Oristano 20 gennaio 2022
Cari amici,
Incredibile ma vero: dopo
l’orgoglioso patrio gongolare per la recente consacrazione a sorpresa per l'Italia,
eletta dall'Economist "Paese dell’anno per il 2021", in
particolare per l’eccellente operato del Presidente del Consiglio Mario Draghi,
che in poco tempo è riuscito a smuovere un immobilismo che durava da decenni, ecco la
doccia fredda! Nemmeno il tempo di festeggiare, che è arrivata la nuova mazzata:
il Centro Comune di Ricerca della Comunità
Europea ha smentito un falso mito che sul nostro Paese andava avanti da
tempo, ovvero che l’Italia fosse uno dei Paesi più
virtuosi d’Europa a tavola.
L’analisi statistica ha
messo in luce che il nostro Paese è vergognosamente il primo nella classifica
europea sullo spreco alimentare! Con 270 milioni di tonnellate tra
cereali, pesce, frutta, carne, verdura, uova, patate, barbabietole da zucchero,
prodotti lattiero-caseari, colture oleaginose, tutti mandati al macero tra il
2000 e il 2017, l’Italia ha dimostrato di essere il Paese più sprecone d’Europa,
in termini quantitativi di cibo buttato via. Seguono Spagna e Germania, che
sono quasi a pari merito, e si attestano su un complessivo spreco, a livello
nazionale, di circa 230 milioni di tonnellate di derrate alimentari.
È un fatto davvero increscioso,
amici, in quanto lo spreco è uno dei peccati capitali più nocivi in termini di sostenibilità, ecologismo ed economia; nessuna tra le
27 nazioni dell’Unione europea ha fatto peggio di noi! Questo ci dicono i nuovi
dati pubblicati dal Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione europea,
che, come accennato, smentiscono l’idea dell'Italia come Stato tra i più virtuosi in Occidente. Purtroppo non era così.
Amici, proprio di recente
ho già affrontato su questo blog il problema dello spreco alimentare nel pianeta,
incurante, tra l’altro, della crescente fame che continua ad attanagliare il
mondo. Chi è curioso può andare a leggere il pezzo da me pubblicato su questo
blog il 31 dicembre scorso, cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2021/12/lo-spreco-alimentare-nonostante-la-fame.html.
Il nuovo report del Centro
Comune di Ricerca della Comunità Europea, fornito dagli scienziati della Commissione,
si chiama “Fusions”. Questo nuovo metodo d’indagine ha messo in luce che il
nostro Paese non ha fornito dati di qualità, adatti alla trasformazione dei
processi alimentari. Il nuovo metodo di calcolo, invece, prende in
considerazione il flusso completo della catena alimentare, che parte dalla
produzione, passa attraverso il commercio dei beni, e chiude la filiera con i
consumatori finali.
Ed ecco i risultati: il
68% dei casi di spreco avvengono proprio attraverso questi ultimi: i consumatori!
Per il resto, il 7% viene sprecato in fase di vendita e distribuzione finale e
il restante 25% dello spreco si divide equamente tra la fase di produzione
primaria del cibo e i processi di lavorazione. L’Unione Europea sta progettando
una nuova politica alimentare, per proporre misure e obiettivi che coinvolgono
l’intera filiera alimentare. Produzione, consumo e distribuzione sono le fasi
che attestano il dato finale. Questo nuovo modello di
misurazione dello spreco non serve solo ad avere una conoscenza approfondita
della situazione, ma anche a gettare le basi per delle future decisioni
istituzionali, con lo scopo di ridurre lo spreco di cibo nell’Unione Europea. "Questi
dati - ha spiegato la Commissione -saranno la base per l’ulteriore
lavoro della Commissione europea per stabilire una linea di base e proporre nel
2023 obiettivi legalmente vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari in
tutta l’UE" .
Il nuovo piano decennale dell’Unione
si chiamerà “From farm to fork”, e consentirà di rendere più sostenibile il
sistema europeo alimentare. Nel mondo, purtroppo, viene sprecato circa un
miliardo di tonnellate di alimenti; la lotta agli sprechi è diventata oramai
una priorità, in quanto non è soltanto una questione etica, ma anche una
strategia fondamentale per tamponare i problemi creati dal riscaldamento
globale.
Cari amici, secondo la
FAO, ogni anno un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo viene sprecato e
buttato via. È essenziale cambiare radicalmente queste stupide abitudini (in
particolare quelle dei consumatori), iniziando proprio dal nostro piccolo:
dalle nostre case, da quei gesti su cui non abbiamo sufficientemente riflettuto
fino ad oggi, ma che sempre più persone intorno a
noi iniziano a farci notare come profondamente sbagliati e ingiusti. È
necessario entrare nell’ottica del “non spreco” e di un approccio davvero
sostenibile verso il mondo che ci circonda ed i suoi abitanti, in particolare
quelli più sfortunati. Non sprecare significa salvare vite umane e salvaguardare
il pianeta!
A domani.
Mario
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