Oristano 7 dicembre 2021
Cari amici,
Cieli sempre più vuoti e
silenziosi. Dai nostri cieli stanno scomparendo passeri, storni, allodole e
persino la ballerina gialla. E le cause sono note a tutti. Primo responsabile dell’impoverimento
dei nostri cieli, da sempre solcati dagli uccelli, è l’agricoltura intensiva. I
calcoli fatti a partire dal 1980 hanno messo in luce che in Europa
l'agricoltura intensiva e le altre attività umane collegate hanno contribuito a
far scomparire tra 600 e 900 milioni di esemplari degli uccelli più comuni, in
pratica uno su sei. Il declino ha particolarmente colpito il passero domestico,
con 247 milioni di esemplari in meno rispetto a 40 anni fa.
Che dire, poi, delle altre
203 specie? Tante, in particolare i rapaci. Questi dati sono stati rilevati da
uno studio di BirdLife International, Società di ornitologia della
Repubblica Ceca, lavoro portato avanti unitamente all’inglese Royal Society
for the Protection of Birds (Rspb), che hanno analizzato i dati di 378
delle 445 specie native nei Paesi europei e in Gran Bretagna. La ricerca ha
evidenziato un calo numerico che va dal 17 al 19% delle specie tra il 1980 e il
2017. Insomma, in 40 anni sono diminuiti pericolosamente nei nostri cieli:
oltre al passero domestico anche la ballerina gialla, 97 milioni in meno, gli
storni, in calo di 75 milioni, e le allodole, diminuite di 68 milioni.
Quali prime responsabili
di questo disastro sono apparse le attività agricole, svolte in maniera sempre
più intensiva, che hanno causato la perdita di habitat delle specie associate
all’attività volta, oltre al deleterio uso dei dannosi pesticidi che uccidono
gli insetti di cui gli uccelli solitamente si nutrono. Oltre le specie
stanziali risultano ugualmente danneggiate da questi cambiamenti le specie
migratorie a lunga distanza, quali appunto la silvia e la ballerina gialla. Il
passero domestico stranamente risulta in forte diminuzione anche nelle città, e,
tra le cause (non tutte per ora identificate), ci potrebbero essere la mancanza
di cibo, la perdita di biodiversità, l'inquinamento atmosferico e la malaria
aviaria.
"Il nostro studio è
un campanello d'allarme sulla reale minaccia delle estinzioni e di una
primavera silenziosa", ha affermato Fiona Burns, autrice
principale dello studio e scienziato senior della conservazione del Rspb.
Per i ricercatori, il vertice della Convenzione ONU sulla diversità biologica
in agenda nel 2022 sarà cruciale per costruire un quadro solido di prevenzione
delle estinzioni e per recuperare l'abbondanza perduta di molte specie. "C’è
bisogno di un'azione trasformativa in tutta la società per affrontare insieme
le crisi della natura e del clima", ha sottolineato con forza Fiona Burns.
Per la studiosa è necessario "aumentare la portata e l'ambizione di
un'agricoltura rispettosa della natura, della protezione delle specie, della
silvicoltura e della pesca sostenibili ed espandere rapidamente la rete delle
aree protette".
Pettirosso |
A modesto conforto si è
rilevato anche un leggero aumento di alcune specie. Mentre da 600 a 900 milioni
di uccelli sono scomparsi, 203 delle 378 specie studiate sono invece aumentate
di numero. Il 66% dei 340 milioni di uccelli in aumento provenivano da sole
otto specie in forte espansione: capinera, lupino, merlo, scricciolo,
cardellino, pettirosso, colombaccio e cinciarella. Sono 11 le specie di rapaci aumentate
(più che raddoppiate dal 1980), tra cui falco pellegrino, falco di palude,
poiana, aquila dalla coda bianca e aquila reale; tuttavia si tratta di specie
relativamente rare, quindi le loro popolazioni sono ancora abbastanza limitate.
Gli scienziati affermano
che questi rapaci hanno beneficiato di una maggiore protezione e riduzione dei
pesticidi nocivi e della caccia, nonché di specifici progetti di ripristino
delle specie. La Direttiva Uccelli e la Direttiva Habitat dell'UE hanno anche
fornito protezione legale alle specie e agli habitat prioritari che sono stati
trovati a beneficio di queste specie di uccelli.
Cari amici, la pericolosa
diminuzione nei nostri cieli dei volatili non crea solo danni apparenti, come
un maggior silenzio primaverile, la diminuzione del loro cinguettio e la rarità
di materia prima per gli amanti del birdwatching; questi uccelli svolgono in
natura un ruolo cruciale nella riproduzione delle colture, con la diffusione di
semi e pollini, oltre a mangiare i parassiti nemici dell’agricoltura. Perdere loro,
dato il servizio svolto, significherebbe compromettere in futuro determinate
produzioni alimentari. Quanto agli spazi urbani, sempre meno frequentati dai
passeracei, potremmo studiare qualcosa per renderli graditi e a loro più appetibili.
Misure come la riduzione dell’inquinamento luminoso, o il miglioramento della
visibilità delle finestre per evitare le collisioni, sarebbero di grande aiuto
per gli uccelli, che in questo modo condividerebbero meglio l’habitat cittadino
con noi.
A domani amici.
Mario
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