Oristano 4 Agosto 2018
Cari amici,
Sull’inquinamento
terrificante che la plastica ha portato nel mondo si sono già riversati fiumi d’inchiostro,
e innumerevoli sono i tentativi fatti per arrivare a produrre un tipo di plastica bio compatibile e non indistruttibile, pericoloso per l’ecosistema come quella attuale. Si,
gli scienziati e i ricercatori si affannano da tempo per cercare alternative
naturali alla plastica oggi in uso, e, fra gli ultimi studi in corso, vengono analizzate nuove possibili sostanze candidate alla
sostituzione, come la cellulosa delle piante e la chitina,
una sostanza che è presente nel guscio dei molluschi, negli insetti e nei
funghi.
Si, amici, proprio dalla
corazza dei granchi e dalle fibre degli alberi è accertato che si può ricavare
un nuovo cellophane, del tutto biologico, perfettamente adatto alla conservazione
dei cibi. Il prodotto ottenuto è una pellicola sottile e molto flessibile,
quindi un ottimo sostituto naturale della plastica attuale che, oltre che fortemente inquinante, è anche praticamente indistruttibile.
Questo nuovo materiale, ampiamente descritto sulla rivista ACS Sustainable Chemistry Engineering, è frutto della ricerca portata avanti dal laboratorio americano Georgia Institute of Technology. I ricercatori, come spiega uno degli autori, James Carson Meredith, paragonano le nuove pellicole ottenute a quelle in PET (polietilene tereftalato), che altro non è che un materiale plastico a base di petrolio usato anche per le bottiglie trasparenti.
Questo nuovo materiale, ampiamente descritto sulla rivista ACS Sustainable Chemistry Engineering, è frutto della ricerca portata avanti dal laboratorio americano Georgia Institute of Technology. I ricercatori, come spiega uno degli autori, James Carson Meredith, paragonano le nuove pellicole ottenute a quelle in PET (polietilene tereftalato), che altro non è che un materiale plastico a base di petrolio usato anche per le bottiglie trasparenti.
La soddisfazione appare grandde. Quello ottenuto appare come
uno dei materiali più attesi dal mercato, considerata la pericolosità delle
attuali plastiche. Per ottenere l’innovativa pellicola i ricercatori hanno
usato entrambe le sostanze (cellulosa e chitina), ottenendo il nuovo materiale attraverso
due passaggi: nel primo è stata creata una soluzione di acqua e minuscole fibre
di cellulosa e chitina; nel secondo la soluzione è stata spruzzata su una
superficie. Una volta completamente essiccato, il materiale è risultato flessibile,
resistente, trasparente e, dopo l'utilizzo, può essere facilmente trasformato in
compost senza creare il minimo inquinamento.
Per quanto riguarda la
conservazione dei cibi la pellicola risulta particolarmente adatta, in quanto
la sua struttura, fatta di microfibre, funziona da barriera contro l'ossigeno.
Per conservare i cibi, infatti bisogna evitare che questi entrino in contatto
con l'ossigeno dell'aria, perché il gas attiva processi di alterazione degli
alimenti. Ora, dalla fase sperimentale bisognerà passare alla fabbricazione in
serie e quindi il prossimo passo sarà rendere il nuovo materiale disponibile
quanto prima sul mercato.
Il problema principale
è quello di riuscire a produrre la chitina a livello industriale, metodo che è
ancora nella fase iniziale, a differenza di quello già ben noto per produrre la
cellulosa. Inoltre, commercialmente parlando, bisognerà rendere il processo
produttivo della nuova pellicola economicamente competitivo, in linea con i
costi delle pellicole tradizionali, sviluppando un competitivo processo
produttivo su larga scala.
Cari amici, chi l’avrebbe
mai detto che il granchio, quella saporita delizia che accompagna diversi
nostri piatti, sarebbe diventato così importante? Pensate anche alla montagna
di gusci che giornalmente, in particolare da parte dei ristoranti, si riversano
nella spazzatura e che invece, ora, potranno essere materia prima per la nuova
plastica! Si è calcolato che sono centinaia di migliaia di tonnellate, i gusci
gettati via dai consumatori europei ogni anno! Ora, invece, potranno essere riciclati.
Granchi, gamberetti e
crostacei risulteranno dunque utilissimi, in quanto contengono buone quantità
di chitina. È questa un polisaccaride, un polimero composto da molecole di zucchero;
queste molecole zuccherine possono reagire chimicamente o bio-tecnologicamente
per produrre molecole diverse. I biochimici di Monaco di Baviera, per esempio,
hanno sviluppato diversi ceppi di lievito per convertire la chitina in olio
grasso attraverso la fermentazione. Un processo che può durare dai 5 ai 7
giorni. L’olio naturale ottenuto dai gusci di granchio, attraverso una reazione
sottoposta ad alta pressione, consente di ottenere le materie prime necessarie
per produrre questo nuovo tipo di plastiche. Il materiale, una volta
completamente essiccato, risulta flessibile, resistente, trasparente e, come
detto prima, dopo l’utilizzo si può trasformare in compost.
Cari amici, l’ho detto
e ripetuto chissà quante volte: in natura c’è proprio tutto, perché la natura ha un suo
orologio perfetto, dove nulla è inutile, anzi ogni cosa, piccola media o grande
che sia, è complementare alle altre. È l’uomo il maggior responsabile delle
disfunzioni, perché ha arbitrariamente manomesso quell’orologio naturale nato
perfetto.
Riusciranno, almeno le
nuove generazioni, a riportare l’uomo sulla retta via, riparando i danni creati?
A domani, amici.
Mario
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