Oristano
6 Agosto 2018
Cari amici,
Il corallo dei mari
sardi, in particolare quello rosso, è certamente uno dei migliori, materiale che viene trasformato in tutta una serie di monili di incomparabile bellezza.
Alghero di questo “Oro Rosso” è certamente la capitale dell’Isola, e i suoi
artigiani, dislocati nell’antico quartiere della città, sono stati per tanto tempo un punto di riferimento dell'arte orafa sarda. Ora però, con l’avvento della globalizzazione, le cose sono cambiate; le botteghe restano vuote e i titolari
sono seriamente preoccupati, perché da tempo ormai circola troppo “corallo tarocco”.
Si, l’invasione in specie del corallo "bambù", spacciato per
corallo di Alghero e acquistato a poco prezzo dagli ignari turisti, mortifica
le serie aziende artigiane tradizionali.
Alghero ogni estate è
sempre piena di turisti e nel centro storico le botteghe artigiane e orafe
che vendono il corallo rosso continuano ad aprire i battenti con la speranza di un'inversione di tendenza. È l’oro rosso il simbolo della città catalana, raccolto
nei fondali del golfo e che abili artigiani da generazioni lavorano e cesellano,
creando oggetti di alto valore ornamentale.
Collane, anelli, orecchini, spille,
oggetti preziosi, che in realtà hanno un costo considerevole, e per questo sono
ricercati in ogni parte del mondo. Eppure, sempre più spesso, queste “vere
botteghe artigiane” restano deserte, in quanto piano piano, fianco a fianco, si
sono installate quelle finte botteghe artigiane che spacciano per prodotto algherese
della paccottiglia, più nota come corallo di bambù.
Sono questi piccoli negozi,
dislocati anch’essi nel centro storico, che, presi d’assalto dai turisti vendono
senza problemi questo finto corallo sardo che non ha niente a che vedere con il
nostro prezioso oro rosso. I turisti però, ingannati dall’aspetto e dal nome
corallo, pensano che si tratti di quello locale. Bracciali e collane vendute
a 7 euro o a 10 euro, prezzi certamente irrisori, rispetto al prezzo del vero
corallo sardo. A trarre in inganno il turista il fatto che non venga specificata
l’origine, e che compra quel corallo credendo che sia l’originale sardo.
La realtà è che il corallo
noto come corallo-bambù è corallo indonesiano, originariamente color tortora e
di poco valore venale, che successivamente viene colorato di rosso. A prima
vista è simile al prezioso corallo sardo e inganna facilmente l’acquirente, proprio perchè non viene indicata la provenienza. Un esempio credo possa facilitare il
confronto. Una collana in corallo sardo rosso di prima scelta con sfere da 8
millimetri ha un valore vicino ai 2mila euro. Lo stesso gioiello, in
corallo-bambù viene acquistato in questi negozietti a 10 euro!
Inutile disperarsi, se
non si riflette sul problema e si cercano soluzioni adeguate. Un anno fa alcuni
gioiellieri artigiani algheresi hanno chiesto e ottenuto dal Comune di Alghero
l’utilizzo di un marchio a difesa della qualità e della bontà del “Corallium Rubrum”
lavorato e commercializzato ad Alghero. Vito Torre della gioielleria Placidi
sostiene che già una quindicina di gioiellieri-artigiani hanno aderito all’iniziativa.
È cominciato così un primo battage pubblicitario con brochure, locandine, filmati
e cartelloni, posti anche negli aeroporti e nelle maggiori stazioni ferroviarie
dalle quali si parte verso l’Isola.
La soluzione adottata non
è certo l’unica possibile, ma certamente sarà in grado di fare la sua parte.
Indubbiamente quando abbiamo accettato senza battere ciglio la Globalizzazione,
forse avremo dovuto anche pensare che aprire le porte ad un mercato immenso, in
gran parte privo delle nostre regole, ci avrebbe messo in tante situazioni
come quella prima evidenziata. Spesso capita che, cercando di migliorare, si
può cadere dalla padella nella brace. In questo momento credo che anche gli USA
stiano facendo i conti con la liberalizzazione dei mercati, ripristinando quegli obsoleti dazi di importazione che
sembravano scomparsi.
Amici, se qualcuno si
era illuso che globalizzare significava creare maggiore distribuzione della
ricchezza, maggiore uniformità nelle classi sociali, maggiore uguaglianza,
credo che si sia già ricreduto. Basta dare uno sguardo alla nuova distribuzione
della ricchezza nel mondo: i “pochi ricchi” sempre più ricchi e un stuolo di
poveri sempre in aumento.
Soluzioni possibili?
Difficile fare pronostici, quando la ruota è andata così avanti da non poter
facilmente tornare indietro!
A domani.
Mario
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