero del Sulcis, furono
attivate le prime attività di estrazione del carbone, a cui seguì lo
sfruttamento del piombo e dello zinco. La Sardegna fu sfruttata, anche in tempi
recenti, dalla possibile estrazione dell’oro: l'estrazione aurifera fu tentata
dal 1997 al 2008 dalla società Sardinia Gold Mining, che fu autorizzata a
svolgere questa attività mineraria nei pressi del comune di Furtei, creando,
come ben sappiamo, i noti danni ambientali. Amici, il breve riassunto che ho
fatto conferma che la Sardegna è stata sempre un grande sito minerario: un
connubio straordinario, che ha legato l’Isola con l’estrazione di preziose
materie prime dal sottosuolo.
Ebbene, tra i tanti
minerali giacenti nelle viscere della nostra terra c’è anche l’antimonio,
metallo antichissimo, utilizzato fin dagli antichi egizi nella lavorazione del
rame e poi anche, soprattutto nel ‘900, dall’industria bellica e nelle tante
altre lavorazioni come quelle di fiammiferi, tubature, farmaci e leghe di vario
genere. In pochi sanno che per circa 80 anni la quasi totalità dell’antimonio
estratto in Italia proveniva dalla Sardegna e da una miniera in particolare:
quella di “Su Suergiu”, a Villasalto, borgo minerario di pregevole bellezza
naturalistica e architettonica che per molti decenni è stato il cuore pulsante
del Gerrei.
Cari amici, dopo molti secoli
di boom economico prodotto dalle numerose, fiorenti industrie estrattive, una
dopo l’altra, la quasi totalità delle miniere dell’Isola, ha cessato l’attività,
e le vecchie miniere sono diventate siti dormienti di archeologia industriale.
Ebbene, dopo un lungo abbandono sta avvenendo il risveglio: molti siti minerari
ora si stanno riciclando come antichi luoghi con finalità turistiche, arricchiti
dalla presenza di interessanti Musei Minerari. Indubbiamente una bella iniziativa,
capace di incrementare il turismo, che condivido pienamente. Nella foto ingresso miniera di Porto Flavia - Iglesias.
A domani.
Mario
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