venerdì, dicembre 03, 2021

LE CITTÀ DEL FUTURO: SI STUDIA L'IDEA DI TRASFORMARLE DA GIUNGLA URBANA IN "SPAZIO ABITATIVO IN ARMONIA CON LA NATURA". L’ESEMPIO DI SINGAPORE ALL’EXPO 2020.


Oristano 3 dicembre 2021

Cari amici,

Che gli immensi agglomerati urbani, ovvero le numerose megalopoli presenti sul pianeta siano diventate particolarmente invivibili, è una triste realtà. Eppure è difficile convincere chi le abita a tornare a vivere in centri modesti, molto più ricchi di verde, dove il contatto con la natura sia ancora capace di farci stare meglio, a partire da una sana respirazione. Gli studi più importanti di architettura del mondo stanno cercando di trovare soluzione a questo rebus, ma a quanto pare far “quadrare il cerchio”, cioè riuscire a vivere bene in una città gigantesca, appare davvero difficile. Eppure qualcuno è già alla ricerca di una soluzione.

All’Expo Dubai 2020, in corso dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022, Singapore ha presentato, in un visitatissimo padiglione, la sua visione di “città del futuro”. Una soluzione, quella proposta, che vuole evidenziare come anche una caotica città come Singapore possa diventare una “City in Nature”, ovvero una città capace di riconciliarsi con la natura, vivendo in armonia con essa. Le parole chiave del progetto proposto sono: sostenibilità, vivibilità e resilienza. Tre concetti che saranno perfettamente integrati in una città smart, dal design moderno e con una grande attenzione verso il rispetto del pianeta.

Singapore nel suo padiglione ha esposto un vero e proprio microcosmo di quello che sarà il futuro della città-stato. L’impegno messo in campo evidenzia la ricerca di soluzioni urbane sostenibili, tali da far diventare l’immenso agglomerato urbano una City in nature. Il padiglione dimostrativo è stato attrezzato in modo sfizioso, tale da fa conoscere ed esplorare ai visitatori le abitazioni future, compresse le aree Ground Garden. Queste consistono in un giardino paesaggistico con tanto di laghetto di fitodepurazione immerso in una flora che comprende anche l’orchidea Miss Joaquim, fiore nazionale di Singapore. Un ottimo esempio di come la natura possa essere perfettamente integrata negli ambienti urbani.

La città-Stato di Singapore, amici, è il secondo Paese al mondo per densità di popolazione. Una città-stato grande poco più di un francobollo, incastonata a 150 chilometri a nord dell’Equatore, ma abituata ad eccellere in ogni campo. Ebbene, il padiglione di questo modernissimo Paese asiatico racconta come è possibile trasformare limiti solo apparenti dettati dalle scelte di sostenibilità, resilienza e vivibilità urbana, in altrettante più grandi opportunità. L’innovazione ipotizzata porterebbe le nuove costruzioni della città a minimizzare l’impatto ambientale, riducendo a zero i consumi energetici, grazie ai pannelli solari installati sulla copertura; anche l’acqua, estratta da una falda sottostante, sarebbe desalinizzata, con un processo di osmosi inversa tale da consentire l’irrigazione del verde e l’alimentazione del sistema di raffrescamento a nebulizzazione.

Lee Kuan Yew

Amici, la Singapore del futuro appare proiettata verso il modello della City in Nature. E non sono solo chiacchiere. Singapore è da tempo che aspira a diventare una City in Nature: sin dai tempi dell’indipendenza, ottenuta nel 1965. Anni lontani, nei quali, in Occidente, i temi ambientali non occupavano ancora i titoli dei giornali. Ma, già da allora, il Primo Ministro Lee Kuan Yew predicava la necessità di abbandonare senza riserve il modello "giungla urbana" per abbracciarne uno alternativo basato sulla ricerca della piena armonia con la natura. Già oggi, in realtà, Singapore è una delle città più verdi del mondo, con più del 50% della sua superficie occupata da parchi e giardini. La bella cornice è il Singapore Green Plan 2030, per il quale ogni Cittadino è chiamato a co-creare nuove soluzioni per la sostenibilità.

Cari amici, Il concetto di fondo dell’interessante progetto della città-Stato di Singapore è quello che tutti in teoria vorremmo: far sì che la natura possa coesistere con l’uomo, cosa fino ad oggi ritenuta impossibile, visti i danni che per vivere bene l’uomo ha arrecato (e continua ad arrecare) alla natura. Solo creando adeguati ambienti di biodiversità, infatti, l’urbanizzazione potrà conciliare “uomo e natura”, ovvero soddisfare le nostre esigenze nel rispetto delle regole della natura. L’uomo, se vorrà salvarsi dovrà imparare a coesistere con l’ecosistema già presente, altrimenti non avrà futuro.

 A domani.

Mario

 

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