venerdì, dicembre 31, 2021

LO SPRECO ALIMENTARE: NONOSTANTE LA FAME NEL MONDO AUMENTI, TANTO CIBO PER MILIARDI DI DOLLARI FINISCE NELLA SPAZZATURA.


Oristano 31 dicembre 2021

Cari amici,

Chiudo i post del 2021 con un caldo invito ad evitare lo spreco alimentare! La fame nel mondo, purtroppo, continua ad aumentare: prima a causa dei conflitti armati, poi per i cambiamenti climatici, ed ora a tutto questo ha fatto seguito la pandemia da Covid, tanto che, nel 2020, la percentuale di popolazione denutrita nel mondo, dopo anni nei quali si erano registrati lenti progressi, ha ripreso ad aumentare. Oggi si contano 155 milioni di persone in stato di insicurezza alimentare acuta, 20 milioni in più rispetto al 2019. Eppure, ciò nonostante, lo spreco alimentare nel mondo continua, diventando un serio problema.

Secondo la FAO, ogni anno in media intorno al 33% del cibo prodotto finisce nella spazzatura! Si tratta, pensate, di circa 1,3 miliardi di tonnellate! Calcolare il valore di questo spreco in termini economici a livello globale è problematico, infatti il prezzo di ogni alimento cambia in modo significativo nelle diverse aree, anche di uno stesso Stato. La produzione di cibo comporta l’impiego di molte risorse, come fertilizzante, elettricità, carburante per i trasporti e così via. Ad essere maggiormente sotto pressione sono le riserve di acqua dolce, sfruttate in maniera molto massiccia e sempre meno sostenibile per l’equilibrio naturale. Secondo la FAO, dal 1974 al 2020 la quantità di cibo buttato è aumentata del 50%.

Sempre secondo le stime della FAO, nel mondo ogni giorno viene sprecato l’equivalente di 214 kilocalorie pro capite. Queste, tuttavia, sono statistiche ottimistiche, secondo una ricerca della Wageningen University and Research pubblicata nel 2019 sulla rivista scientifica Plos One. Per gli studiosi dell’Istituto olandese, infatti, lo spreco medio pro capite giornaliero a livello globale è in media di 527 calorie. L’istituto olandese, inoltre, ha osservato la correlazione esistente fra ricchezza e spreco alimentare. La percentuale di cibo gettato via inizia a salire molto a partire dal reddito di 6,70 dollari al giorno. Lo spreco, poi, aumenta con sempre meno velocità con l’aumentare della ricchezza, per poi stabilizzarsi, quando viene superata una certa soglia, che cambia da Paese a Paese.

Al primo posto per spreco alimentare, secondo Statista.com, c’è l’Australia, con 361 chili di cibo pro capite sprecati ogni anno; seguono gli Stati Uniti, con 218 chili pro capite, e la Turchia, con 148 chili. Oltre alla ricchezza, anche il clima influenza lo spreco, sebbene in misura minore. Infatti, in Paesi più caldi gli alimenti si deteriorano con maggiore facilità, il che porta soprattutto, sia negozi che produttori, a dover buttare importanti quantità di cibo. L’Italia, invece, è collocata all’8° posto, con 146 chili pro capite.

Lo spreco di cibo può essere di due tipi, quello messo in atto dalle diverse aziende che si occupano di produrre le materie prime, lavorarle e metterle in commercio, e quello effettuato dai consumatori. Per la prima categoria il Paese peggiore sono gli Stati Uniti, dove quasi il 40% del cibo prodotto viene gettato via prima di essere messo in vendita. Nel secondo tipo di spreco, quello delle famiglie, il dato peggiore è quello della Svezia, dove ogni anno i consumatori buttano via circa il 25% degli alimenti acquistati.

Tornando alla nostra Italia, secondo il rapporto Waste Watcher 2019, curato da SWG e Last Minute Market, considerando il valore degli alimenti nel nostro Paese, ogni anno finiscono nella spazzatura 15 miliardi di euro in cibo. Di questi, 3 miliardi sono gettati dalle aziende e 12 miliardi dai consumatori. Tale cifra corrisponde a circa l’1% del PIL del nostro Paese. Con i prodotti alimentari buttati via dagli italiani si sarebbero potute sfamare ben 12 milioni di persone.

I dati contenuti nel Rapporto della Fondazione Cesvi, Cooperazione e Sviluppo, sono davvero allarmanti: secondo l'Indice Globale della Fame 2021, infatti, in 47 Paesi in particolare la fame resta elevata, e le possibilità di porre un freno e ridurla, come previsto dall'obiettivo Fame Zero fissato dalle Nazioni Unite entro al 2030, sono proprio scarse. Dal rapporto si rileva che la fame è stata classificata grave in 37 Paesi, e quelli con i livelli di fame più alti del mondo (in arancione nella mappa qui sotto riportata) sono nove, tra i quali Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Yemen e Siria.

Indubbiamente una situazione “Fame-Spreco” a dir poco intollerabile! Ai precedenti problemi causati dalle guerre e dai cambiamenti climatici, l’arrivo della pandemia del Covid ha dato un colpo mortale. Secondo la FAO, per effetto del Covid, nel 2030 le persone denutrite continueranno ad aumentare: saranno 657 milioni, circa 30 milioni in più. E già oggi appare evidente come la crisi economica derivata dalla pandemia abbia pregiudicato la sicurezza alimentare: infatti, nel 2020, il numero di persone che soffrono la fame è aumentato di quasi 20 milioni rispetto al 2019.

Cari amici, come si fa a tollerare che si continui a gettare nella spazzatura tanto cibo? I mezzi per agire e limitare questo spreco, volendo, ci sono. I produttori possono ricorrere alla tecnologia per garantire uno stoccaggio più efficiente e una migliore conservazione dei prodotti; inoltre, possono affidare alle industrie di trasformazione la frutta e la verdura non conformi agli standard, destinando poi gli scarti all’alimentazione animale, alla fabbricazione di compost o alla metanizzazione. I rappresentanti delle Istituzioni, inoltre, devono intraprendere grosse azioni di sensibilizzazione, sia nei confronti delle industrie che dei consumatori. Le soluzioni esistono, quindi non indugiamo oltre e sfruttiamole! Ne va della salvezza del pianeta!

A domani, amici, con il mio caloroso “BUON ANNO a tutti Voi!

Mario

giovedì, dicembre 30, 2021

CITTÀ, CIRCOLAZIONE CAOTICA, INQUINAMENTO E RISCALDAMENTO GLOBALE: DAL 2050 A MILANO LE AUTO PRIVATE POTREBBERO ESSERE BANDITE DALLA CITTÀ.

La Milano del futuro sarà senza auto?

Oristano 30 dicembre 2021

Cari amici,

Che nelle città, in particolare nelle megalopoli, la circolazione sia diventata praticamente impossibile, specie nei centri storici, è cosa ben nota. Finora tutte le soluzioni tentate (dalle corsie preferenziali alle piste ciclabili) non hanno portato grandi effetti positivi per cui iniziano a circolare voci di soluzioni a dir poco avventate, difficili da digerire. Una delle proposte, da alcuni cittadini definite sconvolgenti, è quella lanciata da  Elena Grandi, Assessora all’Ambiente del Comune di Milano.

In un’intervista rilasciata senza peli sulla lingua al Corriere della Sera la Grandi si è così espressa: “L’amministrazione di Milano non vuole veder circolare nemmeno le auto elettriche, per il semplice fatto che non vuole più vedere le auto circolare in città. Di nessun tipo. È obiettivo di massima dell’Amministrazione avere, entro il 2050, una città totalmente senza auto private; ripeto: nemmeno elettriche, noi vogliamo una città senza macchine”.

Indubbiamente un grande shock per molti, a cui si aggiunge il varo di provvedimenti immediati, come la creazione di zone da percorrere a 30 km/h, l’aumento delle piste ciclabili ovunque e così via, normative che stanno rendendo già oggi impossibile la vita ai milanesi. I patemi d’animo crescono di giorno in giorno, pensando, con timore, ai provvedimenti che certamente arriveranno nei prossimi anni. Il convincimento sempre più forte è che quella in carica sia una giunta che dà mano libera all’estremismo ambientalista contro l’automobile.

Se è pur vero che il problema del traffico a Milano è serio e complesso, non si possono nemmeno ignorare le conseguenze di un possibile blocco delle auto private in città. L’auto per tante famiglie  è uno strumento necessario alla vita quotidiana, in particolare per chi, per esempio, alle 7 del mattino ha tre figli da portare in asili o scuole diverse e sparse in punti disparati della città; che dire, poi, degli anziani che hanno visto sparire i negozi di prossimità dal proprio quartiere e non hanno altro strumento per raggiungere i lontani ipermercati della cintura metropolitana? E quelli che vivono nelle zone semiperiferiche e periferiche della città e non possono  permettersi i tempi e le attese dei mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro, che dovrebbero fare?

L’Amministrazione comunale non può certo, in ossequio al nuovo “Credo Green” applicare ‘TOUT COURT’ nuove norme condannando i più deboli! Sono quelli che non posso permettersi i 10 mila e più euro al metro quadro (costo delle abitazioni nel centro storico), e che affrontano i mille e altri problemi e le lotte, che la vita quotidiana loro impone. Per loro l’automobile non è un lusso, ma una necessità. Di ogni maledetto giorno. Ecco, credo che l’Amministrazione della città, prima di prendere decisioni così drastiche farebbe bene a riflettere meglio.

Indubbiamente bisognerà, davvero, trovare soluzioni adeguate, che non potranno limitarsi solo ed esclusivamente alla circolazione delle auto private in città, ma dovranno certamente cercare di affrontare e risolvere i problemi conseguenti all’evoluzione che, da oggi al 2050, avrà il “surriscaldamento globale”, che prevede aumenti particolarmente intensi nella fascia europea.

Un recente studio svizzero ha analizzato in che modo potrà cambiare il clima nelle città europee nei prossimi decenni. Focalizzando l’attenzione, per esempio, proprio su Milano e Roma, Milano, si troverà ad affrontare un clima come quello attuale di Dallas, negli Stati Uniti; che sta a significare che le temperature saranno in crescita di oltre 7 gradi centigradi, rispetto ad oggi, nei periodi più caldi”, e  di “2,5 gradi centigradi in media”. A Roma, allo stesso modo, il clima sarà simile a quello che oggi c’è in Turchia, con temperature di 5,3 gradi più alte nei mesi estivi e di 2,6 gradi in media. E a Torino, invece, le temperature saliranno di 7,7 gradi in più, durante i mesi più caldi, e 2,1 in media.

Cari amici, Di qui al 2050, infatti, circa l’80 per cento delle grandi città di tutto il mondo vivrà degli stravolgimenti epocali dal punto di vista del clima. E ad essere più colpito sarà proprio l’emisfero settentrionale della Terra. In Europa, a Parigi, per esempio, si avvertiranno le sensazioni che oggi si provano a Canberra, in Australia, con temperature di 6,1 gradi più alte in estate e di 1,4 gradi in media. Lo studio svizzero ha il merito di essere tato molto chiaro in termini di impatto mediatico. Se infatti numerose analisi hanno offerto risultati interessanti ma numerici e a volte complessi da interpretare, il nuovo rapporto è chiarissimo in termini di conseguenze dei cambiamenti climatici.

Saremo davvero capaci di mettere in atto tutti quei sistemi per contenere questa, sotto certi aspetti, catastrofica situazione?

A domani.

Mario

 

 

mercoledì, dicembre 29, 2021

LE FEMMINE AL POTERE. NEL MONDO ANIMALE, CI PIACCIA O NO, DOMINA IL MATRIARCATO.



Oristano 29 dicembre 2021

Cari amici,

Nel mondo umano, come ben sappiamo, la donna continua a faticare per raggiungere la parità con l’uomo, immaginiamoci se riuscirà mai a diventare addirittura il “capo dominante”, con l’uomo succube del suo comando! Eppure, in molti casi, ciò avviene da sempre nel mondo animale. Nei secoli l’uomo ha sempre cercato di accreditare la tesi della debolezza della donna, considerata un soggetto da proteggere e non certo capace di dirigere e comandare. L’uomo dunque, da tempi remoti, si è ritagliato il ruolo di “figura forte e autoritaria”, prevaricando con la sua prestanza fisica le capacità della donna, spesso superiori alle sue.

Nel mondo animale, invece, la natura nella sua saggezza ha stabilito regole ben diverse, che anche noi in realtà dovremmo seguire: in natura le femmine nel branco sono forti, autosufficienti e spesso addirittura dominatrici; ciò è dimostrato dall’analisi di diverse specie, dove capobranco è spesso una femmina. È proprio vero, amici: nel mondo animale a comandare sono spesso le femmine! Succede in diverse specie: mammiferi di terra e di mare, insetti e pesci, dove le femmine sono a capo di intere società, gestiscono le lotte, decidono tempi e i luoghi della caccia; il sesso dominante risulta dunque quello femminile, ritenuto dal gruppo più capace e saggio. Si, nel mondo animale la saggezza è davvero femmina!

Amici, a comprova di quanto ho detto prima, ecco una piccola carrellata sulle femmine più potenti del regno animale, partendo da un mondo di alta perfezione: quello delle api. L’Alveare rappresenta la struttura matriarcale per eccellenza. Gestito in tutto e per tutto dall’ape regina, essa regna potente e solitaria su tutti i suoi sudditi, la maggior parte dei quali sono femmine. I maschi sono un numero ridotto della popolazione e i loro compiti sono prettamente riproduttivi. La regina ha anche il compito di scegliere la composizione del suo regno attraverso un rigoroso controllo delle nascite, stabilendo quanti maschi e quante femmine dovranno nascere dalle uova.

Restando nel campo degli insetti, la mantide religiosa è l’insetto più matriarcale che esista: essa addirittura divora il maschio dopo averlo sedotto e aver catturato il suo seme. È “La femme fatale” del mondo animale! Durante l’amplesso il povero maschio viene decapitato e poi fagocitato. Non è, però, un atto di crudeltà femminile: essa si ciba del maschio per trarre le energie necessarie per far crescere le uova.

Nel mondo animale, amici, per i maschi la vita, spesso, risulta davvero alquanto dura! Lo è parecchio anche per il maschio della Vedova nera, che con lei si accoppia; ella può attirare a sé fino a quaranta partner in una sola notte, ma quando il super vittorioso ha fatto fuori la concorrenza e ha conquistato la sua femmina, il destino del povero sventurato non è diverso dal maschio della mantide: la decapitazione è assicurata!

Dal leggero regno degli insetti, passiamo ora al regno ben più “pesante”: quello degli elefanti. L’elefante femmina più anziana è la regina del branco: comandante suprema, capace di dirimere le controversie e superba guida sicura nella savana. Ogni pronuncia della matriarca, che con zampe possenti marcia lungo la terra e segna il tragitto per tutti, è perentoria. I maschi non ci provano nemmeno a soffiarle lo scettro! Gli elefanti sono animali intelligenti, vivono diversi decenni e la loro memoria è proverbiale, ecco perché preferiscono una leader di grande esperienza e ad essa il gruppo si affida in tutto e per tutto.

Che dire, poi, del Leone, definito “Re della foresta”? A comandare nella savana è lui o la Leonessa? La verità è che il leone è il re solo sulla carta: a governare, invece, sono le leonesse. Tra i leoni sono le femmine a cacciare, a crescere i cuccioli e a decidere se un maschio può restare o deve andarsene dal gruppo. Le leonesse dimostrano quotidianamente grande saggezza: governano il branco, curano la prole, rintuzzano le liti, insomma dimostrano anche forza e capacità decisionale. Non vi sembra che l’uomo potrebbe trarre insegnamento dal loro comportamento?

Se esaminiamo il mondo delle Iene, anche qui sono le femmine a dominare il branco. Le iene maculate vivono in società estremamente complesse, che possono arrivare a contare anche oltre 100 individui. Ogni clan è di norma comandato da una femmina alfa ed è per questo che le iene vengono spesso utilizzate come il più potente esempio della supremazia femminile nel regno animale. Esse sono più forti e più grandi, così facilmente sottomettono i maschi. La caccia spetta al sesso maschile, ma non per una questione di virilità: loro procurano il cibo e lo danno in pasto alle femmine.

Tra i Bonobo, scimpanzé pigmei o scimpanzé nani (sono dei primati appartenenti alla famiglia degli ominidi, insieme agli scimpanzé comuni), vige la legge del più forte, ma la leader dei Bonobo è femmina, in quanto spicca per le sue grandi capacità di mediazione e di coalizione; le femmine hanno un’alta capacità di unirsi, riuscendo in questo modo a dominare senza paura i maschi, sottoponendoli così ai loro voleri.

Passando al mondo marino, diamo uno sguardo alle Orche, i maestosi mammiferi marini. Anche in questa specie la loro vita sociale è gestita e regolata dalle femmine, in un totale matriarcato. A capo della gerarchia si trova di solito una femmina adulta e madre, ma in alcuni casi la leadership può essere condivisa da un gruppo di femmine che si suddividono i compiti (avvenimento questo piuttosto raro nel mondo animale in generale). I gruppi di orche sono spesso composti da più generazioni di esemplari, perché questa specie è anche uno dei pochi casi in natura in cui i cuccioli vivono tutta la vita accanto alle loro madri. Essendo le orche, tra l’altro, molto più longeve dei maschi, la matriarca vede crescere figli e nipoti e i suoi anni avanzati le conferiscono uno scettro indiscusso.

Cari amici, l’elenco è ben più lungo e potrei aggiungere Lupi, Lemuri, diverse specie di uccelli, formiche, e diverse altre numerose specie, che compongono il mondo animale. Credo che il post di oggi potrebbe risultare utile a far riflettere molti di noi uomini, in particolare quelli ancora pervasi da un maschilismo fuori tempo e fuori ragione; uomini che continuano a ritenere la donna un soggetto debole e fragile, assolutamente bisognosa della loro direzione! Noi  sardi, comunque, il "Matriarcato" lo conosciamo bene!

A domani.

Mario

martedì, dicembre 28, 2021

I FOGLI DI ALLUMINIO? SONO DI GRANDE AIUTO, MA NON SOLO IN CUCINA! ECCO ALCUNI ESEMPI DI UTILIZZO, CHE RISOLVONO PROBLEMI PICCOLI E GRANDI.


Oristano 28 dicembre 2021

Cari amici,

In casa, custodito di norma nei pensili di cucina, praticamente non manca mai il “rotolo di alluminio”, che la padrona di casa usa spesso e volentieri per avere una pronta mano d’aiuto in cucina. Averlo a disposizione è fondamentale in mille occasioni, dall’avvolgere carni e verdure al cucinarle in padella o al forno, così come anche per conservare quanto non immediatamente consumato. Ma i fogli di alluminio, a ben pensare, sono in grado di risolvere in casa tanti altri problemi, anche di quelli che con la cucina non hanno proprio niente a che fare! Vediamone qualcuno!

Anche senza abbandonare la cucina, quando dobbiamo versare dei liquidi in una bottiglia e non abbiamo a portata di mano l’imbuto, ci basta prendere un foglio di alluminio, creare un cono lasciando uno stretto foro sul fondo e l’imbuto è fatto! Spesso e volentieri ci mancano delle piccole cose in casa che possono fare la differenza, cose che magari abbiamo ma non troviamo al momento opportuno. Ecco, un imbuto fatto con la carta stagnola, ci risolve il problema in un istante!

Quando in casa ci sono da stirare dei i vestiti, alcuni dei quali con delle pieghe difficili, basta posizionare un foglio di carta stagnola sull’asse, sotto i vestiti. Poiché la pellicola si riscalda rapidamente, aiuterà a rimuovere le rughe profonde dei vestiti. Ed ecco, che grazie al foglio d’alluminio i vestiti non solo saranno stirati perfettamente, ma le pieghe saranno svanite nel nulla. Questo è un altro modo per utilizzare la carta stagnola che tutti dovrebbero conoscere.

I termosifoni posti sotto le finestre (di norma il muro li è più sottile), quindi riscaldano meno e il calore va disperso), vanno sempre protetti, e una buona soluzione la danno i fogli di alluminio (anche doppi) messi tra parete e termosifone: il calore, in questo modo, verrà irradiato nella stanza, evitando di andare disperso! La casa sarà più calda e risulterà inferiore anche lo spreco. Il foglio d’alluminio essendo fatto di un metallo più morbido del cromo, lo si può usare anche per ridare lucentezza alle superfici cromate e pulire la ruggine. Basta creare semplicemente una palla con la carta stagnola e strofinare il cromo con essa. Quanto alla ruggine, che essa sia sul ferro da stiro, sulle forbici o quant’altro, basta strofinare con forza le superfici e la ruggine andrà via! Inoltre, se le forbici sono poco affilate il rimedio è semplice: basta tagliare con le lame dei fogli d’alluminio e si riaffilano.

I fogli d’alluminio, in emergenza, sono in grado anche di dare ricarica alle batterie in esaurimento. Se non si hanno in un certo momento pile sostitutive, basta usare palline di carta stagnola per farle funzionare: basta posizionarle all’estremità delle batterie in uno schema alternato, come mostrato nell’immagine. Una volta sistemata la carta stagnola tra le batterie, chiudere la scatola e attivare l’aggeggio. Il dispositivo riprenderà a funzionare senza alcun problema! Difficile da credere? Ovviamente, provare per credere!

L’alluminio è in grado anche di far risplendere le posate d’argento. Basta mettere un foglio di alluminio sul fondo di un contenitore o del lavandino, aggiungere del bicarbonato di sodio, sale, acqua bollente e poi immergere le posate finché non appaiono pulite. Dopo alcuni minuti risciacquare e torneranno lucide come nuove. Dopo averle lasciate riposare per qualche minuto, rilavatele e torneranno belle lucide. Questo è anche un magnifico trucco da usare quando si ha bisogno di lucidare l’Argenteria e le altre cose in argento della casa.

In città, in particolare nei grandi palazzi, spesso non è semplice usufruire di un segnale Wi-Fi potente; in questo caso tutto ciò che si deve fare è piegare un grosso pezzo di foglio di alluminio e posizionarlo dietro il modem come se fosse uno schermo. Basta soltanto un piccolo pezzo di carta stagnola, per rendere il segnale più forte: lo si posiziona a fianco all’antenna e si aspetta per qualche minuto, la carta farà da conduttore per il Wi-Fi, e Internet in casa sarà più veloce.

Se la padrona di casa è amante dei dolci e preferisce farli in casa, ecco un consiglio. Nel caso voglia dare ai suoi dolci forme particolarmente gradite, basta costruire con delle belle strisce di carta stagnola (piegandole più volte per dare robustezza), delle formine ad estro e gusto personale, che verranno riempite e poi passate in forno. Il risultato stupirà amici e familiari, che potranno assaggiare dei dolci dalla forma unica: quella ideata dalla padrona di casa!

Cari amici, chi ha fantasia, con i fogli di alluminio potrà sbizzarrirsi all’infinito, perché la creatività non ha mai limiti. Come per esempio, se si deve riverniciare una porta, basta coprire con il foglio di alluminio la maniglia! In questo periodo, poi, che viviamo i grandi momenti di attesa delle imminenti festività natalizie e di capodanno, basterà certamente aguzzare al massimo la fantasia: il foglio d'alluminio ci darà certamente una mano!

A domani, amici!

Mario

 

 

lunedì, dicembre 27, 2021

SARDEGNA: LA RINASCITA ECOLOGICA DELLE MINIERE! A “NURAXI FIGUS”, DALLA PRODUZIONE DI CARBONE A QUELLA DEI GAS RARI E DELL’ENERGIA VERDE.


Oristano 27 dicembre 2021

Cari amici,

La notizia che sto per commentare mi ha creato un piacere talmente grande da farmi tornare in mente un detto alquanto famoso, anche se in questo caso poco ci appiccica: “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. In Sardegna sta per riprendere vita l’ultimo sito carbonifero d'Italia, quello di Nuraxi Figus, nella Sardegna Sud Occidentale. Ovviamente non più per estrarre carbone, ma energia verde e ricerca. Su questo antico sito minerario si fanno progetti che valgono ben 210 milioni di euro, provenienti dal PNRR e JTF.  Il JTF (Just Transition Fund) è un nuovo strumento finanziario, nel quadro della politica di coesione, nato per fornire sostegno ai territori che devono far fronte a gravi sfide socio-economiche derivanti dalla transizione verso la neutralità climatica.

Il piano per il recupero delle miniera di Nuraxi Figus, che ha già mosso i primi passi con il “Progetto Aria”, mira a produrre gas rari (ossigeno 18 e argon 40 e isotopi stabili), e l’iniziativa è portata avanti dall'INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare), dalla Carbosulcis, azienda controllata dalla Regione e titolare della concessione mineraria, unitamente all'Università di Cagliari. L’idea della possibile riconversione di questa miniera l’hanno avuta per primi gli americani, ma subito dopo si sono aggiunti gli olandesi, interessati alla torre criogenica e al progetto di ricerca sugli isotopi.

L’amministratore unico di Carbosulcis, Francesco Lippi, ha subito diffuso la bella notizia, annunciato soddisfatto che nel sito sono già in corso visite e sopralluoghi dei tecnici, sia nelle pertinenze minerarie che nelle aree attrezzate. L’area mineraria è un vero e proprio microcosmo, composto da pozzi che si spingono sino a mezzo chilometro di profondità e gallerie carrabili lunghe una trentina di chilometri, già attrezzate con sensori e impianti di controllo in superficie. Il progetto Aria, in questi spazi da tempo dormienti, prevede la costruzione di una torre criogenica lungo la verticale di un pozzo che si spinge sino a mezzo chilometri di profondità, e non è, comunque, l’unico progetto che riguarda il futuro del sito minerario. Da qualche tempo l'azienda porta avanti una serie di iniziative per «assicurare un futuro e un nuovo orizzonte» al compendio industriale in cui sono presenti infrastrutture «che valgono centinaia di milioni di euro».

«Basti pensare ai pozzi e alle rampe, – ha affermato Francesco Lippi – immaginare di realizzare una struttura del genere ex novo per poter installare una torre criogenica è letteralmente impossibile; ecco questa è una grande occasione e noi stiamo cercando di sfruttarla». Nel programma dell'azienda controllata dalla Regione ci sono anche altri programmi. Uno su tutti, quello per la realizzazione di un Hub energetico regionale che, come ha sottolineato il manager, prevedrebbe la «produzione in superficie da fonti rinnovabili di 35 MWp (fotovoltaico e eolico), un potenziale stoccaggio in sottosuolo di almeno altrettanta potenza e la gestione intelligente per smart greed, guardando alle potenzialità aggiuntive sulla produzione di idrogeno verde».

Tutto questo in aggiunta agli altri progetti in cui la società mineraria è ancora impegnata: dalla ricerca per la produzione di fertilizzanti derivanti dalla lavorazione dei residui delle lavorazioni minerarie, alla coltivazione dell’alga spirulina, utilizzando l'acqua che risale dalla falda, oltre alle diverse collaborazioni con le Università. «L’insieme dei programmi che intendiamo portare avanti – argomenta ancora il manager – ha come obiettivo quello di dare un nuovo corso al sito minerario industriale all'insegna della sostenibilità».

Insomma, un recupero di una grande struttura del passato quasi rivoluzionario, che per il momento è solo in attesa delle risorse, tanto che, per ora, vanno avanti tutte l'attività di studio, ricerca e progettazione. Quanto al passaggio dal piano progettuale a quello attuativo, conclude l’Amministratore della Carbosulcis Francesco Lippi, «Tutto è legato alle risorse previste dal Just transition fund e dal PNRR; i nostri progetti, che valgono complessivamente 210 milioni di euro, sono in grado di dare una svolta epocale a questo territorio».

Cari amici, credo che la Sardegna meriti senza se  e senza ma questo importante recupero di un impianto che non è da considerarsi “obsoleta archeologia industriale”, utile solo a ricordare le immense fatiche del passato, ma struttura importante di base per l’avvio delle nuove tecnologie, capaci di dare un futuro green alla nostra isola, purtroppo ancora “Cenerentola”. Che gli immani sforzi di ieri, quelli delle generazioni precedenti, siano la giusta e orgogliosa base per dare un futuro alle nuove generazioni!

A domani.

Mario