Oristano 14 dicembre 2021
Cari amici,
Ormai la nostra vita sembra
impossibile senza essere diventati protagonisti di uno o più social: da Facebook a Twitter, da
Instagram a Tik Tok, da Pinterest a
Linkedin, solo per citare i più noti. Una
partecipazione sempre in crescita, se pensiamo che gli utenti delle piattaforme
social sono cresciuti del 13% nell'ultimo anno, con quasi mezzo miliardo di
nuovi utenti, o se preferite oltre 1,3 milioni di persone ogni giorno, o 15 al
secondo. Insomma, oggi le persone nel mondo “connesse” tramite i social sono in
4,2 miliardi (dati al gennaio 2021).
Sui social condividiamo
tutto: dalle vacanze alla nascita dei figli, dal lavoro che svolgiamo alle
relazioni sentimentali, dai gusti alimentari alle altre nostre preferenze.
Tutto ciò che pubblichiamo, però, non passa inosservato: per primo a spiarci c’è
l’algoritmo del social dove pubblichiamo, ma non solo; siamo costantemente “spiati”
anche da una miriade di società che usano l'intelligenza artificiale per capire
chi siamo; in questo modo creano un nostro bel profilo che poi viene venduto
alle diverse aziende commerciali. Insomma, amici, sui social siamo diventati “merce”,
da vendere al miglior offerente!
Amici, condividere in
rete senza reticenze ciò che facciamo, esprimere liberamente i nostri gusti, le
nostre convinzioni, seppure ci piaccia molto, è meglio sapere che è molto più pericoloso di quello che crediamo!
Rendere pubblica la nostra vita on line fa comodo a molti, in particolare a chi
vuole spiarci per carpire i nostri segreti più intimi. Purtroppo molti di noi
ignorano che nel mondo digitale tutto viene tracciato, conservato e analizzato.
E queste informazioni sono utili, successivamente, a creare degli “effetti commerciali”
sulla nostra vita reale.
Che il social dove siamo
allocati utilizzi gli algoritmi per misurarci e sapere chi siamo e che gusti
abbiamo, lo sappiamo in tanti, ma il fatto è che il problema non finisce qui.
Il profilo ricavato dall’algoritmo, come accennato, diventa presto merce preziosa, pronta da vendere
agli inserzionisti pubblicitari. Anche se molti lo ignorano, c’è da ribadire che i
social non sono a pagamento (sono tutti gratuiti) solo per il semplice fatto che li
paghiamo con la nostra presenza, col nostro operare! Il pedaggio lo paghiamo
noi, in quanto siamo “noi”, con la nostra operatività, la merce di scambio! Il primo
risultato è il bombardamento dei prodotti che loro sanno che ci piacciono,
convincendoci in questo modo ad acquistarli.
E non è tutto, cari amici.
L’uso commerciale non è la massima preoccupazione per chi naviga nel web. C’è
di peggio. Il nostro profilo, bello corposo, risulta anche molto interessante a
fini politici, per sapere in che area siamo collocati. Che dire poi, del fatto
che il nostro profilo “può essere “venduto” a caro prezzo alle diverse aziende
che fanno sondaggi? Per fare cosa, direte Voi? Perché sicuramente è merce preziosa. Una, per esempio, riguarda l’utilizzo del nostro profilo che può essere
venduto ad un’azienda che si occupa di “Recruiting” (reclutamento), ovvero di selezionare
il personale da assumere; il profilo evidenzierà in modo utile la personalità dell’utente
social, basata sui dati raccolti sui suoi profili, sui comportamenti tenuti nei
vari social e quant’altro, agevolando la selezione.
Nel caso delle vendite
commerciali, invece, conoscere i nostri gusti facilita il martellamento
commerciale con i prodotti che noi abbiamo già dichiarato sui social di gradire,
semplificando in questo modo le vendite. Amici, la domanda che possiamo porci a
questo punto è: “tutto questo può essere considerato lecito e legale?”. La
risposta è sì, perché si tratta di informazioni pubbliche, da noi rese spontaneamente.
Forse sarà anche poco etico, ma in realtà sarebbe meglio per noi essere meno spontanei
e più riservati su qualsiasi social.
Cari amici, personalmente
sono sui social da diversi anni. Posso dirvi, in tutta franchezza, che il mio
dialogo virtuale con i tanti amici che annovero è sempre lineare, pacato e
improntato alla massima trasparenza. Credo che tutti dovremmo evitare di
raccontare all’immensa platea che ci legge tante cose personali, spesso anche
dei nostri figli (anche minori), e di esprimerci in maniera inappropriata nel
commentare le diverse situazioni che la vita ci mette davanti, sia a noi
personalmente che al resto della famiglia o della società. Forse una maggiore sobrietà e
riservatezza, sarebbe davvero auspicabile!
A domani.
Mario
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