Oristano
21 Agosto 2018
Cari amici,
Viviamo nella così
detta Società della Comunicazione e tutto ciò che accade viene portato a
conoscenza in tempo reale praticamente in tutto il mondo. Ciononostante ci
sono argomenti e colloqui che, seppure di vitale importanza, vengono "ristretti", solo
accennati e non commentati, quasi che siano pregni di chissà quali segreti. È
la sorte toccata anche al colloquio, avvenuto a Luglio, tra Mario Draghi e il
suo “nemico”, Paolo Savona, prima contestato come proposto Ministro
dell’economia e “rientrato” poi nella compagine di Governo come di Ministro per gli
affari europei.
L’incontro tra i due, come detto,
è avvenuto a Luglio a Francoforte, ed è stato praticamente tenuto “segreto”. Paolo
Savona, Ministro in carica per gli Affari Europei (curiosamente diventato particolarmente silente,
da quando fa parte del Governo giallo-verde), ha incontrato il Presidente della
Bce Mario Draghi per chiarire, a quel che si mormora, determinate posizioni che l’Italia
si appresterebbe a prendere subito dopo l’estate. Ma la cortina fumogena messa in
atto fa presupporre che i temi veri, reali, possano essere stati ben altri.
Un incontro di questo
livello avrebbe avuto ben altra eco, se non fosse stato avvolto da una così
ferrea riservatezza che la ha fatto passare quasi sotto silenzio. È stata
l’agenzia REUTERS/Kai Pfaffenbach a riportare per prima quanto detto in modo stringato da un portavoce
della BCE. Il giornale La Stampa, riprendendo la notizia, così scriveva:
“il Governo italiano ha aperto un
utile canale di comunicazione con Draghi, che ha intrecciato proficui colloqui con Paolo Savona, l’economista più
solido della squadra di Governo e con Giancarlo Giorgetti, il leghista
«bocconiano» che si cimenta con il governo «reale» dell’economia domestica”.
L’articolo, intitolato “Palazzo Chigi teme l’attacco dei mercati,
Filo diretto con BCE per evitare danni”, racconta come il Governo si
starebbe preparando a un eventuale attacco speculativo contro l’Italia nel
periodo tra fine Agosto e inizio di Settembre, quando verranno rese note le
decisioni di Fitch e Moody’s sul merito creditizio del Paese.
In realtà sappiamo bene
che le posizioni del Ministro per gli Affari Europei dell'Italia e del
Presidente della BCE Draghi non sono in perfetta sintonia. Inutile negarlo. Uno
dei motivi del dissidio tra i due il famoso “Piano B” di Paolo Savona, da Lui dichiarato "necessario" per avere pronto un eventuale piano di uscita dall’euro in caso di
estrema necessità e di maggiore flessibilità, proprio per salvare l'Europa;
piano invece assolutamente contestato da Draghi, che sostiene con forza l’irreversibilità
dell’Euro.
Dalle scarne notizie
che sono filtrate sul colloquio, questo si sarebbe svolto in un clima disteso.
Savona, che da quando è tornato al Governo come Ministro non è mai stato
loquace, rilasciando una sola intervista ai media, con Draghi avrebbe
pacatamente chiarito che il Governo Conte di cui fa parte non ha nessuna
intenzione di uscire dall’Euro e nemmeno di superare i vincoli di bilancio
previsti dai trattati europei. Questo l'oggetto dichiarato dell'incontro, anche se lo scopo principale della missione di Savona a
Francoforte sarebbe stato un altro.
Savona, saggio e
sperimentato economista sardo, sarebbe andato a Francoforte soprattutto per
mettere sul tappeto un piano innovativo da 50 miliardi di Euro, oltre che per
ottenere maggiori margini di flessibilità per l’Italia dall'UE. Savona,
pur assicurando che la manovra italiana di Settembre non avrebbe sfondato il
tetto imposto del 3% di deficit, avrebbe chiarito che l’Italia avrebbe però
cercato di spingersi il più in alto possibile. Risulta infatti necessario avviare
le prime tranche del Reddito di
cittadinanza, applicare la Flat tax
e mettere mano alla riforma delle
pensioni modificando la legge Fornero.
Conoscendo l’esperienza
maturata dall’economista, si presume che Egli abbia anche chiarito con Draghi l’urgenza
di queste misure, necessarie non solo per ricreare in Italia una ripresa che
stenta a ripartire, ma anche per salvare l’Europa; Savona avrebbe evidenziato che senza ricreare un clima di
fiducia negli Stati aderenti, senza riaprire i cordoni della borsa per
venire incontro alle esigenze ormai pressanti dei cittadini, la UE rischia di
essere sommersa dal voto populista, che la potrebbe affossare senza speranza.
Questo potrebbe addirittura già avvenire alle elezioni della prossima primavera,
e per la l’Unione sarebbe una vera disfatta.
Quanto al piano da 50
miliardi che il Ministro Savona per conto del Governo avrebbe presentato a Draghi, esso si dovrebbe basare su seguenti presupposti. Poiché l’export
italiano è superiore di 2,7 punti percentuali rispetto all’import, questa
differenza è calcolata proprio in 50 miliardi. Soldi, secondo Savona, che potrebbero
essere spesi scomputandoli dal deficit, utilizzandoli come volano per favorire
la crescita italiana attraverso l’effetto moltiplicatore.
La “pensata” di Savona,
però, non è accettata da tutti; diversi economisti la contrastano, sostenendo
la pericolosità della spesa in deficit rispetto alla stabilità finanziaria,
soprattutto in un Paese come il nostro appesantito dall’enorme peso del debito
pubblico. Tuttavia questa appare l’unica strada percorribile per far decollare
la nostra economia, creare sviluppo e occupazione e favorire gli imprenditori e
i lavoratori.
Cari amici, credo proprio
che il Premier Conte abbia inviato Savona a Francoforte soprattutto per
sostenere, da sperimentato economista, questa straordinaria possibilità, che
potrebbe davvero consentire all’Italia di riprendere la strada della ripresa.
Conoscendo i “falchi” che governano l’Europa però, non sarà facile portare a
casa un risultato favorevole, ma almeno potremmo dire di averci provato! L’Europa,
se non si dà una seria regolata, appare proprio vicina al capolinea.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento