Oristano
28 Ottobre 2018
Cari amici,
In Sardegna il
matriarcato è stato sempre di casa. Per secoli, in particolare ai tempi della
civiltà contadina, le donne (specie quelle barbaricine) erano le vere
responsabili dell’Azienda-Famiglia, in quanto con i mariti pastori, lontani da
casa per lunghi periodi, esse si dovevano occupare non solo della crescita dei figli ma
anche della gestione economica: dal bilancio familiare all’amministrazione del
risparmio, dall’acquisto dei terreni alla contrazione di mutui e prestiti.
Mentre il marito provvedeva al mantenimento del capitale-lavoro (lavorazione
della terra e gestione del bestiame), l’organizzazione dell’azienda familiare
era in capo alla donna, che, come detto, nell’Isola più che vestale del focolare era
considerata una vera “Matriarca”.
Ebbene, la donna sarda
in realtà non ha mai abdicato a questo ruolo di governo, e oggi, seppure i
tempi moderni abbiano modificato non poco la vita, lei è perfettamente in grado di gestire casa e azienda, imprese di ogni ordine e
grado, in tutti i settori produttivi.
Sono 40mila le ‘imprese rosa’ oggi presenti in Sardegna, di cui 5mila artigiane, con 250mila dipendenti. Maria Amelia Lai, Presidente della Confartigianato di Sassari, ha affermato di recente, relativamente ad una ulteriore crescita di queste aziende 'in rosa': “Con le (giuste) condizioni, pronte ad assumere tante donne”.
Sono 40mila le ‘imprese rosa’ oggi presenti in Sardegna, di cui 5mila artigiane, con 250mila dipendenti. Maria Amelia Lai, Presidente della Confartigianato di Sassari, ha affermato di recente, relativamente ad una ulteriore crescita di queste aziende 'in rosa': “Con le (giuste) condizioni, pronte ad assumere tante donne”.
Si, perché le donne
sotto molti aspetti sono caparbie quanto e più degli uomini, in grado non solo
di prendere le redini delle aziende esistenti, quelle storiche, ma anche di aprirne
di nuove, creando nuovi posti di lavoro e contribuendo in questo modo a
sostenere l’economia regionale. Sempre Matriarca dunque, la vera donna sarda,
non solo madre e moglie (e spesso anche nonna), ma capace di guidare con mano
ferma aziende di ogni settore e dimensione.
Le odierne 40 mila
capitane d’impresa operanti in Sardegna, spesso con enormi sacrifici,
resistono caparbie alla crisi, si adattano alle nuove esigenze e vanno a caccia di
mercati e opportunità per crescere, senza sudditanza o timore reverenziale rispetto ai colleghi uomini. Di queste 'donne manager' oltre 5.000 sono titolari di
aziende artigiane che, con il loro impegno, si occupano di agroalimentare e
servizi alla persona, supporto alle imprese e cura del verde ma anche di edilizia,
costruzioni, attività manifatturiere e servizi di comunicazione.
Nonostante la crisi,
nonostante per le “imprese rosa artigiane” questi ultimi anni siano stati “10
anni “in trincea”, esse hanno combattuto la recessione senza demordere, e, anche di fronte ad un
pesantissimo crollo dei consumi, esse non hanno mai mollato. Tutto ciò è dimostrato dall’analisi regionale realizzata dall’Osservatorio
per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte Istat e UnionCamere-Infocamere,
comparando i dati del 2017-2018. Nella nostra Isola, oggi le imprese artigiane
femminili registrate presso le Camere di Commercio rappresentano il 20,7% del
panorama artigiano dell’isola, un piccolo-grande esercito di attività
produttive a conduzione femminile all’interno di un sistema imprenditoriale
rosa di ben 39.564 realtà che offre lavoro a ben 253.141 addetti.
“L’impresa è impresa a prescindere dal fatto
che a guidarla sia un uomo o una donna – commenta Maria
Amelia Lai, imprenditrice e Presidente di Confartigianato Imprese Sassari - ma
i numeri della Sardegna testimoniano l’intraprendenza delle “capitane
d’impresa” che hanno deciso di svolgere un mestiere artigiano”.
“L’imprenditoria al femminile è forte, dinamica, innovativa – continua
la Presidente Lai - ma per una donna portare avanti un’attività non è facile; le imprenditrici
sono divise tra responsabilità in azienda e impegni familiari. Occorre
per questo, da parte delle Istituzioni, sostenere quanto possibile iniziative a
favore della conciliazione vita-famiglia-lavoro e del welfare”.
“Non abbiamo ancora avuto
la possibilità di analizzare la Finanziaria regionale per vedere se all’interno
siano stati previsti dei fondi per le imprese rosa, cosa che ci aspettiamo – ha
proseguito la Lai – in ogni caso ricordiamo come sia fondamentale sostenere la
vocazione imprenditoriale delle donne diffondendo una nuova cultura d’impresa,
fornendo maggiori tutele, nuovi modelli organizzativi imprenditoriali e un
adeguato work life balance”.
La Presidente di
Confartigianato Sassari nell’intervista ha voluto concludere con un auspicio: “Se ci fossero le condizioni, il sostegno
economico e tasse più basse, ogni imprenditrice sarebbe nelle condizioni di
assumere un’altra donna. In questa maniera avremmo quasi superato il problema della
disoccupazione femminile. I politici devono pensare anche a questo”.
Cari amici, credo che
noi sardi (in modo particolare nel nostro interno barbaricino) non abbiamo mai
ritenuto le donne inferiori, rispetto a noi uomini. Credo anche che questa
convinzione di uguaglianza sia sempre più estesa e validata, anzi forse anche più di prima nel mondo
globalizzato di oggi, e questo non fa che rafforzare la loro orgogliosa forza vitale.
A
domani.
Mario
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