venerdì, ottobre 05, 2018

LA MENTE, IL NOSTRO SUPER COMPUTER NON È GENETICAMENTE PROGRAMMATO PER ESSERE ATTIVI, MA PER ESSERE PIGRI!


Oristano 5 Ottobre 2018
Cari amici,
Chi l’avrebbe mai detto che la specie umana, quella geneticamente più avanzata rispetto al mondo animale, in possesso di un cervello straordinario capace di mille variabili, non è stata predisposta e programmata per svolgere una costante e competitiva attività, ma, invece, per restare poco attiva, per fare le cose con calma, ovvero per restare in relax, godendo di una certa pigrizia! Si, per quanto all’apparenza questo scoperta risulti difficile da accettare, il risultato appare certo, in quanto frutto di una ricerca portata avanti dall'Università di Ginevra unitamente a quella della British Columbia.
Uno degli autori principali della ricerca, il professor Matthieu Boisgontier, nell’articolo pubblicato nella rivista Neuropsychologia, ha evidenziato che nello studio portato avanti i risultati ottenuti hanno messo in luce una serie di comportamenti in contraddizione tra loro, che nel tempo la specie umana si continua a portare avanti: i cosiddetti "paradossi dell'esercizio". In sintesi, per decenni la società umana si è evoluta non "stimolando le persone a darsi da fare”, ad essere più fisicamente più attive, ma a rilassarsi, a fare cioè tutto il contrario, ovvero a essere dei "posapiano". "La conservazione dell'energia è stata essenziale per la sopravvivenza dell'uomo – ha spiegato il professor Matthieu - il fallimento delle politiche pubbliche per contrastare la pandemia dell'inattività fisica può essere dovuto a processi cerebrali che sono stati sviluppati e rafforzati attraverso l'evoluzione".
Insomma, la risultante è una sola: che nasciamo geneticamente pigri! Per effettuare lo studio, i ricercatori hanno reclutato 29 giovani adulti; dopo averli messi a sedere davanti a un computer, hanno dato loro il controllo di un avatar sullo schermo, spiegando come dovevano comportarsi. Ed ecco apparire sul computer delle piccole immagini, lanciate una alla volta, che raffiguravano attività fisica o inattività. Compito dei partecipanti era quella di spostare l'avatar il più rapidamente possibile nel campo dove c’erano le immagini che evidenziavano attività fisica, allontanandosi dalle immagini che mostravano quelle del relax, ovvero dell'inattività, seguendo la rapida proiezione delle immagini.
I giovani oggetto del reclutamento erano tecnologicamente bardati per la rilevazione: in testa avevano montata un’apparecchiatura dotata di elettrodi che registrava ciò che stava accadendo nel loro cervello. L’analisi delle reazioni registrate ha evidenziato che i partecipanti reagivano più velocemente nello staccarsi dalle immagini attive, mentre risultavano più lenti nell’allontanarsi da quelle pigre; insomma, l’elettroencefalogramma mostrava che fare quest'ultima “mossa” richiedeva al loro cervello uno sforzo maggiore.
L’analisi di questo comportamento (che gli scienziati definiscono una novità “entusiasmante”) ha fatto maturare la certezza di un super lavoro per il nostro cervello nell’allontanarsi dall’inattività. Il professor Matthieu in un’intervista ha detto di avere la chiara convinzione che "lo studio ha dimostrato in modo chiaro che la maggiore lentezza registrata nel cervello per allontanarsi dalle immagini rappresentanti l’inattività fisica, era da attribuire ad uno sforzo maggiore, ad un maggior dispendio di energie, insomma alla necessità di un maggiore coinvolgimento delle risorse del cervello".
Gli studi effettuati dall’equipe del professor Matthieu Boisgontier, trovano conforto anche in altri sudi similari. I ricercatori canadesi della Simon Fraser University, come si può rilevare da quanto pubblicato su Current Biology, hanno anch’essi cercato di studiare il meccanismo biologico alla base della pigrizia. Essi hanno utilizzato dei volontari, ai quali hanno chiesto di camminare con indosso un esoscheletro robotico, un’armatura che rende difficoltoso il normale movimento, aumentando in particolare la resistenza a livello del ginocchio.
I volontari dopo pochi minuti hanno cercato di modificare la loro camminata, in modo da raggiungere un minor sforzo energetico ottimale, anche se questo significava risparmiare pochissimo, perfino meno del 5 per cento, come hanno spiegato i ricercatori. Ciò stava a significare che il consumo energetico non è solo una conseguenza dei nostri movimenti, ma un fattore che addirittura li condiziona.
Da qui alle conclusioni che lo studio ha evidenziato, il passo è stato breve, come ha dichiarato la coordinatrice dello studio Jessica Selinger.  “Monitorare e ottimizzare il consumo di energia in modo rapido e accurato è una caratteristica chiave del nostro sistema nervoso”, ha affermato, concludendo con una battuta piena di sana ironia: “bisogna essere intelligenti per essere pigri”.
Cari amici, sembra incredibile ma è proprio vero: pigri si nasce! Anzi, come dice la Selinger, ancora di più: essere pigri equivale ad essere più intelligenti. Ad esempio, chi dedica molto tempo alla palestra, alla cura maniacale del corpo, deve sapere che il suo sistema nervoso non gradisce affatto questa abitudine. Il cervello umano è infatti programmato per usare il minimo di energia possibile e, pur di risparmiare, è in grado di modificare e ottimizzare i movimenti del corpo istante dopo istante. Anche mentre siamo impegnati in un’attività fisica ‘base’ come il camminare.
Che dire amici, siamo sicuri che…non sia il caso di andare più lenti? Potremmo avere meno stress e magari diventare anche più intelligenti!
A domani.
Mario



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