Oristano
19 Agosto 2018
Cari amici,
L’Italia dopo l’apparente
“guarigione” dalla crisi infinita che l’aveva colpita, giustificata da alcuni
trimestri di crescita sostenuta, a Giugno 2018, chiusura del 1° semestre, ha
registrato nuovamente un calo nell'occupazione, soprattutto tra gli uomini e le persone
con più di 35 anni. Anche la precarietà risulta in forte aumento: a fronte
della diminuzione dei dipendenti permanenti e degli autonomi, continuano
a crescere i dipendenti a termine. A completare l’opera ci sono i prezzi che
aumentano e l’inflazione che ha ripreso a salire.
La triste realtà è che il
nostro Paese, che sembrava avesse imboccato la strada giusta, è ancora in
difficoltà: resta sotto di 5 punti
percentuali, rispetto ai livelli pre crisi. L’ISTAT, l’Istituto nazionale
di statistica, ha evidenziato che nel secondo trimestre del 2018 l'economia
italiana ha evidenziato un incremento inferiore a quello dei 6 trimestri
precedenti. Quali, dunque, i problemi che continuano ad assillare l’Italia, che
anziché migliorare, anche se lentamente, riprende a fare marcia indietro?
Sono in tanti a cercare
di capire, a cercare di trovare le cause di questa frenata. C’è chi, senza
perdere tempo, non ci pensa due volte e accusa l’Europa e l’euro, ma questo
discorso appare semplicistico. Se ci confrontiamo con la Spagna, il Paese iberico
per il quale valgono le stesse regole europee che assillano l’Italia, possiamo
constatare che l'economia spagnola, al contrario della nostra, sta andando a gonfie vele. La Spagna non
solo ha recuperato i valori del PIL del 2008 (anno di inizio della Grande
recessione) ma risulta addirittura sopra di 5 punti percentuali. L’Italia
invece è sotto del 5% rispetto ai valori dell’economia pre crisi. Questo significa che le
cause sono da ricercare altrove.
Gli esperti di analisi
economica sostengono che il motivo principale che ostacola la crescita nel
nostro Paese ha un solo nome: Incertezza!
Insomma, non c’entrano niente l’euro o le regole europee. L’Italia, secondo
i massimi analisti, è pervasa da una grande incertezza, che appare addirittura in
aumento (e non di poco) da quando si è installato al potere il così detto Governo
del Cambiamento. Incertezza che preoccupa sia gli investitori di casa nostra che quelli
internazionali, in quanto chi deve investire i suoi denari nel nostro Paese
(ricordiamoci che la crescita economica e i posti di lavoro non è la Pubblica
Amministrazione a crearli, ma l’imprenditoria privata) ha bisogno di regole
certe e di sicurezza.
In presenza di un Paese
dove non c’è chiarezza, dove le regole sono fumose, dove tutto può cambiare da
un momento all’altro, mettendo a rischio l’eventuale investimento, chi sarebbe
così pazzo da rischiare il proprio denaro con buone possibilità di perderlo? Quando
un imprenditore non è certo delle regole entro le quali potrà assumere
dipendenti (a tempo o meno), non sa su quali infrastrutture potrà contare, non
sa se potrà rifornirsi di acciaio prodotto in Italia e quanto lo pagherà, se il
costo dell’energia resterà più alto che in quasi tutta l’Europa, pensate che, ciò
nonostante, voglia mettere a repentaglio il suo danaro? Ecco perché le grandi
imprese preferiscono pensare ad insediamenti più tranquilli in altri Paesi.
Guido Rosa, Presidente
dell’AIBE, l’associazione che rappresenta le banche estere in Italia, ha di
recente così commentato: “Una delle tre ragioni per cui l’Italia
purtroppo non è un Paese attraente per gli investimenti industriali esteri,
oltre a Giustizia e Burocrazia, è l’Instabilità politica, intesa come mancanza
di continuità delle azioni economiche e strategiche, quando si torna indietro
su progetti e accordi già sottoscritti. Esattamente quello che sta succedendo
in questo momento”.
Cari amici, la politica
troppo spesso non segue la giusta strada, quella migliore per il nostro Paese; la costante
lotta fra gli schieramenti politici non è tesa alla ricerca del bene del Paese, ma all’egoistico bene dello schieramento, che cerca in tutti
i modi di aumentare il consenso elettorale. Il Governo attuale, quello definito
del “Cambiamento”, per appagare il corpo elettorale che lo ha insediato ha
deciso di mettere in discussione tutto quello era stato messo in cantiere dai
governanti dello schieramento precedente, a prescindere dall'eventuale bontà e utilità.
Nonostante gli allarmi
lanciati dal mondo imprenditoriale, dalle strutture economiche e sindacali, il Governo
va avanti a testa bassa, incurante delle possibili ripercussioni che potrebbero
mettere il Paese in seria difficoltà. La cosa ritenuta importante dai nuovi
governanti (per appagare il proprio elettorato) è evidenziare un netto cambio di direzione rispetto al passato,
anche a costo di creare quella grande incertezza di cui parlavamo prima. E
allora pazienza, se la paura blocca gli investimenti, se le aziende licenziano
e pensano di aprire in altri lidi.
Amici, io sono
preoccupato come molti di voi, e penso anche che quella che al momento per i
nuovi governanti appare come una grande vittoria, presto potrebbe
trasformarsi in una grande sconfitta. Governare in un certo modo solo per
appagare l’elettorato è un’operazione pericolosa, che seppure può inizialmente pagare
in termini di consenso elettorale, poi, come un boomerang, potrebbe colpire chi
l’ha lanciato in maniera terribile. Basta poco per rendersene conto: basta radiografare, passo passo, quanto è successo nella precedente legislatura.
La storia, cari amici,
anche quella politica, è fatta di corsi e…ricorsi, è ineluttabile!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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