Oristano 26 marzo 2023
Cari amici,
Lo straordinario genio
del Rinascimento italiano, LEONARDO DA VINCI, in realtà non era del tutto italiano, in quanto figlio di una donna straniera: sua madre, Caterina, era una principessa del Caucaso,
arrivata in Italia come schiava, rapita probabilmente dai tartari e poi rivenduta ai veneziani, arrivando successivamente a Firenze. Leonardo, dunque, era
fiorentino solo a metà, in quanto figlio naturale di un giovane notaio
fiorentino, Piero Da Vinci, e della principessa caucasica. Questi particolari della
famiglia di Leonardo Da Vinci sono il frutto della recente ricerca, effettuata dello
studioso Professor Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente
all'Università di Napoli «L'Orientale», che nel corso di decennali ricerche si
è dedicato soprattutto alla figura e all'opera di Leonardo.
Il documento da lui
ritrovato nell’Archivio di Stato di Firenze è un rogito notarile: l’atto di
liberazione della schiava Caterina da parte della sua padrona, monna Ginevra
d'Antonio Redditi, moglie di Donato di Filippo di Salvestro Nati, che l'aveva
ceduta in affitto come balia, due anni prima, ad un cavaliere fiorentino. Nel
rogito si legge che Caterina era «filia Jacobi eius schiava seu serva de
partibus Circassie». Il documento è autografo, redatto dal notaio Piero da Vinci, il
padre di Leonardo, che all'epoca aveva solo sei mesi, essendo nato il 15 aprile
1452. Leonardo fu il primogenito di Piero ma non di Caterina, perché, come ha
spiegato il professor Vecce, sulla base dei documenti dell'Archivio di Stato di
Firenze, come le «Ricordanze» del letterato umanista Francesco di Matteo
Castellani, risulta che Caterina nel 1450 era stata già ingravidata risultando infatti
una balia che allattava.
Su questo importante
ritrovamento il professor Vecce ha scritto un interessante libro, dal titolo «Il
sorriso di Caterina. La madre di Leonardo». (Giunti Editore), che è un
affascinante romanzo-viaggio nel Rinascimento, attraverso popoli, paesi e culture. La storia di Caterina riportata nel libro, certamente arricchita anche
di fantasia, è la storia di una ragazza selvaggia, nata libera come il vento. Lei,
una principessa dei Circassi, figlia del principe Jacob, che governò uno dei
regni sugli altopiani delle montagne settentrionali del Caucaso, fu strappata
alla sua terra ed ai suoi affetti; rapita, probabilmente dai tartari, fu fatta
schiava e rivenduta ai veneziani, arrivando poco dopo a Firenze. Fu catturata nelle
montagne del Caucaso e portata nella città di Tana (l’attuale città di Azov in
Russia, tristemente nota per le vicende di guerra), allora ultima colonia
veneziana alla foce del Don. Da lì Caterina iniziò un viaggio incredibile per
il Mar Nero e il Mediterraneo; arrivata prima a Costantinopoli, città dalle
cupole d’oro, proseguì poi per Venezia e Firenze; siamo nel 1442, in pieno Rinascimento.
Ma il suo non fu un viaggio di piacere, essendo ridotta a schiava, quindi considerata una “merce”,
non una persona.
A Venezia Caterina, grazie
al marito della sua padrona Ginevra (un vecchio avventuriero fiorentino, Donato
di Filippo di Salvestro Nati, già emigrato a Venezia, dove aveva al suo
servizio schiave provenienti dal Levante, dal Mar Nero e dalla Tana), rimase a
servizio fino al trasferimento a Firenze, come rilevato dal documento ritrovato. I
rapporti con la famiglia Veneziana, comunque, secondo il professor Vecce rimasero
ottimi. Prima di morire, nel 1466, Donato lasciò i suoi i suoi beni al piccolo
convento di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori Porta San Frediano, per la
realizzazione della cappella di famiglia e della propria sepoltura. Il notaio
di fiducia fu sempre Piero da Vinci. «E Leonardo eseguì la sua prima opera
proprio per quella chiesa: l'Annunciazione. Non fu un caso probabilmente»,
ha ipotizzato il professor Vecce.
In base ai documenti, Caterina, una volta liberata, quindi non più schiava, si sposò con Antonio Butti,
detto Attaccabrighe, e visse vicino a Vinci, dando alla luce altri cinque
figli, quattro femmine e un maschio. Nel frattempo, la fama di Leonardo cresceva
e, poco prima di morire, Caterina pare abbia raggiunto il figlio Leonardo a
Milano, vivendo per un periodo con lui. Caterina morì a Milano tra le braccia del
suo Leonardo nel 1494. Un’ipotesi probabile, avallata dal professor Vecce, è
che Caterina sia sepolta a Milano, nella Cappella dell’Immacolata Concezione, quella
dove Leonardo abbozzò la sua «Vergine delle rocce».
Cari amici, l’avvincente
storia di Caterina è una storia senza tempo! È attuale, perché parla di una
straniera che, seppure di nobili origini, si è trovata nel gradino più basso
della scala sociale e umana; è la storia triste di una donna portata via con violenza su un barcone, a
cui era stata tolta ogni possibile voce e dignità. «Per questo bisogna
raccontarla. Per Caterina e la dignità a lei tolta. Per le sue sorelle che
muoiono oggi nel mare che anche lei ha varcato, e che soffrono intorno a noi»,
come ha ribadito il professore. Un'ultima considerazione, seppure alquanto romanzesca: Chissà che "LA GIOCONDA", straordinario capolavoro di Leonardo, non sia proprio l'immagine di Caterina, la sua mamma!
A domani.
Mario
1 commento:
Molto interessante. Grazie Mario!
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