Oristano
29 Agosto 2018
Cari amici,
Il Monte Ortobene per i
nuoresi è sempre stato semplicemente il
monte. È un’altura granitica, che si eleva a 955 metri sul livello del
mare, la cui cima più alta è detta Cùccuru Nighèddu. Ancora oggi nel Terzo
Millennio l’Ortobene per i nuoresi è sempre ‘il monte’ per antonomasia, seppure le attività agro
pastorali che vi si svolgevano una volta siano enormemente diminuite; ora è comunque
costantemente visitato, meta di scampagnate e passeggiate, in particolare in comitiva, con i
bambini che giocano piacevolmente all’aperto. Per visitarlo si inizia inerpicandosi sull’erta stradina che
parte dalla Chiesetta della Solitudine, e, arrivati a un bivio, si sceglie il percorso da seguire, in quanto il sentiero si
divide in due formando un anello che conduce a tutte le principali località
situate sul monte.
Una di queste località
di particolare interesse turistico, è quella dove si trova la cosiddetta “Sa conca” o “il fungo”, situato sul ciglio della strada che porta
al parco di Sedda Ortai. Questo antico roccione, che all’interno presenta un’ampia
cavità, nel corso dei secoli e dei millenni fu un sicuro rifugio per l’uomo, che lo utilizzò come una vera e propria abitazione; oggi, chiunque vi passi davanti può ancora osservare, con
molta curiosità, che ‘Sa Conca’ è ancora abitata: il suo ampio spazio interno è
utilizzato come ovile. Un rifugio alquanto particolare, sicuramente
unico in Sardegna. A gestire oggi l’antica struttura abitativa agro-pastorale sono Francesco,
Gonario e Mario Salvietti; una famiglia di caprari da generazioni, che pascolano una cinquantina
di capre nei terreni circostanti.
Al forestiero che
percorre la zona, magari per una scampagnata, la visione di una realtà così
arcaica, che oggi potremmo definire fuori
dal contesto del mondo attuale, stupisce e crea non poca curiosità, non disgiunta da un fascino
che sa di antico, capace non solo di stupire ma di far riflettere, su quanto il
passato possa essere ancora presente, strettamente legato all'oggi e, forse, anche
al futuro. A seconda dell’ora in cui passa di fronte alla grotta-ovile, il
forestiero potrà vedere all'opera Francesco Salvietti, più
noto come Checco, che ha 46 anni ed è sposato con Stefania Carta che di anni ne
ha 42, mentre è indaffarato nelle attività quotidiane; la moglie Stefania è una vera donna barbaricina, matriarca come quelle di una volta,
che con lui porta avanti con gioia e amore per la natura l’antica attività di
allevamento. Anche i due figli di Checco e Stefania, ormai grandi (hanno 24 e
20 anni), hanno conservato nel loro DNA la stessa passione dei genitori.
Sa Conca, l’enorme fungo
di granito posto sull’Ortobene ai piedi del monte "Pala de Casteddu" è stato, come detto prima, per secoli prezioso ovile,
utilizzato da intere generazioni da quei pastori nuoresi che pascolavano “il
comunale”. Sa Conca risulta funzionale anche oggi. Gli ampi spazi interni, utilizzati prima in modo alquanto
spartano, oggi grazie a Stefania, donna di animo gentile e amante dell’ordine,
sono stati trasformati in una vera e propria casa; i divani hanno preso il
posto delle antiche stuoie e dei giacigli, tavoli e mobili, per quanto rustici, hanno
sostituito i precedenti trespoli ricavati dai contorti rami di ginepro.
All'esterno dell’ovile,
come da antica tradizione, si possono osservare, ben sistemati, gli attrezzi dell’attività. Lastre di
pietra appoggiate ai piedi della parete di chiusura della grotta creano comodi
spazi per sedersi, mentre appesi a robusti ganci infilati nel muro d'ingresso o, appoggiati
su appositi spazi rialzati, sono sistemati gli attrezzi tradizionali dell’attività pastorale:
campanacci, recipienti per la raccolta del latte, forbici per tosare, brocche
per l’acqua da bere. Insomma, Sa Conca è oggi una vera fattoria, la trasformazione
in chiave moderna dell’antico ‘riparo’ dei pastori di migliaia di anni fa.
Checco e Stefania,
unitamente ai due figli si dividono felicemente tra la città (Nuoro) e la seconda dimora, Sa Conca, vivendo con gioia questo mondo arcaico; appena lasciata la città si danno subito da fare, badando ad una
cinquantina di capre, un po' di pecore, un cavallo, una mucca, una pattuglia di
galline. A completare la loro via “totalmente Bio”, coltivano un essenziale orto,
dove raccolgono le verdure di stagione. È la passione a tenerli legati a quest’angolo
di paradiso!
Si, perché il lavoro principale Checco e Stefania lo svolgono a Nuoro (Stefania
lavora come impiegata in un’azienda), ma, appena liberi, unitamente ai figli, non vedono l'ora di raggiungere la loro campagna. Ogni giorno, sia d’estate che d’inverno,
si recano all'ovile di Sa Conca, un posto che essi vivono con un piacere unico, quasi
che avessero la necessità di ossigenarsi in continuazione. Il lavoro a Sa Conca
non manca: c’è da fare il formaggio e la ricotta col latte di capra e di pecora.
L’idea di Stefania è addirittura quella di migliorare ancora un luogo così
bello e ricco di storia, di tradizione; la sua idea è quella di far diventare
Sa Conca una fattoria didattica.
Per poter portare
avanti quest’idea che la tormenta sempre di più e che vorrebbe realizzare al
più presto, Stefania Carta ha pensato di pubblicizzare al massimo quel luogo
meraviglioso. Ha pensato di mettersi in contatto con Gianluca Medas, il noto uomo di
spettacolo ben conosciuto in Sardegna, col quale ha organizzato a Sa Conca, per questo fine
estate, il format “a Cena con Elias
Portolu”, tratto dal romanzo di Grazia Deledda, realizzato assieme a
Gianluca Medas ed in collaborazione con le cantine Gostolai di Oliena, sponsor
della iniziativa, e di diversi amici nuoresi, che condividono con Lei la
sua intrigante iniziativa.
Ed ecco che il prossimo
1 di Settembre, alle ore 18,00, dopo
aver messo in atto un'efficace pubblicità col tam-tam familiare, il pubblico partecipante
verrà accolto nell’ampio piazzale antistante l’ingresso de SA CONCA. Durante la
rappresentazione ci sarà la possibilità di interagire col pubblico, che
potrà partecipare immaginando di dialogare con i personaggi del romanzo, mentre gusta i dolci tipici della tradizione nuorese e altre prelibatezze, accompagnate dagli stupendi
vini della cantina Gostolai. Al termine verrà servita una cena in perfetto
stile nuorese, consumata in piedi negli spazi antistanti l’ovile. Il mio consiglio a Voi tutti è quello di partecipare, se potete!
Gli organizzatori si
aspettano una bella partecipazione di pubblico, che consenta loro di portare avanti
il felice progetto di Stefania. Amici, considero, quella portata avanti da Stefania, un’iniziativa davvero intelligente; abbinare cultura, cibo e valorizzazione dell’ambiente, è un felice esperimento
che si spera possa essere imitato anche in diversi altri splendidi luoghi della Sardegna,
nell'intento di far scoprire, in chiave turistica, le straordinarie perle che
la Sardegna possiede. Unire il passato al presente è sicuramente l’arma
migliore per preparare i nostri giovani a vivere il futuro dove Loro saranno
i protagonisti.
Un sincero grazie a Checco
e Stefania, per quanto stanno facendo per la nostra Sardegna, con l’augurio che Essi possano
presto realizzare a Sa Conca anche una bella fattoria didattica!
A domani.
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