sabato, dicembre 11, 2021

IL PASSATO RITORNA: RINASCE IL BIRRIFICIO PUDDU, VANTO DI ORISTANO E DELLA NOSTRA PROVINCIA NEGLI ANNI SESSANTA DEL SECOLO SCORSO.


Oristano 11 dicembre 2021

Cari amici,

A volte, anche dopo molti anni, il "Passato" ritorna. Si, questo “ritorno” vale anche per l'azienda la cui storia voglio riportare a Voi oggi, quella della rinascita del “Birrificio Puddu”, la fabbrica di birra che operava ad Oristano negli anni Sessanta del secolo scorso. Operava in passato nel prolungamento di via Umbria, dove si innalzavano una volta le insegne della “Industria vinaria di Francesco Puddu”, noto Raffaele. Vi operava con i figli Antonio, Gigi e Giorgio. In un primo tempo l’attività girò per bene, riscuotendo un buon successo anche fuori provincia, tanto che molti oristanesi ancora oggi ricordano la bontà di quel prodotto made in Oristano.

Non sempre, però, come la storia insegna, le imprese economiche durano nel tempo, e venne, anche per la birra Puddu, il giorno che le serrande si abbassarono. L’immobile rimase a lungo chiuso e tetro, simbolo di un’era giunta al termine, è finì i suoi giorni demolito per far spazio in città ad un nuovo polo commerciale, facente parte del progetto di risanamento urbanistico – ambientale della città del futuro denominato “Oristano Est”.

Ebbene, dopo un lungo sonno silente, forse anche grazie ai ricordi del passato, la “Birra Puddu” è rinata dalle sue ceneri. La rinascita la si deve a tre giovani imprenditori che sfidando l’economia globalizzata del terzo millennio, hanno deciso di tuffarsi nell’avventura di riprendere la produzione dell’antica birra. Ecco i tre moschettieri: Giuseppe Carrus, 45enne cagliaritano, giornalista enogastronomico, proprietario di due locali a Cagliari, Fabio Porcu, 33enne di Santu Lussurgiu che si porta dietro l’esperienza maturata in quattro anni di lavoro nelle Distillerie Lussurgesi, e Mauro Fanari, 38enne di Zeddiani.

A lanciare per primo l’idea di ricreare un birrificio artigianale è stato proprio Mauro Fanari, forte di una laurea in Agraria a Sassari, oltre ad una interessante esperienza da birraio a Perugia, fatta non solo per il completamento dei suoi studi universitari. Un'esperienza, la sua, maturata nel riavviare in Umbria uno stabilimento della zona, riuscendo a riportare in vita un vecchio marchio umbro del 1.800, oltre ad una successiva esperienza formativa fatta in Inghilterra, a Sheffield.

L’idea, di riportare in vita il marchio “Birra Puddu” maturò al ritorno del Fanari a casa, il quale, dopo aver fatto tutte quelle esperienze prima ricordate, dopo un colloquio con uno zio che gli parlò del vecchio birrificio Puddu, decise di farlo tornare in vita. L’idea, sposata dagli altri due, iniziò così a prendere corpo e si diede il via all’iniziativa. Ad agosto del 2018 i tre siglano il "patto di rinascita" con l'avvio della nuova società. Il locale venne trovato in via Giovanni XXIII, la strada che collega Oristano con Santa Giusta.

I tre soggetti, tutti molto caparbi, mettono insieme le esperienze individuali, cercando di vincere la scommessa che si sono fatta a vicenda. Supportati dallo studio, e soprattutto dalla voglia di fare, iniziano decisamente il percorso. Riportare in vita questo marchio,  simbolo dai mitici anni ’60 del nostro territorio, non è certo semplice, ma non demordono. Un marchio storico importante come la Birra Puddu, nato nel 1962, andava riportato in vita con tutti i crismi. L’antica birra, prodotta nello stabilimento del Foro Boario alle porte di Oristano, era all’epoca un prodotto eccellente, che faceva concorrenza persino alla super famosa “Ichnusa”, l’altra birra sarda nata a Cagliari.

Ora, ad attività avviata, i tre raccontano le prime fasi d’avvio. «La nostra avventura imprenditoriale non è iniziata benissimo – dicono con un sorriso Mauro Fanari e Fabio Porcu –; il giorno dopo che abbiamo firmato il contratto di affitto nel marzo 2020, è iniziato il Lockdown e il mondo sembrò che ci fosse crollato addosso. Si può dire che ci siamo fermati prima ancora di iniziare, ma da settembre 2020 abbiamo ripreso e fatto partire i lavori al birrificio».

Il dado era ormai tratto. A giugno di quest’anno è partita la produzione dei primi litri di birra commercializzata, produzione che arriverà ad avere una capacità di 800 ettolitri l’anno e un potenziale sviluppo massimo di 2mila ettolitri. Per ora la distribuzione è limitata al comprensorio di Oristano e un po’ su Cagliari, ma diversi sondaggi, con una prima presenza promozionale sono stati lanciati in locali di Roma, Milano e Bergamo. Il mercato sembra ricettivo, e i primi riscontri appaiono positivi, non solo ad Oristano. Indubbiamente, dicono con sincerità i tre soci fondatori, non è stato facile, ma in quest’attività ci crediamo e vogliamo portarla avanti con determinazione.

Amici, io credo che il loro progetto andrà felicemente avanti. Le nuove bottiglie, la cui etichetta riporta orgogliosamente l’anno di fondazione del precedente marchio e la torre di Mariano con un tappo sulla sommità, hanno iniziato a fare capolino nei bar e nei ristoranti; il gradimento della clientela sono certo che non mancherà! Sono tre i tipi di birra prodotti: una Porter, una Golden Ale e un’India Pale. Birre forti, decise, di fiera origine locale: tre vere sarde di carattere. Auguri!

A domani.

Mario

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