Oristano
26 Agosto 2018
Cari amici,
Scuola e Lavoro hanno sempre
camminato su sentieri diversi. In realtà avrebbero invece dovuto percorrere la
strada “tenendosi per mano”, in quanto entrambi parte di un progetto comune. Il
problema è certamente noto da tempo, ma mai si era pensato seriamente di
risolverlo, creando quei giusti collegamenti tra il mondo della scuola e quello
del lavoro, capaci di portare agli studenti la conoscenza delle realtà
lavorative e alle aziende di prendere confidenza con i nuovi protagonisti del
mondo del lavoro.
Un primo passo per
concretizzare questo connubio, realizzando un primo approccio, lo ha fatto un
innovativo progetto noto come Alternanza
scuola-lavoro, introdotto con un’apposita norma di Legge. L'Alternanza
scuola-lavoro è stata inserita nell’ordinamento scolastico come metodologia didattica con la legge
28/3/2003 n. 53, più nota come legge Moratti; successivamente la normativa è
stata disciplinata dal Decreto Legislativo 15/4/2005 n. 77, con l’obiettivo di
assicurare ai giovani, tra i 15 e i 18 anni, oltre alle conoscenze di base,
l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato di lavoro.
Ulteriori, successive
modifiche hanno apportato miglioramenti, tra cui l’ultima, relativa all'anno
scolastico 2015/2016, che ha stabilito per tutti gli studenti delle classi
terze del secondo ciclo di istruzione, un congruo numero di ore da svolgere nei
luoghi di lavoro (400 ore negli Istituti tecnici e professionali e 200 nei
Licei). Ma vediamo insieme in cosa consiste questo “distacco” degli studenti dalle
aule scolastiche per effettuare un primo contatto con le diverse realtà
lavorative.
L’alternanza
scuola-lavoro consiste nella realizzazione di adeguati percorsi, progettati e
attuati sotto la responsabilità dell’Istituto scolastico di appartenenza, attraverso
la stipula di apposite convenzioni con imprese, associazioni di volontariato, Camere
di Commercio, Enti pubblici e privati, disponibili ad accogliere gli studenti
per periodi di apprendimento in
situazione lavorativa, senza però che questa partecipazione possa essere
assimilata in alcun modo ad un ‘rapporto individuale di lavoro’ (art.4 D.lgs.
15 aprile 2005, n. 77).
Amici, ho già trattato
in varie occasioni questo serio problema del mancato collegamento in Italia tra
il mondo della scuola e quello del lavoro, e oggi mi è venuto spontaneo
riparlarne con Voi dopo essere venuto a conoscenza di un episodio che mi ha
colpito in modo particolare, riferito ad una brava studentessa di Santa Giusta,
Arianna Ledda, che, dopo aver
partecipato ad un progetto di “alternanza scuola-lavoro” (lo ha effettuato nell’Unità
di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Ospedale San Martino di
Oristano), ha deciso di diventare donatrice di sangue.
Per Arianna quell’esperienza
è risultata davvero importante, decisiva. Dopo essersi resa conto del grande
lavoro svolto nel reparto, soprattutto della sua grande importanza, ha deciso
che era anche suo dovere entrare a far parte di quella struttura diventando
donatrice.
Lei, seppure giovanissima (ha appena compiuto 18 anni), è una
ragazza sensibile e altruista; ora, diplomata al Liceo Scientifico Mariano IV, dopo
quell’esperienza formativa e coinvolgente, ha lucidamente maturato la decisione
di diventare una donatrice di sangue. Un gesto, il suo, davvero apprezzato,
tanto che è diventata la seconda testimonial di quest’anno della campagna di
sensibilizzazione che l’Avis comunale di Oristano porta avanti da qualche anno
per spingere, in particolare i giovani, a donare il sangue.
A chi le domandava
quali erano stati in particolare i motivi che l’avevano spinta a prendere la
decisione di diventare donatrice, Arianna ha risposto: “Ho sempre voluto farlo, ma ne ho
compreso appieno l’importanza dopo la partecipazione al progetto di alternanza
scuola – lavoro svolto presso l’ospedale di Oristano, durante il quale con i
miei compagni abbiamo potuto osservare il funzionamento dei macchinari che si
utilizzano per gestire il sangue e ci siamo confrontati con i problemi dei
malati di talassemia, costretti a frequenti trasfusioni”.
Arianna, ormai
maggiorenne, ha così deciso di donare in autonomia il sangue per la prima volta,
iscrivendosi subito come socia all’Avis comunale di Oristano, impegnandosi in
questo modo a far diventare la donazione di sangue una routine nella sua vita. “Se
non ci saranno impedimenti” – ha spiegato la giovane donatrice -
“ho intenzione di continuare a donare con una frequenza di 2 volte l’anno. Non costa
alcuna fatica e richiede solo un po’ di riposo nelle ore successive alla
donazione”.
Cari amici, apprezzo
molto la lucida determinazione di Arianna e il suo altruismo, sotto certi
aspetti coinvolgente, in quanto cerca anche di stimolare i suoi coetanei e i
giovani in generale a donare il sangue; Arianna, ormai lucidamente convinta
dopo l’esperienza vissuta, non ha dubbi sull’utilità della donazione del sangue:
“Consiglio a tutti di farlo con costanza,
perché assieme alla donazione vengono fatte le analisi del sangue che consentono la verifica della
presenza di malattie potenzialmente pericolose, come malattie veneree o l’HIV
ad esempio. Inoltre è di breve durata e non fa più male di un comune prelievo”.
Con un dolce sorriso Arianna conclude così:
“Il mio appello è ‘donate’, non costa nulla e si può contribuire a salvare
delle vite”.
Ha proprio ragione
questa bella e caparbia ragazza di Santa Giusta!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento