Oristano 20 Agosto 2018
Cari amici,
Oristano è una città che ai
forestieri è spesso apparsa piuttosto sonnacchiosa, rilassata, tanto che per questo motivo per gli oristanesi fu coniato anche un termine esplicativo: "Orerisi", ovvero in libera traduzione 'conta-ore'. Ebbene, per smitizzare questo comportamento soft, complice anche la rivoluzione del Sessantotto, è lentamente iniziato un lento risveglio
culturale, partito dalle generazioni più giovani. Per ricordare quel rivoluzionario periodo quest’estate, grazie all’iniziativa promossa dal
Comune e da Dromos Festival, è stato realizzato un interessante dibattito, con al centro proprio il
“Sessantotto”, a 50 anni dalla sua esplosione.
Personalmente debbo dirvi che “la Rivoluzone Sessantottina” l’ho vissuto sulla mia pelle. Ero in quegli anni iscritto all’Università a Cagliari, Facoltà di Economia e Commercio, immatricolato nell’anno 1964/65. Partecipai con entusiasmo a quella contestazione giovanile, con occupazione della facoltà, cortei e slogan che chiedevano, senza se e senza ma, un cambiamento radicale della scuola, in particolare nell’approccio con i giovani, con la richiesta di un vero dialogo, divenuto ormai irrinunciabile.
Personalmente debbo dirvi che “la Rivoluzone Sessantottina” l’ho vissuto sulla mia pelle. Ero in quegli anni iscritto all’Università a Cagliari, Facoltà di Economia e Commercio, immatricolato nell’anno 1964/65. Partecipai con entusiasmo a quella contestazione giovanile, con occupazione della facoltà, cortei e slogan che chiedevano, senza se e senza ma, un cambiamento radicale della scuola, in particolare nell’approccio con i giovani, con la richiesta di un vero dialogo, divenuto ormai irrinunciabile.
Oggi, a mente fredda,
ricordando quei momenti di grande fervore giovanile, viene anche a me da
chiedermi: cosa è rimasto, mezzo secolo dopo, di quella forte rivoluzione? Riuscì quel sollevamento giovanile a cancellare davvero quella protervia imperante del corpo
docente, che pretendeva dai giovani una assoluta sudditanza regale nei loro confronti?
Riuscì a rendere più paritario il dialogo tra generazioni, a partire dalla
famiglia e a seguire nella scuola e nella società, aprendo i primi spiragli di emancipazione
del mondo giovanile?
La risposta in realtà
non è né semplice né facile. Se è vero che quella ribellione, quella forte
spallata, data in particolare al baronato universitario della cultura, ha avuto
il pregio di aver lanciato un enorme sasso nello stagno del pragmatismo
imperante, è anche vero che dopo la grande onda iniziale di forte contestazione,
quel fiume ha rallentato la sua foga, si è spezzettato in mille rigagnoli, dagli effetti non sempre
positivi. Certo, con quella spallata la Società precedente subì modifiche
irreversibili e certe cose che noi oggi troviamo assolutamente normali, mai lo
sarebbero state senza quella straordinaria rivoluzione.
Anche Oristano quest'estate
ha voluto aprire una riflessione sul ’68, allestendo una mostra-dibattito presso la
Pinacoteca Comunale Carlo Contini. La mostra, dal titolo “68/Revolution, memorie, nostalgie, oblii”, è stata allestita da
Ivo Serafino Fenu e Chiara Schirru. Tema portante il fenomeno '68, analizzando memorie,
nostalgie, oblii; con un interrogativo primario: oggi, a distanza di mezzo
secolo, possiamo dire che fu una vera rivoluzione o piuttosto, una catastrofe
generazionale? Sotto certi aspetti entrambe le cose: per alcuni fu rivoluzione, per altri una catastrofe.
Indubbiamente il Fil Rouge di quella che comunque non può
che definirsi una “formidabile rivoluzione”, non portò verso un’unica meta, in
quanto gli stessi gruppi protagonisti col tempo sono arrivati a posizioni a
volte antitetiche, rispetto agli ideali e alle utopie di allora. Ecco, proprio una
riflessione su tutto questo, dopo 50 anni, la possiamo ‘vivere’ alla Pinacoteca
comunale “Carlo Contini”, anche attraverso l’analisi di diverse opere; un approccio
certamente originale ma efficace, mai scontato. È la rivoluzione vista attraverso
l’arte, elaborata dalle generazioni successive alla nostra, cosa che dovrebbe
animare il dibattito, facendoci capire dove abbiamo visto giusto e dove abbiamo
sbagliato.
Si, amici, in sintonia
con la XX edizione del Dromos Festival, la mostra “68/Revolution, memorie, nostalgie, oblii”, affronta, col
linguaggio graffiante e anche irriverente dell’arte contemporanea, il connubio
con la rivoluzione sessantottesca. Gli artisti di oggi, tutti piuttosto giovani
e tutti particolarmente attivi, sia nel panorama sardo che nazionale e
internazionale e che, per ovvie ragioni anagrafiche, tale periodo non l’hanno
vissuto, c'è da dire che ne sono comunque rimasti contaminati.
Difficile dire “quanto”
di quella rivoluzione sia rimasto dentro di loro; quanto siano consci dello
sforzo fatto dalla generazione precedente che voleva rivoluzionare il mondo, togliendo
il potere ai baroni per condividerlo con le nuove generazioni. Chi visita la mostra si
accorge comunque della contaminazione apportata dai giovani, si rende conto del loro diverso
approccio all’arte, delle loro spericolate ricerche estetiche contemporanee,
che comunque si nutrono di ibridazioni col passato. Indubbiamente ‘vie nuove’ le loro, spesso
non lineari, capaci però di un confronto ad armi pari in questo controverso
momento storico, culturale e sociale, attraverso un forte dialogo tra
generazioni, tra memorie, nostalgie e oblii.
La mostra, curata da
Chiara Schirru e da Ivo Serafino Fenu, coprodotta dal Comune di Oristano,
Assessorato alla Cultura, e da Dromos Festival in collaborazione con AskosArte,
col contributo della Fondazione di Sardegna, è stata inaugurata Sabato 28
Luglio e rimarrà aperta fino a Domenica 7 Ottobre. Presenti opere di importanti
artisti del panorama internazionale, nazionale e sardo:
Alessio Barchitta
(Barcellona Pozzo Di Gotto, ME, Alessandra Baldoni (Perugia), Emanuela Cau
(Cagliari), Pierluigi Colombini (Oristano), Melania De Leyva (Venezia), Roberta
Filippelli (Alghero, SS), Roberto Follesa (Donori, CA), Federica Gonnelli
(Firenze), Rebecca Goyette (New York), Gut Reaction (Giulia Mandelli e Marco
Rivagli, Berlino), Michele Marroccu (Oristano), Tonino Mattu e Simone Cireddu
(Oristano), Narcisa Monni (Sassari), Federica Poletti (Modena), Carlo Alberto
Rastelli (Parma), Valeria Secchi (Sassari), Nicko Straniero (Oristano),
Terrapintada (Bitti, NU).
Cari amici, invito
tutti Voi ad andarla a visitare, ne vale davvero la pena. C’è un’opera del 1968
di Luciano Fabro, L’Italia rovesciata,
che raffigura l’Italia di quel particolare e fragile periodo storico, ricco
di cultura ma pervaso da pulsioni rivoluzionarie che esprimevano l’urgenza
improcrastinabile di un cambiamento. Un vento sovversivo, capace di minare il
sistema istituzionale in ogni sua parte e che trasformò il Paese, tra sogni e
false ideologie, in un campo di battaglia; insomma, un’Italia rovesciata.
L’Italia di oggi, amici
miei, volenti o nolenti è figlia di quel periodo, frutto dolce/amaro rinveniente da quella
contaminazione.
A domani.
Mario
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