Oristano 26 dicembre 2021
Cari amici,
L’amministrazione del
nostro Stato evidenzia, riguardo alle tasse, un dato eclatante che ha poco
bisogno di spiegazioni: il 71% dell’Irpef è pagata in Italia dal 21% dei
contribuenti. L’analisi fatta su “contribuenti e l’Irpef”, evidenzia la iniqua distribuzione
del ‘peso’ dell’Irpef. I contribuenti che hanno redditi fino a 7.500 euro lordi
l’anno sono 10,04 milioni, il 24,2% del totale, e versano in media 31 euro a
testa; da 7.500 e 15 mila euro l’anno lordi si contano oltre 8 milioni di
contribuenti (il 19,5% del totale), che versano (considerando l’effetto bonus
80 euro) un’Irpef media di 454 euro l’anno. Quindi il 43,68% dei contribuenti
paga solo il 2,31% del totale Irpef, pari a un’imposta media, considerando
deduzione e detrazioni, di 152,64 euro pro capite. Sopra i 100mila euro,
l’Osservatorio individua solo l’1,21% dei contribuenti che versa però un buon
19,56% delle imposte.
Se si sommano a questi
contribuenti, che potremmo definire benestanti in termini di reddito, anche i
titolari di redditi lordi da 55 mila a 100mila euro , si ottiene che il 4,63%
paga il 37,22% dell’Irpef. Includendo infine anche i redditi dai 35 mila ai 55
mila euro lordi, risulta che il 13,22% dei contribuenti paga il 58,86%
dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. Se si utilizza invece come
spartiacque la fascia che supera i 29mila euro si ottiene il numero che si citava
all’inizio: il 21,18% dei contribuenti totali con redditi superiori 29 mila
euro lordi corrispondono il 71,64% dell’intera Irpef!
Un dato che evidenzia in
modo chiaro e lampante l’urgenza di una razionale “riforma fiscale”. Per ora
sull’operazione tasse il Governo ha messo sul piatto 8 miliardi di euro. Oltre
alla riduzione del cuneo fiscale, è in corso un intervento sull’Irpef,
favorendo la fasce di contribuenti con redditi medio-bassi. L’obiettivo del Governo
è ridurre l’aliquota del terzo scaglione dell’Irpef, ora fissata al 38%, pagata
dai cittadini che guadagnano tra i 28 e i 55 mila euro.
La promessa riforma
fiscale, insomma, s’avrebbe proprio da fare, anche se il peso morto che grava
sulla bilancia del nostro Stato sono gli “evasori”, che, dai calcoli (certamente
effettuati per difetto) elaborati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze,
nel 2019 si aggira sui 80,6 miliardi di euro. In leggero calo, in quanto in
precedenza il dato era approssimato superiore ai 100 miliardi di euro. Che ci
sia troppo distacco tra la classe politica e la vita reale, è certificato dai
dati economici e sociali: nelle classifiche europee il nostro Paese primeggia
per debito pubblico ed evasione fiscale, mentre è agli ultimi posti per redditi
da lavoro e tasso di occupazione.
La pericolosa
contraddizione è che l’Italia è ai primissimi posti sia per spesa sociale
che per evasione. La gran parte della spesa e del debito pubblico se ne
va per sussidiare una bella fetta di popolazione, e quindi non c’è da stupirsi
se gli effetti finali di questa magnanima politica del consenso (che ha portato,
per fini politici, ad una aberrazione del ‘Reddito di cittadinanza’, erogato
non solo a chi non può lavorare ma anche a chi non vuole), hanno dato come risultato
una forte mancanza di lavoratori, una scarsa organizzazione del lavoro,
un’evasione di massa e una pericolosa pauperizzazione. Che fare, dunque, per
cercare di trovare una soluzione che possa migliorare la situazione?
Amici, tutto passa da una
seria e costante lotta all’evasione, e da una revisione attenta della spesa sociale.
Solo se riusciremo a contrastare con maggiore incisività l’economia sommersa, e faremo pagare le tasse anche ai colossi dell’e-commerce presenti nel nostro
Paese, la situazione si avvierà alla normalità. Per farlo è necessario
incrociare in maniera efficace le 161 banche dati fiscali che possiede
l’Amministrazione finanziaria e, infine, provvedere a una seria riforma del
fisco, che ridistribuisca equamente il
peso delle tasse su tutti i contribuenti; non è da escludere che, con i giusti
provvedimenti, nel giro dei prossimi 4/5 anni l’evasione fiscale presente in
Italia potrebbe addirittura ridursi della metà, allineandosi così al dato medio
europeo.
Cari amici, non sarà
facile, perché, come spesso avviene, per passare dalle parole ai fatti ci sono le “forche
caudine” difficili da allargare. È con il concorso di tutti, che gli sprechi e
gli sperperi possono essere ridimensionati e chi ha da pagare venga costretto,
finalmente, a farlo!
A domani.
Mario
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