Oristano 21 marzo 2022
Cari amici,
A Giò Murru non mi lega
solo una consolidata amicizia, ma anche una certa parentela, considerate le stesse origini bauladesi. Giò è un grande studioso
del nostro territorio, da tempo noto ai più per le sue interessanti ricerche, non
ultima quella sulla storia di Arborea, nata Mussolinia nel Ventennio. Di
recente, invece, ha pubblicato una sua interessante ricerca sulle origini
dell’arte ceramica, di cui Oristano è una delle capitali. Questo suo studio è
stato pubblicato dalla rivista “Faenza”, che è la pubblicazione semestrale del MIC,
Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza.
Il prestigioso Museo Internazionale
delle Ceramiche (MIC), situato a Faenza, ospita la raccolta di arte ceramica
più grande al mondo. Nelle sale espositive sono raccolte le opere delle
officine di ceramica italiana dal Medioevo all'Ottocento, del Vicino Oriente
Antico, di area mediterranea in epoca ellenistica, precolombiana e islamica.
Un'ampia sezione è dedicata alla ceramica moderna e contemporanea. Dal 1963 il
museo promuove, con scadenza biennale, un concorso internazionale sulla
ceramica artistica, che gli ha consentito di ampliare le sue raccolte con opere
provenienti da tutto il mondo.
Si, amici, l’ultimo
numero della prestigiosa rivista “Faenza”, diretta dalla Dr.ssa Claudia
Casali, che dirige anche il Museo, ha dedicato un bell’articolo al nostro
studioso Giò Murru, in quanto autore di un’importante ricerca sulle origini
oristanesi della ceramica. La dottoressa Casali, lombarda di nascita, è laureata in
Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Udine, dove
ha conseguito anche il dottorato di ricerca in storia dell’arte contemporanea,
critica d’arte ed estetica. Con le sue grandi capacità, dopo diverse, importanti esperienze, dal 1°
febbraio 2011 ha assunto la direzione del MIC, dove ricopre anche il ruolo di
Conservatrice delle Collezioni d’arte contemporanea, di direttrice della storica
rivista “Faenza” e della Scuola di Disegno Tommaso Minardi.
Faenza, amici, è la città
romagnola che, come Oristano, è considerata oggi una importante patria di pregevoli ceramiche artistiche, note, apprezzate e diffuse in tutto il mondo. Oristano e Faenza, seppure separate dal mare e lontane centinaia di chilometri, si
ritrovano dunque vicine per la comune passione per l’arte ceramica. A consolidare
questo connubio artistico ci ha pensato di recente proprio il nostro Giò Murru,
autore dell’importante ricerca prima accennata.
La ricerca portata avanti da Giò Murru è partita da lontano; è nata da un altro connubio che a prima vista ai più può apparire difficile:
quello tra Oristano e Castelli, in Abruzzo; le due città sono molto distanti tra loro, separate
da mare, montagne e centinaia di chilometri di strade, ma ciò non ha impedito che potessero ritrovano stranamente insieme: unite attraverso l’arte della ceramica. Tutto questo lo studioso oristanese lo ha rilevato dalla ricca documentazione conservata nell’Archivio storico di Oristano.
La ricerca di Giò Murru,
infatti, è partita da Vincenzo Urbani, originario di Isola del Gran Sasso d’Italia
ma cresciuto proprio a Castelli. Artista e professore di scuola media, Urbani
si trasferì a Oristano negli anni Quaranta del secolo scorso e in città diede vita a
un’importante scuola della ceramica, grazie al sostegno della Società Operaia
di Mutuo Soccorso e dell’Amministrazione comunale. La scuola fu attiva, con
alterne fortune, sino alla metà degli anni Sessanta. Urbani portò a Oristano
una consapevolezza nuova, insieme ai colori tipici della tradizione abruzzese e
a uno spiccato approccio imprenditoriale. In città iniziò solo allora a
maturare l’idea che con la ceramica si potessero realizzare anche complementi
d’arredo come le piastrelle.
Parallelamente,
all’inizio degli anni Sessanta ad Oristano iniziò a prendere forma l’Istituto d’Arte,
quello che è oggi il Liceo artistico “Carlo Contini”. A dirigerlo fino al 1969
fu Arrigo Visani, bolognese formatosi artisticamente a Faenza, che lasciò il
segno proprio in quella Castelli tanto cara a Vincenzo Urbani. La minuziosa ricerca
realizzata da Giò Murru è abbastanza corposa, essendo costituita da un lavoro
più complesso e articolato che parte dagli anni Venti, quando furono messe le
basi per la costituzione di una Scuola d’arte applicata ad Oristano per volere
del grande Francesco Ciusa. Una realtà con cui collaborò, tra gli altri, anche Carlo
Contini, che poi frequentò gli ambienti della scuola di Urbani e
successivamente diventò docente dell’Istituto d’arte diretto da Visani.
Cari amici, su questo
blog ho avuto diverse volte l’occasione di parlare di Giò Murru, che, con la
sua solita, sagace ironia, porta avanti ricerche di alto livello culturale. In
uno delle ultime mostre ad Oristano, come “Il tornio di Via Figoli”, facendo una
bella riflessione sul reale significato della ceramica, disse provocatoriamente
a chi lo ascoltava: “Una ceramica è solo una ceramica?”. Poi
continuando disse: “No di certo, in quanto è cultura, tradizione, arte, e
l’Istituto d’arte è il volano per realizzare tutto questo. Nel passato questo
prezioso patrimonio si è arricchito con gli apporti di tante presenze
eccellenti, tra cui quello del grande Antonio Corriga”.
Grazie Giò, per tutto
quello che fai per la nostra Oristano.
Mario
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