Oristano 13 gennaio 2022
Cari amici,
La lunga storia mineraria
della Sardegna ha inizio verosimilmente intorno al sesto millennio a.C. con
l'attività di estrazione dell'ossidiana, alle pendici del Monte Arci, nella
parte centro-occidentale dell'isola. Il Monte Arci fu uno dei più importanti
centri mediterranei di estrazione e lavorazione di questo vetro vulcanico. Dall’epoca
nuragica in poi, nell’estrazione mineraria si cimentarono i tanti popoli che dominarono
l’isola: a partire dai cartaginesi e dai romani, attività
che successivamente si è evoluta fino a diventare, in alcune parti dell’isola,
l’attività prevalente. Poi, come spesso avviene, anche per le diverse miniere operanti nell'isola, arrivò il
giorno della chiusura.
L’Iglesiente in particolare,
dopo secoli di monocultura mineraria, precipitò nell’oblio e nella miseria. Ma
la storia ci insegna che è fatta di “corsi e ricorsi”, tanto che ora possiamo
dire, finalmente, che questo obsoleto patrimonio
minerario può rinascere a nuova vita. Ad esempio, a Silius, il piccolo centro
minerario del Gerrei posto a una cinquantina di chilometri da Cagliari, il sito
minerario di Muscadroxiu era in auge fin dai primi del 900; un sito
rinomato per la coltivazione della galena, la materia prima da cui si ricava il
piombo; ebbene, in questo antico sito ora ci si prepara a coltivare la fluorite,
e, successivamente, anche la galena e le terre rare.
La buona novella per queste
zone, che da sempre hanno avuto a che fare con l’attività mineraria, è che si riparte "ex novo", non col riavvio della
precedente attività; con un programma, dunque, completamente nuovo, concepito all’insegna
della sostenibilità e del piano Industria 4.0. È questo un piano che parte con un investimento di 40
milioni di euro, che la nuova azienda, la Mineraria Gerrei, utilizzerà dopo
aver ottenuto la Valutazione di impatto ambientale (VIA) dalla Regione ed il successivo
rilascio della concessione mineraria.
«Tutto è nato nel 2012,
quando la Regione ha predisposto un bando per il sito minerario di Silius
– ha raccontato ai Media Umberto Gioia, geologo e comproprietario dell’azienda
mineraria Gerrei – abbiamo quindi deciso di partecipare e predisporre un
piano». Il percorso per dare una nuova vita al sito minerario non è stato
facile ed ha viaggiato a ritmi abbastanza lenti. Alla fine però la Mineraria Gerrei, di proprietà di
Umberto Gioia e del socio Matteo Maccabelli, è andata avanti con il progetto. Ora,
dopo aver ottenuto il parere positivo della Regione con la delibera che dà la VIA
(la valutazione di impatto ambientale), manca solo il rilascio della
concessione. Da quel momento, come sostengono i responsabili dell’azienda, nell'arco di un anno e mezzo la minierà potrà
ripartire.
A spingere gli
imprenditori, con interessi minerari nel Nord Italia, a intraprendere l’avventura
della riapertura della miniera di Muscadroxiu è stato, il «valore del sito». Lo
ha sostenuto Gioia, comunicando che «È stato stimato un giacimento di 2,2
milioni di tonnellate di fluorite, con un tenore pari al 34% (ossia il 34% di
un metro cubo di materiale estratto), e un tenore della galena pari al 3,5%».
Numeri ritenuti importanti e sufficienti a garantire il riavvio della
produzione. «Con la miniera in marcia si stima una produzione annua di 70
mila tonnellate di fluorite al 97,5 % e 6.800 tonnellate di galena» ha
dichiarato. Tutta la produzione verrà immessa quanto prima sul mercato
nazionale e internazionale, perché «Il mercato delle batterie richiede
queste materie prime, ci sono tutte le condizioni per una svolta importante in
Italia e anche in questo territorio», ha dichiarato soddisfatto il responsabile
della Mineraria Gerrei. E non è tutto.
In questa miniera ripristinata
c’è anche uno spazio dedicato alle Terre rare che, come spiega il geologo, si
ricavano dai residui di lavorazione. «Il tutto seguendo i principi
dell’economia circolare». Chi immagina un ritorno dei minatori con picco e
pala e magari candele a carburo per illuminare le gallerie rimarrà deluso. Il
piano di investimenti, che prevede un impegno di 40 milioni per i primi quattro
anni, è una sorta di rivoluzione per l’ambito minerario. «Diciamo pure che
la nostra sarà la prima miniera di fluorite d’Italia con il giacimento più
importante d’Europa – racconta ancora – e tutto quello che si andrà a fare sarà all’insegna della sostenibilità e
dell'innovazione».
«In galleria si lavorerà
con mezzi alimentati a batterie – chiarisce Alessandro
Murroni, tecnico minerario con esperienza in ambito internazionale e Direttore
generale di Mineraria Gerrei – anche sul piano energetico il nostro sito punta
a diventare autosufficiente». Non solo: «Oltre alla produzione ci sarà anche un
programma di ricerca, dato che l’ultimo studio, che certifica la presenza di
alti tenori, risale al 2000. Il prezzo di mercato di oggi magari può
giustificare anche lavorazioni di spazi con tenori più bassi». Quanto ai
residui di lavorazione: «Lo sterile sarà utilizzato per riempire i vuoti
lasciati durante il trattamento».
Risvolti positivi anche
nel campo occupazionale. Il piano industriale prevede l’inserimento di circa
100 lavoratori dipendenti diretti, cui si dovranno poi sommare gli indiretti
degli appalti e l'indotto. Al centro del nuovo programma poi l’automazione e la
tecnologia. «I nuovi sistemi permetteranno di lavorare con i nuovi macchinari e
i minatori avranno un’alta formazione – dice Matteo Maccabelli – oggi si può
guidare dalla superficie un mezzo in sottosuolo. Il sistema che sarà adottato,
grazie a sensori 3D permetterà di sapere dove si trova il personale, se ha
difficoltà, perché la sicurezza sarà all'avanguardia».
silius |
Cari amici, la riapertura
della miniera di Muscadroxiu ha entusiasmato gli abitanti della zona. Recuperare
le grandi opere minerarie del passato attraverso la moderna ricerca scientifica è
indubbiamente positivo. La nuova società mineraria
ha attivato una serie di collaborazioni con le università: da quella di
Cagliari a quella di Napoli, continuando con l’Università di Torino e il
Politecnico di Torino. «Sarà il nuovo corso del mondo minerario – ha dichiarato
Alessandro Murroni – ricerca e tecnologia e interventi all’avanguardia. Il
tutto a impatto ridotto e all'insegna della
sostenibilità».
Devo dire, amici, che plaudo
a questa rinascita mineraria in salsa moderna, a conferma, come uso dire di
frequente, che “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma!
A domani.
Mario
1 commento:
Se tutto ciò sia vero c'è lo dirà il " futuro condizionale"!....certo è l'occasione che Silius e , per esso, il territorio del Gerrei, attendeva da tempo , viste le condizioni di abbandono in cui versa. Se si concretizzerà sarà la nostra salvezza .... sarà il nostro " PIANO di RINASCITA. Grazie a coloro che
hanno contribuito con impegno e con i concreti discorsi a difendere e lottare per questo meraviglioso territorio.🙋😉✌️
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