Cari amici,
Davvero interessante il
convegno di domenica 16 giugno organizzato dall’Assessorato alla Cultura del
Comune di Oristano, dalla Fondazione Sa Sartiglia Onlus e da MuseoOristano. La conferenza, che per titolo aveva “La ripartizione del
territorio arborense tra istituzioni laiche ed ecclesiastiche”, è stata tenuta
dall'Architetto Raimondo Pinna, studioso e ricercatore da tempo
impegnato nello studio dell’urbanistica e dei paesaggi; era l’ultimo degli incontri culturali organizzati prima
della pausa estiva, parte del ciclo di conferenze proposte da
MuseoOristano e inserite nel calendario degli appuntamenti di “Una Città
nella Storia”.
Nonostante il caldo
pomeriggio estivo, domenica 16 giugno, alle 18.30, un buon numero di
affezionati si è recato al Museo Diocesano Arborense per ascoltare dalla viva
voce dell’architetto Raimondo Pinna, quali erano le norme giuridiche e d’uso
che governavano il territorio dell’Isola nel periodo Medioevale, quando sia le
Istituzioni, sia laiche che ecclesiastiche, si contendevano il potere di governo
temporale delle varie Comunità della Sardegna, con particolare riferimento alla riscossione dei tributi.
Per il Comune di Oristano
era presente il Vice Sindaco e Assessore Massimiliano Sanna, per la Fondazione
Sa Sartiglia il Direttore Francesco Obino, Maurizio Casu, Presidente Istar e Curatore
di MuseoOristano e per il Museo Diocesano la Direttrice Silvia Oppo, oltre a
rappresentanti di altre istituzioni culturali.
Ad aprire i lavori
Maurizio Casu, che, dopo aver presentato l’architetto Pinna e ringraziato il
Museo Diocesano per la costante e preziosa accoglienza, ha detto: “quest’ultimo
appuntamento, prima della pausa estiva, offre l’occasione per salutare il
pubblico che, puntualmente segue con interesse e attenzione gli incontri
programmati da MuseoOristano; incontri che sono una nuova opportunità culturale
offerta alla città, un motivo d’incontro e di confronto tra cittadini e
studiosi, un’occasione per condividere le tante storie che raccontano la storia
della nostra città e del suo territorio”.
Anche Massimiliano Sanna,
che ha preso la parola dopo di lui, ha detto: “Le interessanti conferenze
messe in atto da MuseoOristano, mettono in luce la preziosa collaborazione tra
l’Assessorato alla Cultura del Comune di Oristano e il prestigioso Museo
Diocesano Arborense che ormai da diversi anni, con le sue preziose e ricche
esposizioni temporanee e permanenti, arricchisce non poco l’offerta culturale che
si è voluta dare alla città”. Dopo il saluto della direttrice del museo
Silvia Oppo, ha avuto inizio la conferenza.
L’illustre studioso
Raimondo Pinna, per meglio rendere edotto il pubblico sulle ricerche effettuate
si è aiutato con un interessante P.P., attraverso il quale il pubblico ha potuto osservare tra
copie di pagine del “Condaghe di S. Maria di Bonarcado”, antiche cartine e
antica corrispondenza, l’antico e complesso funzionamento delle Istituzioni di governo del
territorio nel periodo giudicale in Sardegna, tra potere laico e potere
ecclesiastico, spesso in conflitto tra di loro per la gestione economica derivante
dal mantenimento del potere temporale allora esercitato dalla Chiesa.
L’architetto Pinna è
partito dall’attento studio effettuato sul Condaghe di S. Maria di Bonarcado, nel
quale, relativamente all’organizzazione territoriale allora esistente nel
Giudicato d’Arborea, il territorio era diviso in speciali ‘Curatorie’, una
sorta di ‘demanio ecclesiastico autonomo’ più noto come “Piscopio”, di
estensione praticamente pari a quella di una “Curatoria” laica. Questa doppia
competenza, spesso conflittuale, faceva sì che demanio regio e demanio
ecclesiastico operassero necessariamente separati; il che avveniva per il tramite di
un sistema di dogane, che garantiva ad entrambi i poteri (reale ed
ecclesiastico) l’autonomia finanziaria.
Tanti gli esempi portati
dal professore, che ha mostrato al pubblico col suo P. P., le pagine del Condaghe
e di altri documenti probanti. Pur mancando della ‘certezza assoluta’ per
carenza di fonti inequivocabili, l’ipotesi più plausibile, ha commentato
il professore, è che l’Ordinamento amministrativo e contabile del Giudicato d’Arborea fosse
perfettamente organizzato per la riscossione del gettito fiscale; la riscossione dei tributiti era esercitata nei punti di transito, tramite l’istituzione di
‘Dogane interne’ che controllavano il passaggio di uomini e merci tra una Curatoria
e l’altra. La demanialità delle strade era la conditio sine qua non per
l’esistenza e la funzionalità delle Dogane.
Il professore, attraverso
l’analisi delle cartine mostrate al pubblico ha anche ricostruito con buona certezza, seppure in
ipotesi, quali potevano essere i punti di ‘dogana’ dislocati nel territorio, come quello posto
nell’attuale territorio di Tramatza, dove passava la strada Serra Tramatza,
coincidente con “Sa bia De Logu”, la strada principale del Giudicato
Arborense che diventerà il “Camino Real” del Regno di Sardegna. Altri numerosi
punti di dogana si trovavamo nell’attuale Sinis di Cabras, quando a Tharros era
presente l’importante Diocesi.
Analizzando poi la situazione delle Province Ecclesiastiche esistenti in Sardegna, il professore ha affermato che resta in dubbio il momento del passaggio da due a tre. Le due preesistenti, infatti, in un secondo periodo furono affiancate da una terza (anche se resta alquanto
in dubbio quale sia stato il momento della nascita nell’Isola di quest'ultima), quella Arborense, che si aggiunse (al centro) a quella Calaritana
a Sud e Turrense al Nord); Provincia sicuramente frutto dell’unione tra
le diocesi Tharrense e Arborense, avvenuta, stando ai pochi dati esistenti, intorno al
1070. La ricostruzione storica del formarsi della nuova Provincia
Arborense, pare negare la presunta confluenza del territorio della Diocesi di
Forum Traiani in quella nuova di Santa Giusta, in quanto questa Diocesi fu creata
ex novo al momento della costituzione della nuova Provincia ecclesiastica
Arborense.
Cari amici, una
conferenza davvero interessante che ho ascoltato con vero interesse; ho
apprezzato la franchezza del prof. Pinna, che ha parlato di molte ipotesi e di poche certezze, in quanto le ricostruzioni storiche se da un
lato non sciolgono tutti i dubbi, in quanto prive di dati e riscontri oggettivi
in grado di avallare le ipotesi formulate per mancanza di documenti probanti,
dall’altro aprono comunque una nuova luce su quel complesso mondo giudicale nel
quale il Giudicato d’Arborea non solo era presente e parte attiva, ma era anche fra i più fulgidi e importanti!
A domani.
Mario
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