domenica, novembre 14, 2021

COP26 A GLASGOW: UN FLOP ANNUNCIATO! RUSSIA, CINA E INDIA, RINVIANO L’OBIETTIVO DELLE EMISSSIONI ZERO AL 2060 E 2070. L’UNICA NOVITÀ È L’INVITO A PIANTARE MILIONI DI ALBERI.


Oristano 14 novembre 2021

Cari amici,

Si è chiuso in modo triste e sconsolato. Indubbiamente, che il summit di Glasgow “COP26” potesse avere successo, mettendo d’accordo Paesi con diversissime esigenze economiche, era praticamente solo un’utopia. Le speranze erano, comunque, quelle di  mettere insieme patti e condizioni stringenti, anche di diversa elasticità, ma ciò non è avvenuto. Sono bastate poche ore, nello stesso giorno dell’apertura, a capire che la strada per raggiungere un accordo che potesse consentire di azzerare le emissioni nel 2050 è era proprio in salita.

Il leader cinese Xi Jinping, non si è presentato al summit, ha mandato un messaggio scritto, chiaro e forte, tuonando anche verso gli Usa che in passato avevano inquinato più di 8 volte i livelli attuali della Cina;  ma anche la Russia e soprattutto  il premier indiano Modì hanno gelato il forum. Il problema è apparso davvero serio, considerato che  con la ripresa delle attività economiche, le emissioni pericolose nell’atmosfera sono tornate crescere, andando anche oltre i livelli pre-Covid.

La ha ribadito con fermezza il Premier Mario Draghi, tracciando il percorso che tutti avrebbero dovuto intraprendere, insieme, per dare risposta al serio problema del riscaldamento globale. Un problema, ha ribadito, “che non possiamo risolvere da soli: un singolo Paese non può rispondere a questi problemi e questa forse è la più importante iniziativa collettiva diretta a questo fine. Prima si ignorava completamente il problema, ora c'è una crescente consapevolezza sul clima. Quello che rende molto complicato il negoziato è che i vari Paesi hanno condizioni di partenza diverse tra loro".

Il Presidente americano Joe Biden ha detto: "Faremo quello che è necessario o faremo soffrire le future generazioni? Questo è il decennio decisivo sul clima, e la finestra si sta chiudendo rapidamente. Glasgow deve dare il calcio di inizio al cambiamento; nella lotta ai cambiamenti climatici nessuno può farcela da solo, agire è nell'interesse di tutti. Dobbiamo investire nell'energia pulita, ed è quello che faremo negli Usa, ridurremo le emissioni entro il 2030".

Il “padrone di casa” Boris Johnson si è soffermato soprattutto sulla urgente necessità di bloccare la deforestazione. “Fermare entro il 2030 ‘il massacro delle motoseghe’, è della massima urgenza - ha tuonato - perché da anni la deforestazione sta falcidiando i polmoni verdi della Terra, barriere vitali contro l'effetto di quei cosiddetti gas serra che minacciano di renderla invivibile, contribuendo al surriscaldamento”. Il tema della deforestazione è quello che ha trovato le più ampie adesioni, essendo stato condiviso da 110 nazioni, per mettere fine, già in questo decennio, alla sistematica "devastazione" di alberi per milioni di ettari. Quanto, invece, relativo alla dismissione dei combustibili fossili, in gran parte è stato ignorato.

Le foreste, come le ha definite Boris Johnson, sono  "cattedrali della natura", in quanto permettono il respiro della Terra. Un progetto, quello che nascerà,  grazie alla promessa di finanziamenti da 15 miliardi di sterline (quasi 20 miliardi di dollari): 8,7 coperti da fondi pubblici, 5,3 da investimenti privati. Impegni destinati ad andare anche a beneficio di "popolazioni indigene e comunità locali" che di quelle foreste sono "custodi", ha giurato BoJo, non senza esaltare l'adesione a questo accordo di leader i cui Paesi coprono l'85% del patrimonio forestale del globo: dalla sterminata Russia di Vladimir Putin all'Indonesia, dal Congo alla Colombia e, più importante di tutti, il Brasile, il cui Presidente attuale, Jair Bolsonaro, si è guadagnato, peraltro, negli anni del suo mandato l'ostilità della gente, avendo accresciuto, non certo attenuato, il disboscamento senza tregua della colossale foresta pluviale amazzonica.

Amici, lotta alla deforestazione significa anche “Riforestazione”, ovvero piantare nuovi alberi, non solo dove si è tagliato; piantare milioni di nuovi alberi, ricreando quelle foreste che oggi sono solo una lontana memoria, è qualcosa da fare subito.  Il patto della Cop26 ha ipotizzato di investire da subito 20 miliardi di euro per salvare le foreste; i Paesi che firmeranno l'intesa, tra i quali Brasile, Russia, Cina, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo, coprono circa l'85% delle foreste mondiali. Per piantare e far sviluppare nuovi alberi è assolutamente necessario coinvolgere le popolazioni locali, in quanto le attività di piantumazione non possano prescindere da esse. I progetti di piantumazione destinati al successo sono soltanto quelli realizzati in collaborazione con le comunità locali. Piantare alberi deve essere un’opportunità per le persone che vivono in quel luogo e che saranno i migliori custodi degli alberi.

Amici, indubbiamente Cop26 a qualcosa sicuramente è servito, ma non abbastanza; lo hanno ribadito i rappresentanti dell'Amazzonia, presenti anche loro a Glasgow, come lo hanno dichiarato Greta Thunberg  e gli altri manifestanti che hanno protestato in continuazione fuori dai locali dei lavori. Anche Papa Francesco ha unito la sua voce a quella della regina Elisabetta per ammonire che "non c'è più tempo" per le mezze misure, che occorre dar prova d'uno spirito di cooperazione internazionale da ricostruzione post bellica. E lo stesso Boris Johnson non è andato oltre un "cauto ottimismo" a fine summit.

Cari amici, personalmente sono rimasto molto deluso, convinto che il risultato, se proprio non è stato un flop, è stato davvero molto scarso, ovvero come dicono i giovani "solo un bla bla bla". È tanta “la strada che resta ancora da fare" per arrivare al risultato sperato: quello di zero emissioni e contenimento in 1,5 gradi della temperatura del pianeta. Malgrado gli impegni per 100 miliardi di dollari complessivi, messi sul piatto della conferenza, e il contributo "senza precedenti" del grande business privato. Nella suddivisione delle spese, gli USA per bocca di Joe Biden, faranno la parte del leone con 9 miliardi di dollari solo per la lotta alla deforestazione; mentre l'UE, per bocca di Ursula von der Leyen, ha garantito un miliardo di euro e il Regno Unito, giocando in casa, ha preso un impegno da 1,5 miliardi di sterline spalmato in 5 anni. Bezos, a Glasgow, ha dichiarato di essere pronto a tirare fuori ben 2 miliardi di dollari per ridar vita ai terreni degradati dell'Africa.

Saremo sulla buona strada per la salvezza del pianeta? C’è solo da sperarlo, anche se il magro risultato di Glasgow non appare confortante!

A domani.

Mario

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