Oristano 5 giugno 2019
Cari amici,
Si può parlare d’amore in
mille maniere, considerato che l’amore ha un’infinità di sfaccettature,
come e più di un diamante. L’amore lo si può declinare usando tutti gli
aggettivi di questo mondo, considerato che va da quello possessivo a quello
altruista, da quello spirituale a quella carnale, con un’infinità di variabili
intermedie. Amare è un verbo difficile, a causa proprio della sua complessità,
ma è necessario amare sempre, amare si deve, perché senza amore credo che
nessuno possa vivere, fosse anche negativo, come l'amore per sé stessi, come Narciso che si era
innamorato della sua figura.
Ebbene, amici, c’è una
persona che io stimo molto e che nei numerosi libri che ha scritto sa parlare d’amore
in maniera straordinaria.
È Rita Sanna, oristanese Doc, “migrata a Roma per
amore”, per poter stare accanto ai figli. Rita, capace insegnante, che, dopo essere
andata in pensione abbastanza giovane, e aver ‘smesso’ di correggere quanto scrivevano
gli altri, ha deciso che a scrivere ora sarebbe stata lei, in quanto in cuor
suo aveva sempre desiderato farlo.
Le capacità non le sono
certo mancate, considerato che finora ha scritto ben 7 romanzi (l’ultimo è
quello di cui parlo oggi) oltre ad aver scritto una serie di bellissime poesie.
I suoi libri sono stati subito un successo, pubblicati da importanti case
editrici della penisola, e ora Rita ha deciso di ripresentarsi al pubblico con
un nuovo, avvincente romanzo, dal titolo La Casa Cantoniera, pubblicato
dalla Armando Editore, che è già nelle librerie dalla fine dello scorso aprile.
Il protagonista del
romanzo è Antonicu, un giovane ormai alle soglie della maturità con un fisico
piacente, alto robusto, scuro di pelle ma dai comportamenti alquanto rozzi;
capace e determinato lavoratore è giunto alle soglie dei quarant’anni senza
aver mai pensato a mettere su casa, a sposarsi. Questo non significa che non
gli piacciano le donne, tutt’altro! Nelle sue abitudini di vita le donne ci
sono, eccome! Passa di avventura in avventura guadagnandosi anche il titolo di “gran
bagasseri”. Eppure, nemmeno lui saprà resistere agli strali di Cupido!
Il romanzo si muove su
due linee: una quella della riscoperta dell’amore da parte di Antonicu, che
dopo aver subito un tradimento improvviso, pensa di aver perduto per sempre la
speranza di amare, l’altra sulla sua caparbietà nel perseguire un obiettivo che
anche alla madre, vedova, sembra inopportuno: entrare in possesso della casa
cantoniera che fu del nonno e del padre e dove lui visse i suoi speciali anni
giovanili. Per riappropriarsi di quel bene lavora con un’intensità
straordinaria, si ammazza di fatica, per recuperare i soldi necessari. Quasi che
riconquistare quel bene, parte della sua infanzia, sia un sostituto dell’amore
perduto.
Antonicu è amante del
divertimento; si muove spesso, andando in giro nei centri vicini per ballare
nelle piazze, corteggiando a destra e a manca, seppure a modo suo “sas
femminas”. In questo modo, abile seduttore, di donne ne conquista tante: sposate
e nubili, tutte gli andavano bene purché fossero in polpa. Sfogava in questo
modo la sua esuberante virilità, senza mai pensare al domani. Ma neanche lui è
di ferro o d’acciaio, ma di carne e, come spesso accade, la vita ha in serbo
delle sorprese ed è sempre pronta a rimescolare le carte.
Una domenica d’estate,
all’imbrunire, mentre andava in cerca di una piazza dove si potesse ballare,
percorrendo lentamente la strada principale di un paese non troppo distante dal
suo, rimane attratto dalla musica assordante che si sprigionava da un locale
gremito di gente e qui avviene un incontro che lo farà alquanto riflettere. I
suoi tormenti esistenziali, sono appena all’inizio, ma penetrano lentamente come un veleno dentro di
lui. Complice in particolare l’incontro con una giovane suora di nome Imma, al
secolo Lucia, che all’età di ventiquattro, era stata consacrata suora
dell’Ordine delle Sacramentine.
Lucia non ha avuto un’infanzia
felice nella sua famiglia, e il percorso che la porta da ragazza semplice e
laica a suora, appare come una conseguenza necessaria per uscire da una
situazione familiare complicata. In convento, dopo aver pronunciato i Voti di
obbedienza, di castità, di povertà, lei si adegua alle regole; è ubbidiente,
rispettosa, si è adattata a vivere rinchiusa, lontana dal mondo senza averlo
nemmeno conosciuto. Non sa nulla d’amore di felicità amorosa, senza neppure
conoscere il reale significato della parola castità. Argomenti mai trattati con
nessuno, non avendo mai letto storie d’amore, ma solo libri “di chiesa” e
quelli scolastici, e neppure fatto amicizia o frequentato un ragazzo.
All’improvviso, però, avviene
l’incontro fortuito con Antonicu, che le cambierà la vita. Il racconto è
lineare e allo stesso tempo intrigante, e denota la grande capacità narrativa dell’autrice;
come ha avuto modo di spiegare Lei stessa, il romanzo non ha tratto ispirazione
da un fatto vero, ma è frutto esclusivamente della sua brillante fantasia, capace
di creare intrecci, emozioni e tormenti interiori, che riescono a coinvolgere
il lettore fino all’ultima pagina.
Il romanzo La Casa
Cantoniera è un libro che si legge tutto d’un fiato, perché il lettore man
mano che volta le pagine, è sempre più impaziente di conoscere il finale,
l’epilogo di quell’amore particolare, che ha messo insieme due mondi, Antonicu
e Lucia, così diversi e così distanti.
Con i miei complimenti,
un grande abbraccio affettuoso a Rita!
A domani.
Mario
1 commento:
Mie impressioni di prima mano su "La casa cantoniera" di Rita Sanna. In appendice a quanto saggiamente scritto dall'"amicomario", sento di dover aggiungere qualche considerazione personale su quest'ultimo lavore letterario di Rita Sanna, già entrata per proprio valore intrinseco nel mondo della moderna narrativa di intrattenimento. Degli scritti dell'Autrice mi hanno sempre intrigato l'armonia stilemica dei suoi costrutti sintattici; la naturale lungimiranza nella scelta dei contenuti da esplorare e da interconnettere per creare cose e personaggi con dovizia di trattazione, a volta impensabili e sorprendenti per la memoria basita di chi legge Il suo fluido e gradevole periodare pare lanciare una sfida al senso estetico del lettore, perché, a giovamento di chi ha avuto l'occasione di conversare con la Scrittrice, sia pure telefonicamente, il suo eloquio parlato è strutturale allo stile dei suoi lavori. In sintesi, Lei parla come scrive e scrive come parla: non c'è sforzo mediatico o emendativo o ricerca forzosa del bel fraseggio, ma è tutto semplicemente naturale. A volte, nel contesto narrativo, vengono citati fatti e richiami dismessi dalla quotidianità che ci pressa; e rievocarli con la scrittrice ci fanno ancora trepidare, in quanto sono piccoli e, a torto, insignificanti, che, per converso, sostanziano o hanno connotato la nostra vita pregressa. Sembra di percepire un caleidoscopio di "flash-bach" che ci fanno rivivere esperienze e ricordi inconsapevolmente accantonati negli anfratti della memoria individuale, a ragione del tempo che ci incalza e modifica mente e cuore. Ho sempre riconosciuto a Rita Sanna una simbiosi crepuscolare tra il suo mondo ideale e la realtà che narra, perché non indaga temi metaempirici, ma analizza mondi veri o verosimili con copiosità ambientazioni concrete e usuali: un ben riuscito connubio di realtà e creazione fantastica ( in proposito colpisce l'ambientazione ossianica del disegno di copertina, con la luce oltre le nuvole.) Armando senior
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