Oristano 14 marzo 2023
Cari amici,
La Sardegna, come ho
scritto altre volte, è una miniera di rarità e di endemismi, sia vegetali che
animali. Sarà perché è una terra antichissima, rimasta per millenni isolata, dove certe specie si sono riprodotte senza troppi scambi. Insomma, la Sardegna, come
scrisse il grande Marcello Serra nel suo interessantissimo libro "Sardegna quasi
un Continente” è un piccolo Continente in miniatura! Ebbene tra le diverse specie animali endemiche presenti
nell’isola, oggi voglio parlare con Voi di una vera, rara curiosità.
La rarità di cui voglio parlare è un curioso animaletto
endemico della nostra isola (c’è infatti solo in Sardegna), un particolarissimo pipistrello: l'Orecchione sardo, che vive esclusivamente nelle zone
calcaree del Supramonte di Oliena e di Baunei, nel complesso montuoso
del Gennargentu. Ebbene, cosa lo differenzia dagli altri plecotus
presenti nelle altre regioni italiani e del mondo? La sua alquanto particolare
caratteristica è la maggiore grandezza dei suoi padiglioni auricolari, indubbiamente
piuttosto sviluppati. Ma vediamo meglio le sue caratteristiche, oserei dire uniche.
L'orecchione sardo
(Plecotus sardus) è un pipistrello della famiglia dei Vespertilionidi, endemico
della Sardegna. È un pipistrello di piccole dimensioni, con una lunghezza
totale della testa e del corpo di 45 mm, mentre le orecchie misurano tra i 37,5
e i 39 mm. Arriva a pesare 9,5 g. La sua pelliccia è lunga, fine e lanosa. Le
parti dorsali sono bruno-grigiastre, mentre la parte centrale è alquanto biancastra.
Il muso è conico, con un cuscinetto rotondo sul mento. Le grandi orecchie sono
unite sulla fronte da una sottile membrana cutanea. Risulta presente solo, come
accennato prima, nel Sopramonte di Oliena e Baunei, nel complesso montuoso del
Gennargentu. La IUCN Red List, considerato l'areale limitato, la popolazione
probabilmente piccola e la qualità del proprio habitat in declino, ha classificato l'Orecchione
sardo come specie vulnerabile.
Supramonte |
Ben poco si sa
sull’ecologia e sull’habitat di questa specie, che ha un carattere molto
schivo, casualmente segnalato presente nelle zone calcaree del Supramonte di
Oliena e di Baunei e nelle aree boschive ai piedi del Monte Gennargentu, sino
al Lago Omodeo, come riporta il sito di Sardegna Foreste. Vive principalmente in
aree boschive a quote medio-basse e trova rifugio in grotte e cavità ipogee.
Niente è noto attualmente sulle sue attività di caccia. Si tratta, come detto,
di una specie classificata vulnerabile anche se non a rischio estinzione.
Questa particolare specie
di pipistrelli venne scoperta da due studiosi italiani, Mauro Mucedda ed
Ermanno Pidinchedda, del Gruppo Speleologico Sassarese (centro per lo studio e
la protezione dei pipistrelli in Sardegna), e da due ricercatori tedeschi,
Andreas Kiefer e Michael Veith, dell’Istituto di zoologia dell’Università di
Mainz. L'orecchione sardo
(Plecotus sardus) è la 119ma specie di mammiferi italiana, ed è stata
individuata anche grazie alle tecniche molecolari, basate cioè sulle analisi
del DNA. Si tratta di una specie di pipistrello completamente nuova per la
scienza, la cui esistenza era sfuggita a tutti i ricercatori e zoologi che da
sempre hanno studiato la fauna della Sardegna. Come detto prima il “Plecotus
sardus” (Orecchione sardo) costituisce una vera novità non solo in ambito
italiano ma anche nel contesto europeo e mondiale. La nuova specie è stata
identificata grazie all’indagine genetica.
Come ha avuto modo di sottolineare
lo studioso Mauro Mucedda, in un articolo apparso sulla rivista “Newton”, “Ha
quasi dell’incredibile che agli inizi del terzo millennio si possa ancora
scoprire un nuovo mammifero in ambito europeo, dove tutta la fauna si riteneva
già nota e studiata da secoli”. Il Plecotus sardus costituisce attualmente
l’unico mammifero endemico della Sardegna e anche l’unico pipistrello endemico
d’Italia. L’orecchione sardo, inoltre, è l’unico pipistrello al mondo ad essere
stato descritto da autori italiani.”.
Cari amici, che la
Sardegna sia una terra unica, dove sono presenti minerali, flora e fauna di
straordinario interesse è una bella realtà. Tuttavia, piange il cuore a pensare
che tutto questo nostro straordinario e unico patrimonio non risulta valorizzato a
dovere. È come avere una miniera di diamanti e non sfruttarla! Chissà se le
nuove generazioni saranno capaci di realizzare quella valorizzazione che fino
ad oggi, purtroppo, manca!
A domani amici lettori.
Mario
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