lunedì, gennaio 10, 2022

UN PREGIUDIZIO DIFFICILE DA MORIRE: E' LO “SLUT SHAMING”, ANCORA IMPERANTE NEL TERZO MILLENNIO. I RIPETUTI INSULTI SESSUALI CHE, IN PARTICOLARE LE DONNE, SUBISCONO OGNI GIORNO.


Oristano 10 gennaio 2021

Cari amici,  

La traduzione più consona del termine inglese  “SLUT SHAMING”, può essere quella di “Far vergognare qualcuno relativamente all’esposizione del proprio corpo, o, comunque, al suo aspetto fisico”. Non esiste una peculiarità specifica: il body shaming riguarda qualsiasi comportamento esteriore o d’aspetto che risulti consono e che non si  allinei all'immagine sociale condivisa. Insomma, il body shaming è quel vile giudizio posto in essere nei confronti una donna (a volte anche di un uomo) facendola sentire sbagliata, inferiore, colpevole per i suoi atteggiamenti o per presunti desideri sessuali.

Comportamenti che sono dei veri e propri ‘insulti sessuali’, che vengono rivolti alle donne quando hanno un comportamento più libero rispetto alla morale comune, come il modo di vestirsi e di porsi verso gli altri. Sempre più spesso quando una donna, assume comportamenti che si discostano dalle comuni aspettative di genere e dai bias sociali e morali, ciò provoca commenti e giudizi alquanto negativi. Ad esempio: vestirsi in modo troppo sexy, quindi diverso da ciò che è socialmente accettato, avere relazioni sociali libere, o comportamenti  ritenuti trasgressivi rispetto  ai codici di condotta ritenuti sessualmente accettabili, crea il biasimo che viene brutalmente espresso con il body shaming.

La realtà è che anche oggi nel Terzo Millennio una donna non può vivere liberamente la propria vita sociale e sessuale. Una donna che vive la propria sessualità in libertà, ancora oggi è soggetta a tanti giudizi negativi per via degli stereotipi e dei pregiudizi che la società impone. Giudizi negativi che peraltro vengono espressi sia da uomini che da donne, in particolare sui social, dove le persone, “protette” da uno schermo, attaccano e giudicano gli altri con molta facilità, tanto che il fenomeno dello slut shaming è in costante aumento. Questa particolare violenza psicologica non viene esercitata solo dai partner violenti e psicologicamente instabili, ma anche da genitori, familiari e coetanei.

Le diverse varietà di critiche che arrivano addosso alla donna che viene ritenuta “trasgressiva”, vengono mosse più frequentemente relativamente al tipo di abbigliamento usato, giudicato poco consono,  o propedeutico ad una certa libertà sessuale. Lo slut shaming porta la donna oggetto di queste critiche a sentirsi  colpevole o inferiore per i presunti comportamenti anomali, ritenuti in contrasto con l'ideale femminile. Un ideale che risente delle arcaiche aspettative di genere tradizionali, che concede da sempre all'uomo una certa libertà sessuale e che, invece, alla donna non è mai permessa.

È l’antica logica della preminente libertà sessuale maschile, dove un comportamento più libertino nell’uomo è ammesso, mentre è severamente vietato in una donna. Permane, insomma, una evidente lotta di genere, che, dal punto di vista sessuale, si riassume nella dicotomia sgualdrina/dongiovanni: ragazzi con molte esperienze risultano socialmente apprezzati, mentre le ragazze vengono etichettate negativamente. La tendenza, infatti, è quella di giudicare e biasimare chi non rientra nei canoni di quella che è vista come normalità, vietando così ad ogni donna di sentirsi libera di  esprimersi come meglio crede, senza temere di dover essere sottoposta al giudizio altrui.

Amici, come accennato le offese alle donne ritenute trasgressive non arrivano solo dagli uomini; molte ragazze, spesso con estrema leggerezza, usano questi insulti per giudicare i comportamenti e la vita sessuale delle loro coetanee. Questo linguaggio sessuale degradante diventa una forma di bullismo, anche sui social. In casi estremi, purtroppo, lo slut shaming è stato usato anche nei confronti di donne che hanno subito uno stupro. Frasi come  “vestita così sembra proprio una poco seria”; “se va in giro così, è normale che la stuprino”; “quella si veste così per farsi vedere”, sono le più usate, oltre a molte altre ben più crude e violente.

Su questo fronte un po’ tutto il mondo è paese! Per cercare di contrastare questo fenomeno, è nato un movimento di protesta internazionale che ha organizzato delle manifestazioni in forma pacifica, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema: le slutwalk. Il primo raduno si è svolto a Toronto nel 2011, in quanto, a seguito di uno stupro subito da una ragazza di un college, un agente di sicurezza dichiarò al processo che la vittima avrebbe potuto in qualche modo evitare l'accaduto se fosse stata vestita in modo meno provocante. Successivamente sono state organizzate altre slutwalk anche in altri Paesi; la prima in Italia si è svolta a Roma nel 2013.

Cari amici, come cercare di contrastare lo slut shaming? Indubbiamente con l’educazione, che deve partire fin dall’età infantile e proseguire senza  pausa; educare alla tolleranza e, in particolare, alla parità di genere, è qualcosa di cui non si può più fare a meno. Ciò che va contrastato in particolare è il pregiudizio, che nemmeno il passare dei secoli è riuscito ad eliminare; frutto avvelenato di retaggi primordiali, il pregiudizio è ancora presente in molte menti distorte, fatto di opinioni preconcette, concepite non per conoscenza precisa e diretta dei fatti o delle persone, ma sulla base di credenze, voci e arcaiche opinioni. E' tempo di cambiare!

A domani.

Mario

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