giovedì, novembre 04, 2021

IL 25 OTTOBRE SI È FESTEGGIATA LA “GIORNATA MONDIALE DELLA PASTA”, IL CIBO PIÙ RAPPRESENTATIVO DELLA CULTURA GASTRONOMICA ITALIANA. UNA MERAVIGLIOSA STORIA!


Oristano 4 novembre 2021

Cari amici,

Lo scorso 25 ottobre nel mondo si è festeggiata  la “Giornata Mondiale della Pasta”. Agli italiani viene attribuito il merito di averla inventata, ma le origini di questo straordinario alimento quotidiano, amato in tutto il mondo, sono ancora oggi controverse. A contendersi il primato della sua invenzione, infatti, ci sono anche i cinesi e gli arabi. Le ricerca effettuate hanno messo in luce che la pasta è nata in tempi molto lontani, ovvero migliaia di anni fa, anche se stabilire la primogenitura non è facile. Personalmente sono arrivato alla determinazione che questo cibo abbia avuto più inventori, nel senso che popoli diversi possono essere arrivati alla stessa scoperta seppure non conoscendosi.  A questo proposito ci basti pensare che “Is fassonis”, le barche di fibra vegetale a noi ben note a Cabras e Santa Giusta, sono identiche a quelle usate sul lago Titicaca in Perù.

La contesa, insomma, su chi è stato il primo ad inventare la pasta rimarrà senza certezze e sia noi italiani, come gli arabi e i cinesi, continueremo, ognuno, a vantare la propria primogenitura. Le fonti storiche e i rilevamenti archeologici effettuati in Cina, dimostrerebbero una primogenitura cinese, dato il ritrovamento di un piatto di spaghetti risalente a quasi 4000 anni fa, rinvenuto nel nord della Cina, Paese che ha certamente  dato un contributo molto importante allo sviluppo di questo cibo, anche se con una differenza significativa: la materia prima usata per confezionarlo non era certo frumento ma molto probabilmente un altro cereale.

Nel nostro Paese già gli etruschi e i romani, a quanto risulta da rilevi archeologici, conoscevano la pasta: preparavano e mangiavano la “Lagana”, l’antenata della moderna lasagna, composta da sfoglie di pasta imbottita di carne cotte nel forno; in una tomba etrusca, sempre del IV secolo a.C., a Cerveteri, appaiono raffigurati una spianatoia, matterello e rotella. Quanto al mondo arabo, sul Talmud si legge un’annotazione storica riguardante un tipo di pasta cotta in acqua nel V secolo a.C. a Gerusalemme; ed ancora, nel libro di ricette "Ibn ‘al Mibrad" del IX secolo si parla di una specie di maccheroni essiccati conditi con lenticchie. E altri esempi non mancano.

La storia più in voga, però, la più suggestiva, è che la pasta, ovvero il modo di prepararla, sia stato portato in Europa da Marco Polo nel 1295, al suo ritorno dall'impero del Gran Khan. Massimo Montanari nel suo libro “Il mito delle origini, breve storia degli spaghetti al pomodoro” (Editori Laterza), racconta le origini e l'evoluzione della pasta. All’interno Montanari cerca di smascherare la cosiddetta fake news degli spaghetti di Marco Polo, in quanto trattasi certamente di un falso, non essendo la notizia contenuta in nessuno dei manoscritti del "Milione".

«La pasta scrive Montanari nel suo libro  -  è nata come variante del pane:  sottile, non lievitata (ma talvolta sì), a volte essiccata per favorirne la conservazione». Furono poi gli arabi a introdurre in Italia la pasta secca, fatta di grano duro, messa in forma ed essiccata; al tempo era conosciuta con il nome di “itriyya”. Grazie al contributo portato dagli arabi, in particolare in Sicilia, la pasta iniziò a prendere piede nel nostro Paese a metà del XII secolo; si ha notizia della prima industria di pasta secca e lunga  (cioè itriyya) in Sicilia, in quanto questa regione era perfetta per una produzione del genere: le condizioni geografiche del suolo e il clima favorevole, insieme all'acquisizione del know how, resero la Sicilia il granaio dell’Impero Romano, nonché la culla dell'industria della pasta di grano duro.

Successivamente la pasta diventerà cibo di massa solo nel XVII secolo e anche per necessità: la gravissima carestia scoppiata nel Regno di Napoli, mal amministrato dagli spagnoli, unita al sovraffollamento demografico portarono i partenopei alla fame: non si poteva comprare più la carne ma nemmeno il pane. Così la popolazione comincio a sfamarsi con la pasta che intanto era diventata più economica grazie all’invenzione di nuovi strumenti che ne resero più facile e veloce le produzione, cioè la gramola e il torchio.

Cari amici, nello scorso  2020 (anno che sarà ricordato come l'anno del Coronavirus), non solo in Italia ma in tanti altri Stati, gli abitanti del pianeta hanno trovato conforto in un piatto di pasta. Uno studio internazionale ha rivelato che 1 persona su 4 ne ha aumentato il consumo durante i mesi di Lockdown, scegliendola come “piatto del cuore”: buono, sano, pratico e sostenibile, proprio nel momento più difficile. Secondo la ricerca anche nelle diete proteiche come quelle anglosassoni, la pasta ha conquistato un posto importante: la consumano 9 americani su 10.

Si, amici, solo in Italia se ne consumano 23,1 kg pro capite! Interessante anche il "derby" dei formati più amati sul pianeta. Se gli italiani preferiscono la pasta corta e rigata, gli inglesi e gli americani scelgono la lunga. I tedeschi sono dei patiti di pasta fresca (ripiena e non), mentre i francesi la amano corta e liscia. Su una cosa però non si discute: la qualità!. Infatti la pasta made in Italy è la prima scelta in tutto il mondo. Non a caso, è italiano un piatto di pasta su 4 al mondo, 3 su 4 in Europa!

Grazie amici lettori della Vostra costante attenzione!

A domani.

Mario

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