Simulazione dell'Arca dei semi sulla luna. |
Oristano 21 ottobre 2021
Cari amici,
I continui cambiamenti
climatici, il costante aumento delle emissioni, l’aumento della temperatura del
pianeta, lo scioglimento dei ghiacci, sono tutti segni premonitori di una terra
malata che, senza cure, potrebbe collassare, creando condizioni impossibili per
la sopravvivenza di molte specie. E se, davvero, dovesse collassare, le ripercussioni
potrebbero avere un effetto a cascata così negativo da mettere a rischio la stessa
vita sul pianeta. Allora è necessario correre ai ripari.
Nella scorsa primavera
fece scalpore negli Stati Uniti un ambizioso progetto, studiato per cercare di salvare
la gran parte delle specie finora sviluppate sulla Terra, nell’eventualità di possibili
catastrofi. Protagonisti di questo progetto dei ricercatori dell’Università
dell’Arizona, guidati dal professore Jekan Thanga, che hanno studiato un curioso
piano che prevede la costruzione sulla luna di una specie di “Arca di Noè”,
dove stivare 50 campioni di ciascuna dei 6,7 milioni di specie presenti sulla
terra. I semi sarebbero crioconservati alla temperatura di meno 196 gradi, in
impianti realizzati all’interno di grandi tunnel esistenti sulla superficie
lunare, creati milioni di anni fa dallo scorrere della lava.
Gli studi finora
effettuati tramite le sonde ne hanno individuati circa duecento e il loro
interno offre un ambiente protetto dalle radiazioni cosmiche che altrimenti
danneggerebbero qualsiasi organismo biologico. Indubbiamente trasferire il
prezioso carico non è certo facile (si prevedono circa 250 lanci spaziali per
il trasporto degli impianti che sarebbero tutti robotizzati), ma con un certo
impegno l’operazione appare possibile. Il
professor Jekan Thanga, intervistato si è così espresso: «l’idea è scaturita dal nostro lavoro
quotidiano, dedicato allo studio di sistemi per difenderci da potenziali
minacce spaziali, in particolare l’impatto di meteoriti e le tempeste solari.
Nella ricerca abbiamo scandagliato vari aspetti del nostro pianeta monitorando
ad esempio il calo della biodiversità, i diversi e allarmanti casi che
segnalano il calo della popolazione delle api ancora senza spiegazione. Oppure
i periodici disastri naturali come gli tsunami in Giappone nel 2011 o nell’Asia
meridionale nel 2004».
Il professore, durante la
lunga intervista ha precisato che nel corso dell’indagine sono state identificate
sette minacce principali che potrebbero causare grandi cataclismi sulla Terra e
per gli esseri umani, arrivando ad un improvviso e totale collasso della nostra
civiltà e dell’ecosistema naturale. Inoltre, ha continuato il professore, sono stati
identificati diversi altri pericoli, come la perdita di bio-diversità, capace
di mettere fuori uso la nostra catena di approvvigionamento alimentare che
metterebbe a rischio la sopravvivenza. Date queste vulnerabilità per la vita
sulla Terra, si è capita la necessità di una “riserva” della nostra risorsa più
preziosa, cioè proprio la bio-diversità. Per garantirle una certa sicurezza,
questa “riserva” dovrebbe essere collocata altrove, al di fuori del nostro
pianeta, in modo da poter essere ben salvaguardata da un catastrofico evento
terrestre.
Svalbard Seed Vault |
L’arca concepita dal team
del professor Jekan Thanga, sarebbe situata a 4-5 giorni di distanza dalla
Terra, ovvero sulla Luna, appunto. Un progetto, amici, certamente complesso da
realizzare, dice il professore, che afferma: «La prima fase non sarebbe
quella di salvare tutti i 6,7 milioni di specie, ma piuttosto concentrarci
sullo stivaggio di 1 milione di semi di piante e specie di colture simili a
quelle contenute ora nella banca realizzata tra i ghiacci del Nord, la Svalbard
Seed Vault». Amici, ho già parlato su questo blog di questa banca dei semi:
chi desidera può andare a leggere o rileggere quanto scrissi nel settembre del 2016, cliccando
sul link: http://amicomario.blogspot.com/2016/09/e-parcheggiata-in-norvegia-larca-di-noe.html; l'operazione in corso richiederebbe solo una quindicina di lanci di razzi e sarebbe
costruita in 5-8 anni.
Cari amici, questo
progetto è certamente molto importante e utile, pensato soprattutto per le
nuove generazioni. Naturalmente ci sarebbero tante altre cose da salvare, in
caso di terribili catastrofi (come gli strumenti della conoscenza, la storia,
le varie culture dell’umanità), ma salvare la biodiversità risulta avere la
precedenza su tutte le altre. Per ora sarà necessario completare il progetto in
corso, segno che la civiltà umana è veramente avanzata da riuscire a pensare al
futuro; significa, in particolare, che l’umanità, abbandonato l’egoismo, pensa
seriamente al futuro delle nuove generazioni.
A domani.
Mario
1 commento:
Poi basterà un evento Carrington o un CME o ancora peggio che il nostro sole abbia un evento micro-nova e quelle strutture costruite sulla Luna saranno fritte!
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