Oristano 25 giugno 2019
Cari amici,
Che la Sardegna sia
ricchissima di storia non sono certo io il primo a dirlo! A significarlo, fin da tempi lontanissimi, le straordinarie costruzioni, megalitiche,
i nuraghi, così come le tombe dei giganti, a rappresentare, come muti testimoni
del passato i tempi che furono; una dimostrazione storica di un luminoso passato, simile a quello svolto da quei
muti colossi di pietra, quali sono le statue dei Moai nell’Isola di Pasqua. Col
passare del tempo, a completare le reminiscenze della sofferta storia di una dominazione
pluri secolare della Sardegna, si aggiunsero i numerosi castelli, costruiti nei
diversi secoli a scopi difensivi, molti dei quali ancora in parte visibili, seppure spesso ridotti
a scarne rovine.
Di questi castelli uno (quello di cui voglio parlare oggi) è
posto nella zona di Ales e sulle sue rovine aleggia ancora una storia che sa anche di
leggenda. È il castello di Barumele.
Di recente una brillante iniziativa del Comune di Ales, tesa a far conoscere la storia del suo territorio, ha rimesso in gioco la curiosa storia di questo castello, coinvolgendo un gruppo giovanile. Il Castello di Barumele, risalente al periodo bizantino, nacque come fortezza, come rivelano i ruderi ancora esistenti. Come ha messo in rilievo uno studio fatto dall'arch. Maura Falchi, si tratta di un castello particolare, dalla singolare planimetria, formata da parti costruite in tempi differenti, come la cinta muraria sub-circolare di età bizantina, la torre decagonale di età giudicale, i bastioni di fortificazione aragonesi. Un castello, amici, davvero grondante di storia!
Di recente una brillante iniziativa del Comune di Ales, tesa a far conoscere la storia del suo territorio, ha rimesso in gioco la curiosa storia di questo castello, coinvolgendo un gruppo giovanile. Il Castello di Barumele, risalente al periodo bizantino, nacque come fortezza, come rivelano i ruderi ancora esistenti. Come ha messo in rilievo uno studio fatto dall'arch. Maura Falchi, si tratta di un castello particolare, dalla singolare planimetria, formata da parti costruite in tempi differenti, come la cinta muraria sub-circolare di età bizantina, la torre decagonale di età giudicale, i bastioni di fortificazione aragonesi. Un castello, amici, davvero grondante di storia!
Una storia complessa, quella di questo
castello, che interessò nel tempo diversi storici, come il Fara, l'Angius,
Lamarmora, Nieddu, Carta-Raspi, Fois e Casula; risulta menzionato anche in antichi documenti
come il "Condaghe di Bonarcado", in atti di pace, testamenti e
donazioni. Il castello prende il nome da Villa Barumela, attestata nel
testamento di Ugone II (1335), ove è citata la chiesa, e nell'atto di pace del
1388 tra Eleonora D'Arborea e Giovanni d'Aragona e fu certamente abitato fino
al 1511 circa.
Villa Barumela, da tempo
scomparsa sorgeva a sud del castello, nel piano sottostante alla collina, ove
sono stati rinvenuti resti di ceramica bizantina del VI secolo d.C. e
probabilmente vantava più di una chiesa. Il colle ove sorge il castello vide la
presenza dell'uomo fin dal VI millennio a.C., come attesta una vicina stazione
per la raccolta di ossidiana. La fortezza di Barumele si ipotizza nasca sotto
Giustiniano o al più tardi nel VI secolo d.C., costruita allo scopo di
difendere il confine tra barbaricini e bizantini, in un'epoca in cui questa
linea giunse fino a Usellus, e Ales divenne paese di frontiera.
Il castello risulta
edificato su un rilevo posto a 325 metri slm, cinto da robusta cortina muraria
a duplice parametro in blocchi squadrati di arenaria, con una porta monumentale
in conci di calcare a Sud/Ovest della muraglia, che controllava la strada per
Laconi. L'area interna della fortezza è di 1190 mq. Agli albori del IX secolo,
venne ereditato dai Re d'Arborea, che lo acquisirono caricandosi degli stessi
problemi prima in capi ai bizantini, in quanto il vicino centro di Usellus
veniva costantemente presa d'assalto dai barbaricini che arrivarono anche a
distruggere una parte del castello; gli Arborea di conseguenza lo rinforzarono
con il bastione semicircolare, che gli elementi costruttivi fanno risalire al
periodo romanico.
Esso risulta costruito
con un certo gusto decorativo, che ricerca l'alternanza cromatica dei blocchi
di arenaria, ora verdi, ora dorati, ora avorio. Ciò accadde intorno al 1182,
data in cui i documenti citano per la prima volta un Vescovo di Alae (Comita
Pais) in un diploma di Barisone I, Re/Giudice d'Arborea. In epoca più avanzata
(XIII secolo) il Castello venne adeguato per i nuovi scopi, ovvero come seconda
linea di difesa dalle incursioni aragonesi del decaduto Giudicato di Cagliari.
Il bastione poligonale del
castello, di matrice gotica, va invece datato alla fine del XIII secolo al tempo
di Mariano II d'Arborea. Misura alla base 7.40 mt, con un'altezza residua di
8,30 mt, spessore murario 2,40 mt. La planimetria originaria è interamente
ricostruibile. L’esame delle parti crollate ha evidenziato, dai resti della
copertura, che questa era “a falda inclinata verso l'interno” per la raccolta
dell'acqua piovana nella cisterna ancora visibile. L'unica opera attribuibile
agli aragonesi è la bastionatura che cinge la cortina muraria. Con l'avvento
dei catalano-aragonesi (vincitori nella battaglia di Sanluri del 1409 che vide
la caduta del Giudicato degli Arborea), nel 1410 anche il castello di Barumele diventò
feudo dei Carròz, famiglia di origine visigotica che si imparentò con gli
Arborea, ormai retrocessi a Marchesi.
Nel 1456 nella famiglia Carròz
nacque Violante, personaggio alquanto controverso che ereditò l'intera contea
di Quirra (marchesato solo dal 1604). Donna Violante, dimorante nel castello e molto
interessata a dare maggior lustro ad Ales, finanziò ampiamente i lavori della
Cattedrale, anche se storicamente è ricordata per aver ordinato l'esecuzione
del parroco di Bonorcili, Giovanni Castangia (nel 1508), trovato impiccato ad
una finestra del castello. Per questo delitto andò in carcere, anche se successivamente
perdonata nel 1510 da Ferdinando II. L’anno dopo, era il 1511, Lei morì e il
suo corpo venne sepolto a Cagliari nella Chiesa di San Francesco a Stampace.
Con la sua scomparsa iniziò sia la decadenza del castello che quella del
villaggio di Barumeli.
Ebbene, amici, come
accennavo in premessa, il Comune di Ales, a conclusione dell’anno di attività svolto
dai ragazzi del progetto di Servizio Civile “Valorizzazione del Castello di
Barumele” (Eleonora Fenu, Alberto Deiola, Valerio Ruggeri e Angelica Melis), ha
organizzato, il 1° giugno scorso, la conferenza “Il castello di Barumele:
ricerca e valorizzazione”. Dopo il saluto del sindaco, Francesco Mereu e il
resoconto sull’esperienza del Servizio Civile dell’Operatore Locale di Progetto
e formatore, Massimo Pistis, il prof. Raimondo Zucca e l’arch. Maura Falchi hanno
intrattenuto il numeroso pubblico con un interessante excursus storico (prof.
Zucca) sui castelli giudicali e su quello di Barumeli in particolare; Maura
Falchi invece ha parlato del restauro e della valorizzazione del monumento, forte della sua
esperienza diretta e del progetto esecutivo predisposto sul bene storico.
Il prof. Marco Ledda ha
relazionato sulla figura di Donna Violante Carròz, mentre Antonello Figus, sindaco di
Santa Giusta e presidente di “Itinera Romanica”, ha fatto conoscere
l’Associazione Amici del Romanico, presente all’incontro con numerosi soci. Al
termine della Conferenza la gran parte dei presenti si è recata al Castello,
che dista poco più di un chilometro dall’abitato di Ales, dove i volontari del
Servizio Civile hanno letto la loro relazione. Intento dei volontari è stato quello
di non cessare il loro interesse al termine del corso, ma di valorizzare gli
studi prodotti.
Cari amici, un castello importante
quello di Barumele, non solo per la sua storia ma anche per le leggende che
sulla storia si intrecciano e tessono. Su Donna Violante Carròz, per esempio, contessa
di Quirra e grande dama del famoso castello, grava un fitto alone di mistero: quello
relativo all’impiccagione del prete del castello. Una leggenda afferma infatti
che il sacerdote non fu ucciso, ma che si suicidò impiccandosi alla grata di
una finestra del castello in quanto innamorato della contessa, la quale, in
seguito al tragico evento, dopo aver subito il carcere, decise di donare il suo
tesoro alla cattedrale di Ales intitolata a San Pietro.
Amici, storia e leggenda,
viaggiano sempre di pari passo!
A domani.
Mario
Ales, la Cattedrale
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