Oristano 2 marzo 2022
Cari amici,
Siamo in tanti a
lamentarci che i giovani, man mano che il tempo passa, stanno diventando sempre
meno acculturati. Se ciò è certamente vero, pensiamo anche che la colpa, in buona parte, ricade
sulla nostra generazione. In un recente concorso pubblico (in Magistratura)
riservato a laureati, quindi teoricamente con un alto livello di preparazione culturale,
è stato rilevato che sulla prova scritta, svolta da oltre mille partecipanti, il
94 per cento di loro è stato bocciato per gli errori di grammatica presenti sugli
elaborati, sicuramente evitabili anche da studenti della Scuola media inferiore.
Si, amici, a mio avviso, la
mancanza di formazione linguistica degli attuali neolaureati è derivata proprio
dalla variazione dei programmi ministeriali (a partire proprio dalla Scuola Media),
che da tempo hanno abolito, tra l’altro, programmi formativi importanti, come l’analisi
logica e i primi insegnamenti della lingua latina! Ve lo posso confermare io, che
ho frequentato le scuole medie di Piazza Manno a Oristano negli anni ’60 del
secolo scorso e queste materie si studiavano e davano una buona formazione!
Il grande valore
formativo della conoscenza della lingua latina è indubbiamente incontestabile, perché
la nostra lingua è strettamente legata a questa disciplina, tanto da risultare
funzionale al perfezionamento della comunicazione (scritta e orale) nella
lingua italiana, oltre a migliorare le competenze interpersonali, sociali e di
cittadinanza, fondamentali per il percorso di crescita e di formazione degli
studenti. Personalmente sono certo che la mia formazione professionale ne ha
avuto grande beneficio dal latino studiato nella scuola media, se penso che nel
mio cervello risuonano ancora certe letture imparate a memoria (…Gallia est
omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani,
tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur…).
Rimediare, però, volendo
è possibile. Il 21 settembre 2021 un gruppo di senatori di Forza Italia si è rivolto
al Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, chiedendo il ripristino dell’insegnamento
del latino nella Scuola media, inopportunamente soppresso a partire dall'anno
scolastico 1977/1978 dalla legge 348 del 1977. Nella richiesta essi hanno
osservato che “…nel corso degli anni la padronanza della lingua latina ha
garantito ad intere generazioni di studenti di avere una preparazione più
completa basata sulla conoscenza, sulla metodica di studio e
sull'interpretazione semantica”. E, ancora, “nel corso degli ultimi anni
molte scuole stanno rivalutando l'introduzione di questa materia già dalla
scuola secondaria di primo grado, riconoscendone l'importanza a livello
formativo per gli studenti”.
La richiesta rivolta al
Ministro, ben articolata, precisa anche: “diversi studiosi continuano a
sostenere che dal punto di vista metodologico la lingua latina non è solo una
lingua antica, ma innanzitutto è esercizio del pensiero, favorisce il
miglioramento della conoscenza della lingua italiana, la formazione della
personalità complessiva degli alunni e ne allena il senso critico”. E
infine, “rispetto alle perplessità degli studenti e di diversi genitori, lo
studio della lingua latina dovrebbe essere non solo un'occasione di riflessione
sulla lingua italiana, ma soprattutto uno stimolo ad interpretare il mondo
classico in chiave moderna, analizzando il pensiero degli antichi per
comprendere meglio il confronto tra culture e i mutamenti culturali, cui la
nostra Società va quotidianamente incontro”.
La risposta alla richiesta indirizzata
al Ministro Bianchi, seppure auspicata per l’anno scolastico in corso, è però
arrivata solo ora. Nella risposta il Ministro “apre una porta” al
latino: “Il Ministro concorda nel riconoscere il valore formativo delle
lingue classiche essenziali per comprendere il presente e per sviluppare i
saperi fondamentali che conducono alla riflessione e alla più ampia conoscenza
del mondo e della società moderni, allo spirito critico e al ragionamento
necessari per l'emancipazione delle alunne e degli alunni, per la cittadinanza
europea e per la difesa dei valori comuni”.
Tuttavia, fa intendere Bianchi,
ci sono problemi importanti da risolvere! Il primo è che ora, nella scuola
secondaria di primo grado, non è previsto in via ordinaria l'insegnamento del
latino, stante la vigenza del Decreto del Presidente della Repubblica numero 89
del 2009; inoltre, l'insegnamento del latino non figura tra le discipline
delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del
primo ciclo di istruzione, emanate con decreto ministeriale numero 254 del
2012. “Un'eventuale reintroduzione di tale disciplina – scrive il
Ministro - richiederebbe pertanto,
un intervento normativo di tipo regolamentare che vada ad incidere sull'assetto
ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola secondaria di primo grado
con una rimodulazione dell'intero piano di studi e dei relativi quadri orari
puntualmente definiti dal citato decreto del Presidente della Repubblica numero
89 del 2009, oltre a una modificazione delle citate indicazioni nazionali per
il curricolo”.
Cari amici, che la super
complessa struttura burocratica che ci avviluppa nelle sue spire renda tutto
più difficile lo sappiamo bene, ma, come accennato prima, il Ministro Bianchi
lascia una porta aperta al latino: eccola. Al termine della sua risposta si
legge: “Cionondimeno, è importante considerare che i Collegi dei docenti
possono, nell'ambito delle prerogative concesse dal Decreto del Presidente
della Repubblica numero 275 del 1999, ‘Regolamento sull'autonomia delle Istituzioni
scolastiche’, attivare insegnamenti e potenziare discipline, nel limite massimo
del 20 per cento dell'orario delle lezioni”.
Insomma, amici, se i Collegi dei
docenti della Scuola Media vogliono, il latino può rientrare in aula!
A domani.
Mario
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